(Sanniopress) – “Il presidente naturalmente segue il caso e si riserva di acquisire tutti gli elementi utili di valutazione». A rivelare l’interessamento del capo dello Stato per la vicenda di Alessandro Sallusti, che rischia il carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa (https://www.sanniopress.it/?p=26955), è stato nelle scorse ore il portavoce Pasquale Cascella. Numerosissime, inoltre, sono state le prese di posizioni di giornalisti, commentatori e politici, che hanno gridato allo scandalo per una legge ritenuta degna di un regime illiberale.
Eppure, dal dopoguerra ad oggi nel nostro Paese sono già tre i giornalisti finiti dietro le sbarre per lo stesso reato: il creatore della saga di don Camillo e Peppone Giovanni Guareschi, Stefano Surace che, ormai settantenne, fu arrestato al suo ritorno in Italia perchè doveva scontare due condanne per diffamazione a mezzo stampa, e il sannita Gianluigi Guarino, che due anni fa trascorse 42 giorni di carcere per il cumulo di diverse condanne, sempre per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Lino Jannuzzi, invece, evitò il carcere grazie ad un provvedimento di grazia dell’allora presidente della Repubblica Carlo, Azeglio Ciampi.
Quando fu arrestato l’ex direttore del Corriere di Caserta a livello nazionale la notizia venne ripresa solo dal quotidiano Libero (https://www.sanniopress.it/wp-content/uploads/2010/08/rad826C8.tmp_.pdf), che scrisse: “Per lui neppure un post-it giallo, un corteo, un editoriale indignato, un girotondo. Niente di niente… Sembra che la storia del giornalista Gianluigi Guarino non interessi nessuno. Eppure, tra il dire e il fare, lui in carcere c’è finito davvero, nel senso che è materialmente recluso in una cella della casa circondariale di Benevento da quasi un mese”.
Persino la stampa locale, che in altri casi si è mobilitata in massa per difendere il diritto di cronaca (e di accesso alla stadio…) di alcuni colleghi, preferì dedicare poche righe al caso.
Il sindaco di San Lorenzello, Giovanni Di Santo, scrisse una lettera al presidente della Repubblica (https://www.sanniopress.it/?p=7170) per chiedere un suo autorevole intervento. Lettera a cui, però, non seguì alcun riscontro da parte di Re Giorgio.
Insomma, due pesi e due misure. Alla faccia della scritta “la legge è uguale per tutti” che campeggia nelle aule dei tribunali del nostro Paese e della solidarietà tra colleghi, che pure dovrebbe sempre manifestarsi di fronte a palesi ingiustizie.