Con la nuova “discesa in campo” di Berlusconi, cosa diventerà il Pdl nel Sannio? Fino a qualche giorno fa era un partito “in sonno” schierato con Angelino Alfanno per le primarie ma, appena il Cavaliere ha fatto intravedere la possibilità del ritorno, la coordinatrice provinciale ha subito manifestato la fedeltà al Capo. A dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che non basta l’anagrafe per fare scelte innovative e coraggiose. Il Pdl sannita è costituito fin dalla sua prima rappresentanza da giovani che con il loro senso conformista di appartenenza e fedeltà senza discussione e critica fanno prevalere lo spirito del gregge per la scelta del vecchio. Il populismo berlusconiano, che ormai – per chi conosce almeno un po’ di cronaca politica della Seconda repubblica – è solo l’espressione del fallimento di una classe politica che non ha saputo cogliere una grande occasione storica per elevare un’avventura popolare in una cultura politica liberale, passerà sopra le teste e i cuori di parte del ceto medio della piccola provincia beneventana e così trasformerà gente tranquilla e operosa in anime arrabbiate. La logica del bipolarismo bellicoso, che è solo un’infima parodia e controfigura della democrazia dell’alternanza, prenderà il sopravvento riducendo la discussione in propaganda, la verità in falsità e alla fine dell’ennesimo giro di giostra si conteranno i danni in termini politici e morali con la maggior marginalizzazione di una piccola ma pur dignitosa comunità meridionale qual è il Sannio.
Non so chi saranno i candidati della lista del partito di Berlusconi (perché con il Porcellum le liste bloccate le fa il capo e basta). Mi auguro, però, che i rappresentanti di quella che è stata la più nobile illusione della storia della Seconda repubblica – la nascita di un centrodestra dal saldo profilo istituzionale – ne siano fuori: non basta una presenza elettorale per esprimere una posizione politica. L’ultimo anno di storia italiana ha un’origine precisa: il fallimento complessivo dei venti anni di Seconda repubblica che si sono materializzati con la drammatica estate del 2011 e la fine di un governo Berlusconi che si è dimesso per non essere commissariato dal Fondo monetario internazionale. Ora Berlusconi prova a riavvolgere il film di quest’ultimo anno indicando nel governo Monti la causa dei mali mentre il governo del professor Mario Monti altro non è che un esecutivo che ha salvato il Paese dal baratro in cui i governi del bipolarismo bellico lo avevano condotto. Lo stesso Pdl ha sostenuto il governo Monti e ne ha votato i provvedimenti ma, ora, non riuscendo a rinnovare se stesso, rinnega il governo Monti e assume le fattezze di un movimento protestatario alla Grillo. Una scelta ingenerosa e ingrata prima ancora che pericolosa: il governo Monti, infatti, è riuscito a salvare il salvabile puntando sue due punti: l’autorevolezza del premier e i sacrifici degli italiani. Innescando nuovamente la logica dell’appartenenza, Berlusconi sta passando sopra con noncuranza ai sacrifici degli italiani.
Il Pdl del Sannio è composto, per ciò che riguarda l’elettorato, in larga parte da un ceto medio di origine impiegatizia che non vede, al momento, a rischio i suoi interessi. Ma bisogna stare attenti. Il fallimento storico della Seconda repubblica in generale e del centrodestra in particolare riguarda l’assenza di una cultura politica liberale capace di dare, attraverso una sua rigorosa riforma, continuità allo Stato nazionale. Il berlusconismo – all’interno del quale c’è anche l’antiberlusconismo – ha già dimostrato con ripetuti fatti di non sapere e non voler affrontare il “problema nazionale”. Per il ceto medio, di origine tanto statale quanto sociale, non c’è peggior pericolo dei vuoti slogan privi di verità. Soprattutto in un una piccola comunità come quella sannita. Un Paese lo si condanna al declino anche con la manipolazione della verità storica.
….mettiamo in conto anche la possibilità
che MONTI possa anzi si propone di scendere in campo..
come la mettiamo? :)..