(Sanniopress) – La grande festa del 2 luglio in onore della Vergine Maria si avvicina e pertanto focalizza la nostra attenzione al tempio che le è dedicato nella città di Benevento. La basilica Madonna delle Grazie fu iniziata nel 1839, anche se la costruzione era stata promossa in voto due anni prima dal Comune durante un’epidemia di colera. La posa della prima pietra si deve a monsignor Gioacchino Pecci, il futuro papa Leone XIII, allora delegato apostolico di Benevento per conto dello Stato pontificio. Il tempio fu quindi consacrato il 16 giugno 1901, cardinale della città era Donato Maria dell’Olio, cui si deve la costruzione dell’Ateneo Pontificio nella nostra città.
La basilica dedicata alla Regina del Sannio sorge alla fine di viale San Lorenzo, nelle vicinanze dell’Istituto Industriale “Bosco Lucarelli” (iniziato nel 1902 e completato dopo la Seconda Guerra Mondiale). Il tempio, di gusto neoclassico, presenta un pronao sormontato dalle statue dei Santi protettori di Benevento: sant’Antonio, san Barbato, san Bartolomeo, San Francesco, San Gennaro e san Rocco. Sulla sinistra del tempio si trova una colonna marmorea in onore della Vergine fatta erigere nel 1630 dal governatore pontificio Arcasio Riccio. All’interno, in una teca sull’altare maggiore, è posta la statua lignea della Madonna delle Grazie, attribuita a Giovanni Merliano da Nola (1488-1558). Questa effigie, con una Madonna molto giovane che allatta al seno il Bambino Gesù, è sempre stata molto cara ai beneventani, che ad essa di rivolgono con calorose preghiere per tutte le necessità della propria vita. Il Bambino, dall’aspetto regale, nella mano sinistra regge una mela e con la destra benedice. Il simbolismo ripropone il dogma dell’Immacolata Concezione mentre la maternità, l’allattare a seno scoperto, ricorda il culto della dea Iside a Benevento, trapassato poi in quello cristiano alla Madre di Dio.
Il culto della Vergine a Benevento si diffuse grazie all’opera dei frati francescani, ma ormai è storia che esso sia stato portato in città nel 570 da Santa Artelaide, nipote del governatore di Bisanzio Narsete. Di questa fanciulla di rara bellezza si innamora l’imperatore Giustiniano, già sposato con Teodora. Così Artelaide, per sfuggire all’interesse dell’imperatore, in un primo momento resta nascosta nella casa paterna, poi, per volontà di suo padre, si rifugia in Italia in casa del di lui fratello Narsete, presso la sede del governatorato. Le sue pratiche religiose sono intense e continue, per cui lo zio le procura una casa poco lontana da Porta Rufina, presso la chiesa di San Luca, dove ella espone al culto dei fedeli una statua della Vergine e dove, colpita da una forte febbre, muore giovanissima a soli 17 anni, il 3 marzo 576. La sua tomba si trovava in origine nella chiesa di San Luca, dove ella stessa si era fatta trasportare prima di morire e dove si spense dopo aver ricevuto la comunione, quindi le ossa furono traslate nella Basilica cittadina. Un’iscrizione del 1338 presente nella piccola chiesa di di San Luca riporta: «Virgo diva Arthelais aedem hanc Deiparae Mariae Virgini Gratiarum erexit». E’ questa forse l’unica testimonianza della nascita del culto mariano nella nostra città.
Testo e foto Lucia Gangale