(Sanniopress) – A settembre 2011 a San Giorgio del Sannio il “comitato cittadini per la trasparenza” denunciò l’abbattimento ad opera del Comune di un prefabbricato utilizzato in passato delle Poste con il conseguente pericolo di dispersione di fibre di amianto contenute, molto probabilmente, in alcuni pannelli della struttura. Gli amministratori sangiorgesi sostennero che Poste, quando aveva venduto la struttura all’Ente, non aveva comunicato che in quel prefabbricato vi fosse il minerale cancerogeno. In effetti nell’atto notarile di ottobre 2004 con il quale Poste spa vende al Comune la struttura, non si fa riferimento alla presenza di cemento-amianto, ma i dirigenti di Poste lo sapevano perchè l’ARPAC in un verbale di settembre dello stesso anno 2004 gli aveva comunicato che nella pensilina sicuramente c’erano fibre del pericoloso materiale. Allora l’APAC precisò che l’indagine era stata parziale perchè Poste non avevano fornito i documenti sui capitolati, cioè sulla natura dei materiali utilizzati per costruire il prefabbricato.
Poste, anche dopo la polemica per la dispersione di fibre di amianto a seguito dell’abbattimento della struttura in assenza di piano della sicurezza, non è mai intervenuta ufficialmente per spiegare doverosamente, alle autorità e alla popolazione com’era fatta veramente quella struttura.
E neppure è mai intervenuta per spiegare se veramente, come sostenuto da Altrabenevento, c’è amianto nel prefabbricato venduto al Comune di Montesarchio con un atto che non fa riferimento alla sua presenza. Poste non ha fiatato, colpevolmente, neppure quando questa associazione ha denunciato attraverso il Sannio Quotidiano che i pannelli di cemento-amianto sono nei prefabbricati tuttora utilizzati come uffici postali nei comuni di Amorosi, Cusano Mutri, Ceppaloni, Guardia Sanframondi, Solopaca, Morcone, San Lupo e Vitulano. Per mesi abbiamo posto interrogativi, ma nonostante l’apprensione dei dipendenti di Poste e degli utenti del servizio, nessuno si è degnato di rispondere, neppure i sindacalisti Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza che invece sono intervenuti ieri, per sostenere che Altrabenevento ha fornito “notizie approssimative ed allarmistiche”.
La dichiarazione, firmata da Giseldo Rossi, Claudio Polvere e Domenico Mastrangelo, è davvero stupefacente perchè essi sapevano ma non hanno parlato ed oggi si lamentano che una associazione si sia fatta carico di denunciare un fatto che, peraltro, risulta vero. Infatti i tre autorevoli sindacalisti, nessuno dei quali lavora in strutture con amianto, sostengono che in origine nella provincia di Benevento erano 22 i prefabbricati contenenti il minerale cancerogeno (e questo lo avevano detto anche noi) 2 sono stati alienati, cioè quelle di San Giorgio del Sannio e Montesarchio. Quindi i tre sindacalisti sapevano che in quelle strutture c’era amianto ma non lo hanno detto in tutti questi mesi di polemica. Alla fine della lunga nota Rossi, Polvere e Mastrangelo, scrivono, come se nulla fosse, che effettivamente in otto edifici utilizzati tuttora come uffici postali, ci sono pannelli di cemento-amianto. Sono esattamente quelli da noi indicati a seguito di un lungo lavoro di ricerca di dati che invece i tre sindacalisti conoscevano da tempo ma non lo avevano detto. E comunque, quale sarebbero le notizie da noi fornite che non sarebbero veritiere?
I tre sindacalisti, finora muti, sostengono che in quegli uffici i pannelli di cemento-amianto sono incapsulati e quindi c’è dispersione di fibre del pericoloso minerale capace di entrare nei polmoni e nella pleura procurando cancro ed asbestosi a distanza di anni.
La stessa tesi di Rossi, Polvere e Mastrangelo viene sostenuta, attraverso alcune indiscrezioni fornite al quotidiano Ottopagine, da Poste che dimenticando di essere una struttura pubblica e quindi tenuta a comunicare dati ufficiali, soprattutto quando riguardano la salute dei lavoratori e degli utenti, si limita a fornire stralci di relazioni misteriose dalle quali risulterebbe che negli otto uffici dove si ammette la presenta di cemento-amianto, non ci sarebbe dispersione di fibre.
Ma così non è! Dai risultati degli esami fatti eseguire da POSTE recentemente, risultano fibre di amianto aereodisperse misurate a seguito di prelievi di aria negli uffici postali mentre essi erano aperti al pubblico. Significa cioè, che la stessa aria aspirata dai macchinari usati dalla ATTA SUD Secury and Safety che ha eseguito i prelievi, veniva inalata dai lavoratori e dagli utenti presenti in quel momento. Da tali esami risulta che negli otto uffici postali incriminati è stata registrata la presenza fino a 7 o 8 fibre di amianto crisolito in media per ogni litro di aria. Le POSTE e i sindacati devono spiegare, quindi, come fanno a dire che non c’è pericolo per la salute considerati tutti i litri di aria che un lavoratore respira in sei ore al giorno e che anche una sola fibra può procurare il cancro.
* presidente Altrabenevento