(Sanniopress) – Scrivo mentre mi accingo ad andare alla Rocca dei Rettori per la manifestazione. Perché scrivi, mi potreste chiedere. Perché da trentuno anni, intorno alle otto meno un quarto, minuto più minuto meno, sono davanti a una scuola. Mi sottraggo volentieri alla sarabanda delle interpretazioni sul fatto, terribile, accaduto a Brindisi. Dal dodici dicembre del 1969 – ero alle prese con Cartesio e Spinoza, ma dall’altra parte della barricata, tra i banchi, – ne ho viste tante, troppe, di bombe. Tutte o quasi tutte, senza colpevoli. E i morti e i feriti , a centinaia, ahimè, senza giustizia.
Ora la cosa che mi atterrisce è che questo paese non vuole cambiare. In nessun modo. Ripete gli stessi terribili canovacci. Decidendo, così, di rovinarsi o, forse, scegliendo addirittura di morire. Rabbia impotente, dunque? Certamente una rabbia senza fine. Soprattutto se penso, oltre che alla maniera, al luogo in cui la vita di una giovane, bella ragazza del bellissimo Sud d’Italia è stata spezzata.
Ai miei alunni prometto, all’inizio dell’anno, scherzando, “lacrime sudore e sangue”. Perché sappiano, da subito, che studiare con serietà richiede fatica, sofferenza, rigore, rinunce. E – sappiano – che se qualcuno racconta loro che tutto, in fondo, è più semplice di quanto possano immaginare, quel qualcuno li sta imbrogliando. Ma perché sappiano anche che quella fatica, quella sofferenza, quel rigore e quelle rinunce sono l’unica strada possibile da percorrere se vogliono scoprire il mondo, riempire di senso e di conoscenze la loro meraviglia di fronte ad esso e se desiderano crescere indipendenti e critici, senza chiedere aiuto a nessun altro che non siano la propria ragione e la propria coscienza. E’ per questi motivi che mettere una bomba davanti a una scuola è un atto, se possibile, ancora più assurdo. E chi l’ha compiuto farebbe bene se andasse a leggersi – ammesso e non concesso che sappia farlo – il passo di Marco (9, 37-42) in cui Gesù di Nazareth grida le seguenti, tremende parole: Chi scandalizza uno di questi piccoli è meglio, per lui, che si metta una macina girata da asino al collo e venga gettato in mare”.
(riflessione pubblicata ieri sera alle ore 20.30 su FB)