Una volta si diceva che i liberali erano talmente pochi che tenevano il congresso di partito in una cabina telefonica. Poi arrivò Silvio Berlusconi e si passò dal bilocale al partito liberale di massa. S’iniziò con gente come Urbani, Melograni, Colletti, perfino Vertone e si è finiti con i colonnelli, i pretoriani e le amazzoni. Oggi i liberali hanno nostalgia della cabina telefonica ma con l’avvento della telefonia mobile la cabina si è estinta. Così i quattro gatti e le quattro gatte vagano in cerca di una casa che non troveranno perché nel frattempo il partito liberale di massa – centrodestra – è scoppiato come una volgare bolla di sapone qual era. Per colpa di Berlusconi? Soprattutto perché il liberale di destra è solo un frutto dell’immaginazione. Se a sinistra c’è il tradizionalista di sinistra, a destra c’è il liberale immaginario.
Il liberalismo è cosa molto seria, ma il liberale immaginario di destra è per sua natura semiserio. Nel senso letterale della parola: è serio ma a metà. Gli manca qualcosa. Ad esempio: crede nello Stato, ma non fino in fondo, solo fino a quando gli fa comodo. Rispetta le leggi, ma non sempre, solo quando gli conviene. Nello Stato vede, giustamente, l’ordine ma tralascia la vera sostanza, la libertà, e così oscilla tra l’autorità e la convenienza. Ciò che ne viene fuori non è il liberalismo ma, nel migliore dei casi, la sua parodia. Perché accade? Per inadeguatezza, ignoranza? Perché la storia italiana è andata così: lo Stato (le istituzioni) non è nato dalle nostre libertà civili ma, al contrario, le nostre libertà civili sono nate dallo Stato. Il liberale è immaginario perché crede di essere liberale ripetendo a memoria quattro formulette nelle quali non crede egli stesso perché sono esangui, mentre il liberalismo nasce prima di tutto dalla sensibilità concreta e da un sentimento desueto assai che si chiama amor di patria. Insomma, il liberale immaginario non riesce a pensare e incarnare proprio la libertà e quando gliene parli ti prende per un fesso – e infatti non gliene parlo. Un tale diceva che chi cerca nella libertà altra cosa che la libertà stessa è fatto per servire. Il liberale immaginario è di fatti un cameriere che serve il suo padrone fino a quando gli serve.
Il liberale immaginario ha fatto proprio dell’immaginazione la sua risorsa. Ha sostituito la realtà con la finzione, l’elettore con i sondaggi, la scelta con la cooptazione e ha distrutto con mano ferma quel po’ di centrodestra che il caso e la necessità avevano messo al mondo. Il centrodestra è diverso dal centrosinistra perché mentre quest’ultimo è un prodotto naturale della pianta repubblicana, il primo non esiste in natura anche se la sua realtà sociale è più vasta di quella del centrosinistra. Il centrodestra va dunque continuamente curato e allevato ma per farlo ci vogliono serietà e competenza e alla bisogna possono essere utili addirittura – pensate un po’ – il senso dello Stato, la politica di bilancio, l’interesse nazionale, l’impresa, il merito e quel mondo della libertà altra rispetto allo Stato, economica e morale, senza la quale il mondo non si muove ma muore come un ramo secco. Ma quel cameriere del liberale immaginario, tutto intento a servire e a servirsi, di queste cose non vuole sapere nulla e non ne sa nulla. Una volta il grande patrimonio di questa tradizione era la conoscenza del funzionamento dello Stato, ma oggi la conoscenza è finta, pura immaginazione parolaia con cui si manipola una realtà, fino a quando la realtà diventa insostenibile e bisogna chiamare i “tecnici” che da sempre rappresentano la sconfitta della libertà politica.
Caro Giancristiano ero una givane liberale seria e le persone come Berlu erano da noi considerati gli industriali del varesotto che quando potevano non pagavano le tasse e facevano i viaggi all’estero per momenti di …evasione. Berlu ha incarnato tutto cio’ e non ha avuto la necessità dei viaggi di evasione……gli italiani glielo hanno consentito e mi auguro che l’incubo sia finito