(Sanniopress) – Tornano a Benevento, e tornano contro la vivisezione. Insomma, non si schiodano, gli antispecisti o animalisti, e chiamateli come vi aggrada, di Veg in Campania, che della petizione antivivisezione sono i diffusori su tutto il territorio regionale. La zanzarata anti-pellicce di febbraio (https://www.sanniopress.it/?p=21437) deve averli fomentati perbene, da qui la recidività. Non che si siano esattamente gingillati in questi mesi, e onestamente neppure prima, avendo protestato e proposto, reclamato e divulgato ad ogni occorrenza. E l’occorrenza, si noti, c’è sempre se trattasi di “bestie”.
Inquadriamola bene, la questione, per capirci qualcosa. Veg in Campania è una sigla e, lo si dovrebbe intuire agevolmente, sta per vegetariani e vegani in Campania. E’ un movimento, cioè gli manca una vera e propria struttura organizzativa. Non c’è presidente, manca il segretario, delegati per area manco l’ombra. E’ fluido, come sollecita la voga un po’ democraticista del momento. Riunisce una cinquantina, o poco meno, di attivisti campani, tutti giovanotti spigliati e ben formati con la fissa dell’antispecismo, sinonimo di animalismo. Che significa, spiegato un po’ rozzamente, essere contro le discriminazioni centrate su quel criterio biologico che è la specie. Non differenze di trattamento tra specie, ché non si chiede che vacca e vitellino abbiano diritto all’ istruzione come l’infante, ma discriminazioni degli interessi, e evidentemente la costoletta sulla tavola è sommamente specista. Viene da sé, Veg in Campania è “liberazionista”, almeno come fine ultimo o obbiettivo massimo, si propone di emancipare gli animali non umani dalla vessazione umana, le cui declinazioni radicali sono allevamenti intensivi o vivisezione. Coerentemente, promuove una dieta vegetariana/vegana, il consumo di prodotti cruelty-free, il boicottaggio di parchi acquatici, circhi con animali, zoo, e potremmo proseguire fino a notte fonda. Per questo, organizza convegni divulgativi, presidi di protesta, petizioni pro e contro.
Tra il oggi e domani (15 e il 16 settembre), Veg in Campania sarà in tutte le principali città della regione, e a Benevento militanti del posto saranno presenti stasera a Piazza Castello. Dopo la zanzarata antipellicce di febbraio, il presidio contro il circo di giugno, la protesta contro il Palio dei cavalli di Melizzano e volantinaggi e petizioni vari, stavolta la succursale beneventana è impegnata in una raccolta firme contro la vivisezione, che non è uno shampoo, anche se c’entra con gli sciampi, ma una pratica parascientifica. E non è una barzelletta provinciale, perché l’iniziativa è europea, è promossa dalle principali associazioni animaliste del continente e si inserisce nel quadro di quel potere di iniziativa legislativa che il Trattato di Lisbona ha riconosciuto ai cittadini comunitari in ordine alle materie di competenza europea. E quello della sperimentazione scientifica su animali è tema anzitutto comunitario.
La formazione a Benevento di un gruppo antispecista depone nel senso dell’approdo ad un animalismo finalmente “maturo”, compiuto. Veg in Campania palesa il superamento di quello stadio infantile, sentimentale e un po’ patacca che, estendendo la sfera della considerazione morale, e quindi delle tutele, agli interessi di poche e selezionate specie, naturaliter cani e gatti, ricade nell’orbita dello specismo. Cioè un atteggiamento mentale e pratico appartenente alla grande famiglia delle discriminazioni “biologiche”, di cui razzismo e sessimo sono manifeste declinazioni.
Siffatto attivismo può contribuire, e significativamente, a riportare l’attenzione su ciò su cui ha da essere portata l’attenzione: l’abuso perpetrato dagli umani sui non umani. Sopraffazione, per qualità e quantità, senza pari nella storia dell’umanità. La vivisezione, sperimentazione scientifica su animali vivi, ne è solo una manifestazione, certamente tra le più nette. Qui risulta un’ ulteriore aggravante. Spacciata come necessità per l’ “avanzamento della medicina”, e invero applicata prioritariamente per testare prodotti cosmetici, per l’igiene personale, detersivi et similia, si rivela una grande frode scientifica. Come una letteratura scientifica sempre più consolidata riconosce, la vivisezione poggia su un errore metodologico: la pretesa di estendere agli umani i risultati conseguiti su non umani. Le radicali differenze di specie invalidano e non possono non invalidare gli esiti dei test animali. La conseguenza è chiara: essere contro la vivisezione non vuole dire essere nemici del progresso scientifico ma veri sostenitori dello stesso. Promuovere metodi alternativi significa tutelare i non umani e, attraverso i non umani, tutelare gli umani stessi.
Ragionare su questo, iniziare a parlarne, è ciò che Veg in Campania può aiutare a fare, magari rivedendo prassi e convinzione consolidate. Siamo ad un gradito approdo.