di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Silvio Berlusconi può distruggere in un attimo quanto Mario Monti ha costruito in un anno: la credibilità italiana. Da tempo non si avevano notizie dello spread. Ieri, per effetto delle irresponsabili parole di Berlusconi contro Monti, contro la Merkel, contro Sarkozy e in ultima analisi contro l’Europa, il differenziale è tornato a salire. È solo un esempio di quanto potrebbe accadere se prendesse piede il populismo vendicativo ed antieuropeo dell’ex premier – non solo berlusconiano, in verità – che non ha esitato, per motivi di rabbia e rivalsa personale, a prendere in ostaggio un intero Paese. È come se sulla testa dell’Italia pendesse la spada di Damocle-Berlusconi a sua volta in preda a furori e irrazionalismi che gli fanno perdere il bene dell’intelletto. Se è vero, infatti, che soltanto grazie al pronto intervento di alcuni suoi consiglieri come Letta e Ferrara, Confalonieri e Doris si è evitato il peggio di una crisi di governo quale forma di ritorsione per la sentenza di condanna che ha ricevuto qualche giorno fa, allora, significa che l’uomo è accecato e ha perso anche la sua proverbiale capacità intuitiva. Eppure, la questione non si può risolvere sul piano personale.
Quel che resta del Pdl dovrà pur porre a se stesso la domanda: sono o non sono un “partito popolare europeo”? L’europeismo non si può praticare a giorni alterni. Cosa, invece, che proprio Berlusconi ha dimostrato di fare senza problemi non solo etici ma perfino estetici. Prima diffonde un video con cui dà il suo addio alla politica e spiega che è giunto a questa decisione soprattutto per “salvare il Paese” e riconosce al governo Monti i suoi meriti e il suo profilo riformatore e liberale; successivamente ridiscende ancora una volta in campo e ne ha per tutti, sia per il governo Monti, che accusa di strangolare fiscalmente il Paese e condannarlo alla recessione, sia per governi europei come la Germania e la Francia dell’ex presidente Sarkozy, ai quali addebita nientemeno che l’assassinio della sua credibilità internazionale. Ecco, detto in due parole: il Pdl se vuole rappresentare qualcosa in Italia e in Europa non può accettare comportamenti così irresponsabili e molto poco seri. Se lo fa, il Pdl è condannato ad essere per sempre, primarie o non primarie, il partito di Berlusconi. Ma l’Italia del partito di Berlusconi non sa che farsene perché il problema non è salvare Berlusconi, ma l’Italia.
È tempo di andare. Lo dovrebbe capire anche Berlusconi. Un’epoca si è chiusa e un’altra, che lo si voglia o no, che piaccia o no, si è aperta. Berlusconi appartiene all’epoca che si è chiusa. Un giorno, come accade spesso in Italia, lo si potrà anche rimpiangere e se ne potranno tessere le lodi, esaltare le virtù e ridere dei vizi. Ma ora è prematuro. Ora è tempo di badare ad altro. Si ha per davvero bisogno di un governo riformatore e di riforme precise, frutto di conoscenza, competenze, serietà. Perché tutto il Paese, da Nord a Sud, è davanti ai nodi della sua storia che proprio la Seconda repubblica, della quale il berlusconismo è stato magna pars, non ha saputo, non ha voluto affrontare e ora sono ancora qui, peggiorati nella loro cronica realtà. Qualche giorno fa proprio Mario Monti ha detto che si può essere ascoltati senza gridare e si può forse anche essere apprezzati senza sedurre. È finito il tempo delle promesse, dei programmi, delle demonizzazioni e si è aperto il tempo del lavoro, del rigore, delle verifiche. Berlusconi ne prenda atto e chi gli è intorno lo aiuti a prendere coscienza di ciò che effettivamente è meglio tanto per lui quanto per gli italiani.
(tratto da Liberalquotidiano.it)