(Sanniopress) – Il travaglio di Repubblica e di Ezio Mauro è comprensibile ma non giustificabile. Hanno seminato vento sul Colle e ora si meravigliano di raccogliere tempesta. Così il direttore di Scalfari ha scritto un lungo articolo per superare il travaglio incolpando Travaglio e quella “nuova destra” che l’onda anomala del berlusconismo ha spinto nella metà campo della sinistra mischiando le carte e facendo credere che l’assalto all’avversario attraverso le procure sia di sinistra e invece è di destra. È vero che il Quirinale va tenuto fuori – ed è fuori – dalla storia della trattativa tra Stato e mafia, ma non è vero che l’ideologia del giacobinismo e del giustizialismo vada dalla destra radicale alla sinistra estrema e non abbia nulla a che fare con quelli che oggi si chiamano fuori definendo se stessi riformisti. Non è vero perché in Italia non lo è storicamente e al berlusconismo ha corrisposto un antiberlusconismo e i due massimalismi si sono alimentati scambievolmente. Anzi, qui è vero proprio il contrario: la Repubblica si è sempre mossa come un partito e ha avuto l’ambizione di dettare la linea alla sinistra e se anche oggi Ezio Mauro prova a distinguere tra giustizia e giustizialismo la differenza non regge alla prova dei fatti. Se senso dello Stato e delle istituzioni ci vuole nel giudicare l’azione del Quirinale, senso dello Stato e delle istituzioni ci voleva nel giudicare la presidenza del Consiglio incarnata da Silvio Berlusconi che, invece, per Repubblica è stata sempre il Caimano.
Il complotto non sta a sinistra. Vorremmo fosse vero. Ma è falso. È nel dna della sinistra spiegare i propri insuccessi con le forze oscure, con i depistaggi, con le manovre. La stessa giustificazione di Mauro che fa la differenza tra ciò che è sinistra e ciò che sta a sinistra ma in sostanza è destra o nuova destra è figlia dell’idea di complotto. Di questa sensibilità si sono nutriti e si nutrono i lettori di Repubblica che oggi non capiscono perché il legalismo non debba essere applicato al presidente Napolitano che è visto come la massima espressione della Casta. Gustavo Zagrebelsky interpreta l’anima più autentica del partito de la Repubblica, quella a cui si sono abbeverati i lettori, gli intellettuali di sinistra, gli ex e i post comunisti che hanno appreso da Zagrebelsky l’idea che la politica e la storia vadano comprese con i codici in mano affinché tutto sia – come si dice con un orrendo termine – normato. Questa cultura è figlia diretta dell’antiberlusconismo della sinistra che non riuscendo a vincere il suo avversario sul campo della politica ha cercato in ogni modo di buttarlo giù con l’uso strumentale della legge. Se oggi abbiamo una massima confusione tra legge e politica e abbiamo smarrito il senso o lo spirito delle leggi e il valore dell’azione politica lo dobbiamo in gran parte proprio a questa ideologia legalistica che aspira a mettere le brache al mondo e, di conseguenza – come vuole con errata coerenza Zagrebelsky – al Quirinale. La strada da fare per recuperare, come dice di voler il direttore di Scalfari, il buon senso, la distinzione, il senso istituzionale è faticosa. Soprattutto non può valere solo per la “nuova destra” nata a sinistra ma per tutti perché sul terreno della demonizzazione dell’avversario e, direi, del cretinismo innalzato a cultura nessuno nelle redazioni italiane è innocente.
Giuliano Ferrara ha paragonato Gustavo Zagrebelsky al personaggio di Fracchia che è comodamente seduto ma è sempre più in bilico e sta cadendo. Le cose – e l’articolo di Ezio Mauro sta lì a confermarlo, sempre che sia mantenuto il punto – stanno effettivamente così: perché investendo con il giustizialismo, che vuole la purezza della giustizia anche se muore e finisce il mondo, la presidenza della Repubblica si è toccato il punto più alto oltre il quale c’è il dissolvimento dello Stato. Anzi, a dirla tutta e con maggior rigore, Ezio Mauro salva il presidente Napolitano perché vede in lui l’uomo delle istituzioni che ha liquidato il Caimano, ma in questo modo si attribuisce al Quirinale una valenza antiberlusconiana che non ha. E, per continuare su questa linea, l’idea di giudicare quella cosa misteriosa che è la trattativa Stato-mafia con codici e procure è ridicola e quasi quasi è meglio pensare, come fa anche Eugenio Scalfari, che sia un disegno contro Napolitano e Monti.
La verità è un’altra. La sinistra senza Berlusconi non solo non ha più il suo caro nemico di sempre che le semplificava ogni cosa, ma si ritrova a dover fronteggiare quegli stessi veleni e strumenti antiberlusconiani che ha creato fino a farli diventare antropologia politica. Non è solo il fantasma di Berlusconi a sconvolgere i sogni della sinistra, sono anche i fantasmi dell’antiberlusconismo che prendono le forme più bizzarre nei partiti, nelle procure, nelle redazioni. Ma le malattie della sinistra non si curano con la purezza dicendo che sono di destra, come il travaglio di Repubblica non si supera semplicemente distinguendosi dal lanciafiamme di Travaglio.
tratto da Liberalquotidiano.it