(Sanniopress) – In Campania sta per nascere una nuova area politica e amministrativa che sarà, dopo quella di Salerno e del Cilento, la seconda per estensione territoriale e numero di Comuni: la Provincia del Sannio e dell’Irpinia. La nuova Provincia, però, non sta venendo al mondo grazie, bensì nonostante la Regione Campania. Infatti, a governare il processo di “riordino” delle province – che scenderanno da 86 a 50 comprese le dieci Città metropolitane – è il governo Monti mentre a Palazzo Santa Lucia, alla cui amministrazione il governo aveva chiesto di riordinare il territorio regionale attuando il decreto, si è in pratica perso tempo nella convinzione di conservare quattro province (Salerno, Caserta, Avellino e Benevento) più la Città metropolitana napoletana. Insomma, invece di governare la riforma si è scelto di subirla con il risultato che la nuova Provincia che comunque nascerà non è vista come un’occasione di riassetto e rilancio regionale ed è percepita come un castigo o un declassamento.
E’ un peccato. Eppure, nel luglio 2011 – dunque, ancor prima del decreto “Salva Italia” del governo Berlusconi – fu proprio il presidente Caldoro ad avanzare l’idea di creare la Provincia del Sannio e dell’Irpinia, non solo per ragioni di (sacrosanto) risparmio ma anche per riconsiderare la divisione dei territori campani e metterne meglio a frutto vocazioni e potenzialità. Purtroppo, oggi non si sa quale sia la posizione di Caldoro che, di fatto, da una parte ha lasciato via libera alle rivendicazioni e ai vittimismi della politica localistica di Benevento e di Avellino e dall’altra si è rimesso al volere del governo e del ministro Patroni Griffi. Così non ci sarà da stupirsi quando, la prossima settimana, il decreto approderà in Consiglio dei ministri e si avvierà l’iter che accorperà le province del Sannio e dell’Irpinia e a giugno del prossimo anno insedierà un commissario che guiderà la transizione verso il nuovo regime amministrativo. Il governo farà la sua parte mentre la Campania, che ha rinunciato a governare se stessa, starà a guardare.
La nascita della nuova provincia è una novità istituzionale di rilievo. Si spera che dopo la prima fase contrassegnata dalle proteste – politiche e non popolari – si abbandoni un comportamento inconcludente, che mette in rilievo solo la inadeguatezza del ceto politico ad affrontare la crisi, e si passi a cogliere le opportunità della novità e l’importanza del passaggio storico. Guardando alla nuova Provincia da Benevento si vedrà che la piccola enclave finalmente finisce ma – punto di rilievo – Benevento conserva il ruolo di capoluogo. Guardando invece la cosa da Avellino si vedrà che la cittadina, priva com’è di un ateneo, guadagnerà un’università. Guardando inoltre da Avellino e da Benevento verso Napoli si vedrà che unendo le forze ci sono ottimi motivi da far valere sul tradizionale “napolicentrismo” che da sempre caratterizza la Regione. Al momento, però, tutti guardano solo il proprio ombelico.
(tratto dal Corriere del Mezzogiorno)