(Sanniopress) – Caro Billy, hai ragione. Purtroppo, e lo dico con molta tristezza, hai mille volte ragione: sottoscrivo il tuo intervento parola per parola. Fa male, ma come darti torto quando fai rilevare le differenze tra i casi Lino Jannuzzi – Alessandro Sallusti – Gianluigi Guarino?
E’ giusto sottolineare quanto scrivi a proposito del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che, a suo tempo, tacque sul caso Guarino probabilmente perché il collega non era famoso e non andava tutti i giorni sulle tv nazionali come Sallusti (per quanto ne so io, ad esempio, il 24/9 il direttore de “Il Giornale” era a LA7 alle 14 e alle 23 su RaiUno).
Aggiungo che forse ci saranno altri casi Guarino di cui manco sappiamo. Al di là del “peso politico” della tv (che genera mostri …), dico però che c’è un problema forte proprio nella impostazione della vigente legge sulla stampa e soprattutto sull’atteggiamento dei magistrati nel giudicare le vertenze: talora essi sembrano proprio non voler distinguere tra buona e malafede e comunque propendere nel ritenere un giornalista un soggetto “socialmente pericoloso”.
Permettimi di rievocare quanto mi è occorso anni or sono allorché fui citato in giudizio per aver riportato una dichiarazione, raccolta nel corso di una intervista. Alla fine per me e per il direttore del giornale con il quale collaboravo, la vertenza si ricompose soprattutto perchè il magistrato fece ogni sforzo per capire a fondo la faccenda onorando dunque il suo compito: ma forse non sempre succede.