(Sanniopress) – Se ne devo salvare uno, salvo Aniello Cimitile. Fa la sua battaglia pur sapendo di aver già perso e affonda con la sua nave senza abbandonarla. Onore al merito. Il resto, però, è da buttare a mare. La storia della fine della Provincia di Benevento e la reazione che ha avuto la classe politica locale, provinciale e regionale, esprime il peggio della politica sannita. Siamo senza rappresentanza proprio quando avremmo bisogno di una puntuale rappresentazione politica nelle istituzioni. Il consiglio regionale straordinario – folklore e sprechi a parte – avrebbe dovuto discutere con scrupolo tanto della fine della Provincia di Benevento quanto della nuova ridefinizione territoriale dell’intera regione campana. Invece, abbiamo assistito a uno sterile e ipocrita spettacolo di rivendicazioni che – unico in Italia – ha proposto di cambiare le carte in tavola per non cambiare niente. Una buona classe dirigente con il buon gusto del governo avrebbe sfruttato l’occasione per dare il buon esempio e porsi alla testa del rinnovamento italiano. Una buona classe politica locale avrebbe evidenziato che la fine della Provincia – ente da sempre inutile, Risorgimento a parte – non sta a significare la fine del governo ma, all’inverso, apre proprio la centralissima questione del governo locale dei Comuni ed esige che la Regione svolga solo e soltanto funzioni legislative e di indirizzo. Davanti a questo dramma e a questa palese assenza di rappresentanza politica e istituzionale che con i suoi apprendisti stregoni genera solo confusioni e ridicoli movimenti comunali autonomisti e paramolisani – vedi Colle Sannita e Baselice – chi ha voluto il Consiglio regionale a Benevento e chi lo ha spalleggiato dovrebbero avere la decenza di dimettersi.
Ma le dimissioni sono un atto di dignità che la politica italiana, a tutti i livelli, non conosce. Mestiere: ecco cos’è la politica, purtroppo. Mestiere, solo mestiere e mestieranti. Diciamo le cose come stanno. Qual è l’obiettivo di chi ha fatto della politica un mestiere? I soldi. Raggiungere una poltrona e non mollarla mai cercando di ricavarne il maggior profitto possibile. Non è detto che si debba rubare e truffare. Non è questo il punto, che pur esiste. La cosa principale è ricavare il massimo profitto personale, familiare e partitico dalla posizione pubblica. Con questo mestiere in cui non si vive per la politica ma si vive di politica è cresciuto nel tempo una sottorappresentanza locale, dai Comuni alla Regione passando per la Provincia e i vari enti e sottoenti e aziende e sottoaziende pubbliche e partecipate che oggi l’unico problema che rappresenta è se stessa: nel senso che è essa stessa un problema politico-istituzionale e, contemporaneamente, l’unico problema di cui si occupa è se stessa.
La fine della Provincia di Benevento è il fallimento storico della classe politica locale della cosiddetta Seconda repubblica perché si è dimostrato, con la cronaca dei fatti, che sa curare solo i propri interessi mentre è del tutto incapace e incurante di rappresentare e governare il territorio. Davanti ai mestieranti non c’è soluzione che non sia quella del signor Baglioni che salutò e si tolse dai coglioni.