(Sanniopress)- Da cittadini impegnati nell’Associazione “La Rete Sociale” perseguiamo l’obiettivo di tutelare i diritti dei malati psichici e delle loro famiglie, nelle prerogative attribuite agli individui riuniti in associazione secondo l’articolo 2 della Costituzione. Obiettivo, inoltre, riconosciutoci dalla Regione Campania – nel cui albo la Rete Sociale è inserita – perché il nostro ruolo di “collaboratori dei servizi territoriali della Salute Mentale per un miglioramento dei servizi e la realizzazione di strutture di cura adeguate” è previsto dalla Legge-Obiettivo sulla salute mentale.
Per questo motivo, respingiamo ogni tentativo di bloccare la nostra azione di forte valenza sociale: soprattutto se è del tutto immotivato ed espresso con toni poco consoni ad una società civile e democratica. Non a caso questa LETTERA APERTA della Rete Sociale – anche se come tutte le precedenti è stata discussa e condivisa dal consiglio direttivo – è scritta e firmata da uno dei suoi membri che è anche presidente della sezione di Benevento dell’associazione “Giuristi democratici”, che ha lo scopo di promuovere il concreto impegno dei giuristi per la difesa e l’attuazione dei principi democratici della nostra Costituzione. In questo contesto, dunque, sentiamo il dovere di fare alcune considerazioni sul tema del “contagio da tubercolosi” che ha coinvolto il Servizio Psichiatrico di Benevento e provincia. Tema che, a prescindere dalla grave vicenda in sé, desta notevoli preoccupazioni per la distorta e deviata dialettica instauratasi tra associazioni, istituzioni e mondo dell’informazione: impedendo, così, l’auspicato lavoro di “rete” che è quello che ci interessa.
Per ricordare sinteticamente l’accaduto: noi abbiamo scritto una precedente “Lettera Aperta” alla Commissione per gli errori sanitari, al Ministro della Salute, al presidente della Regione Campania e al direttore generale della Asl ponendo alcuni interrogativi sulla grave vicenda dei casi di tubercolosi che avrebbero coinvolto anche il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) ed in particolare i pazienti ivi ricoverati. Vicenda appresa da ufficiali dichiarazioni, in conferenza stampa, del Direttore Generale dell’Azienda ospedaliera “G. Rummo” di Benevento.
Ma ecco che da alcuni organi di stampa si è appreso che ai nostri interrogativi riguardanti la salute dei cittadini e i pazienti del SPDC, l’ASL ha risposto sulla stampa mediante le dichiarazioni di un proprio dipendente incaricato al SPDC il quale, definendo “farneticante” il nostro comunicato, ha minacciato di querela il Presidente della nostra Associazione invitandoci a non inserirci “in situazioni oltremodo serie”. Inoltre, negandoci di fatto il diritto di sindacare sul corretto funzionamento del servizio pubblico, ha tentato di delegittimare l’Associazione – con la quale dovrebbe, invece, condividere gli obiettivi – insinuando che gli associati sono “pilotati dietro le quinte, dalla solita mano, nell’ambiente nota ai più che cercarono di colpirmi, non riuscendoci, nel 2003 … e nel 2009 …” E annunciando querela, quasi redarguisce gli inquirenti: “… questa volta, la Procura vada fino in fondo e non provveda, come fu allora, ad archiviare…”.
E’ vero che siamo in psichiatria: ma qui sono veramente “cose da pazzi”.
Cose difficili da comprendere, come il comportamento di alcuni organi di stampa che non hanno esitato a pubblicare integralmente tali affermazioni, ma hanno esitato a pubblicare la nostra “Lettera Aperta” per la quale hanno chiesto “il conforto di legali prima di darvi corso”. Evidentemente c’è chi ha difficoltà a valutare quali siano i requisiti richiesti ad una “notizia giornalistica” per essere definita tale: cioè, l’interesse pubblico, l’attendibilità della fonte, il riferimento a fatti precisi e documentati.
Ma l’aspetto più preoccupante di tutto questo è che evidentemente di Salute Mentale nella nostra città non si vuole discutere, preferendo affidare gli aspetti terapeutici solo alle competenze specialistiche dei medici che, in gran solitudine, svolgono il proprio lavoro, lasciando pazienti e familiari in altrettanta solitudine. E noi invece vogliamo far sentire la nostra voce soprattutto in un momento in cui si sta tentando di riformare la legge Basaglia. Vorremmo, infatti, poter partecipare al dibattito nazionale con l’intervento del Dipartimento di Salute Mentale di Benevento, sul decreto legge Ciccioli, già approvato dalla XII Commissione Parlamentare che prevede la riduzione delle garanzie procedurali e temporali per gli interventi sanitari obbligatori sia in SPDC che in strutture residenziali, con la possibilità di effettuare trattamenti di un anno senza consenso del paziente: con evidenti rischi di abuso, uso “improprio” e “manicomiale” di questi strumenti. Perciò non vogliamo abbassare la guardia, convinti della necessità per i pazienti di coniugare gli aspetti terapeutici con un lavoro di inclusione sociale, con l’ausilio di associazioni e cooperative.
E perciò vogliamo parlare. Ma per dialogare sono necessari degli interlocutori: e chi sono a Benevento i nostri interlocutori istituzionali?
Di fatto i responsabili ai vertici della Asl cui erano rivolti i nostri interrogativi su questi gravi problemi di sanità pubblica, non rispondono, consentendo accuse contro di noi di oscuro “complottismo” da parte di un dipendente dell’ente. E gli interrogativi sorti da quando si è insediata la nuova dirigenza Asl sono anche altri, la cui mancata risposta sta lentamente portando la Salute Mentale alla paralisi: perché, per esempio, non viene ufficialmente nominato un direttore del Dipartimento di Salute Mentale? Perché non viene approvato il Regolamento del Dipartimento di Salute mentale con la costituzione della Consulta che prevede la partecipazione delle Associazioni proprio per un più efficace funzionamento del Servizio, come previsto dalla L. 328/2000 e L.R. Campania n.11/2007?
Ebbene, a questi interrogativi abbiamo diritto ad avere risposte: non insulti.
* Consigliere Rete Sociale e presidente della sezione di Benevento dell’associazione “Giuristi democratici”