(Sanniopress) -. La Cassazione non ha cassato un bel niente. Ha confermato tutto: 14 mesi di galera per Alessandro Sallusti, ex direttore responsabile di Libero e, quindi, per l’articolo processato e condannato, è lui che deve scontare l’assurda pena detentiva. Così sarà. Perché Sandro Sallusti è uomo di carattere e, saputa la notizia della conferma della sentenza di secondo grado, ha fatto sapere di non volere pena alternative. Dunque, niente giardinetti e servizi sociali. La galera. Per un articolo. I giudici senza giustizia così hanno deciso e Sandro Sallusti con la sua fermezza vuole che la somma ingiustizia, sprezzante del ridicolo e dell’ipocrisia, risalti agli occhi degli italiani e del mondo.
Io Sandro lo conosco bene. E’ stato per quattro anni mio direttore ai tempi di Libero. Lui era a Milano e io a Roma, prima nella redazione di Piazza Sant’Andrea della Valle e poi su a Barberini, al quinto piano, sulla testa della testata torinese de La Stampa. Mi affidò una rubrica che gli proposi: Sparlamento. Vi pubblicavo tutte le cazzate, le fesserie, le stupidaggini e le curiosità del mondo dei parlamentari. Si divertì molto quando riportai un colloquio tra Lucio Colletti e alcuni deputati, tra i quali l’ex calciatore della Juventus, Mauro: “Oggi la rubrica era fenomenale”, mi disse. Lo disse per incoraggiarmi, ma mi fece ugualmente piacere.
Sandro Sallusti è un giornalista di razza. Entra in redazione al mattino e ne esce di sera, se ne esce. Era sempre attento a qualunque cosa gli dicessi perché sapeva che la notizia giusta può uscire da dove meno te lo aspetti. Quando dissi in riunione che a Napoli in un salotto chic fior di professionisti avevano brindato al tumore di Berlusconi non ci voleva credere: “Come, scusa, puoi ripetere per piacere”. Ma era proprio così e quel giorno mi mise il pezzo in prima con il nome in bella evidenza proprio sotto il titolo di apertura. Per un giornalista non c’è di meglio, dal momento che – come diceva anche uno come Enzo Biagi, sempre così misurato – il giornale è una vetrina e il giornalista che non firma è come se non esistesse.
Un’altra volta era sera ormai tarda. Era stata fatta anche l’ultima riunione, quella delle 19, e tutto andava via liscio. Quando mi giunse la notizia del giorno: Berlusconi al matrimonio di Gianfranco Rotondi aveva dato spettacolo, si era seduto al pianoforte e aveva cantato come ai tempi del pianobar sulla navi da crociera. Gli dissi: “Guarda che mi stanno arrivando anche le fotografie”. Cambiò tutto il giornale dicendo: “Ragazzi, eccola qui la notizia”. Così il giorno dopo uscì il pezzo in prima con la fotografia di Berlusconi in versione cantante. E cominciava anche la storia di Berlusconi & Apicella.
Sandro Sallusti ha carattere ma è ironico. Sa fare il suo mestiere ma sa prendersi giro. Spero che queste sue qualità siano una risorsa a cui attingere per superare il dramma in cui è protagonista suo malgrado. La legge che è applicata nei suoi confronti senza alcun senso del giusto e dell’ingiusto, delle cose umane e delle cose disumane, delle cose sensate e delle cose sensate, è una legge che conosco bene perché la sua violazione è stata imputata anche a me. E’ una legge che risale nientemeno che al 1927: allora, infatti, il regime fascista per controllare meglio la stampa impose la figura del “responsabile della gerenza” che ha il dovere di controllare tutto e di rispondere di tutto anche se è praticamente impossibile controllare tutto ciò che forma un giornale, per il semplice motivo che un giornale non è opera di una sola testa ma di più teste. Se conosco bene Sandro so che farà con la sua reclusione una battaglia di giustizia e libertà. Una battaglia civile che non riguarda solo lui, ma tutto il giornalismo italiano. Nessuno escluso. A meno che non ci sia qualcuno disposto a sostenere, contro la coscienza e la pratica della libertà, che è giusto andare in galera per un’opinione.
Mi spiace quando vedo persone che vengono condannate ingiustamente, ma dico!!! solo adesso voi giornalisti vi svegliate, solo adesso che vi tocca personalmente, Pannella sta conducendo una battaglia non violenta per una riforma della giustizia ( questa senza amnistia non si può fare ) , per dare anche una dignità a chi è in galera, che deve, o che aspetta per scontare una pena, ( gli animali allevati sono molto più tutelati dalle leggi ), e voi giornalisti cosa fate??? TACETE, la notizia non interessa a nessuno, anzi e scomoda per i parlamentari, riformare per loro è un lavoro, questi sono al parlamento per spendere a modo loro i soldi nostri, e per garantirsi vitalizi, pensioni, e stipendi, metterli a lavorare ma scherziamo, e voi giornalisti TACETE, vendere le testate per far guadagnare soldi al giornale dovete solo dire agli Italiani la data di quando inizia GRANDE FRATELLO, o raccontare agli Italiani se qualche koglione di calciatore, mette o meno le corna alla propria moglie, questo e il mestiere di gran parte di Giornalisti in Italia, però quando tocca voi l’ingiustizia vi brucia, BILLY, pensa a quei poveri cristi che si trovano in galera, ( dove non dovrebbero starci ) in attesa di giudizio, al momento di un processo equo ( semmai sarà equo questo processo ) questi quasi il 45% dei casi saranno assolti, dai tribunali, questi stessi, che, tanti che fanno il tuo mestiere. li hanno condannati, li hanno distrutti, dando notizie gonfiate e imprecise, perchè vi ostinate a difendere la libertà e la democrazia della stampa, mentre calpestate e ve ne FOTTETE della democrazia che tutti noi dovremmo godere ( COME DA COSTITUZIONE DEL RESTO), ve ne fottete altamente di tutte le verità, gran parte di voi siete lottizzati da Politici e Partiti, imparate a fare bene il vostro lavoro, e siate onesti quando usate la vostra penna,altrimenti se si arriva a questo degrado sociale e civile dell’uso della libertà e della democrazia, mettetevi davanti allo specchio e dite MEA CULPA.
attraverso il motore di ricerca del sito potrà trovare ciò che scrivemmo due estati fa a proposito del caso Guarino e dell’attuale legge sulla stampa. Prim’ancora, cioè, del caso Sallusti. Quanto al resto sorvolo: ognuno ha le sue opinioni (b.n.)