(Sanniopress) – Ad una squadra di calcio di serie C corrisponde una città di serie C e ad una città di serie C corrisponde un’università di serie C. Benevento non riesce a fare un salto di qualità né nel calcio, né in politica, né nella cultura. Un salto che non deve essere dalla C alla A, certo che no, ogni cosa a suo tempo e modo e luogo, ma il passaggio dalla C alla B è necessario se si vuole tutelare e conservare quanto di buono è stato fatto negli ultimi venti anni. L’università sannita è senz’altro quanto di buono è stato fatto dalla classe dirigente e politica sannita nel suo complesso ma al punto in cui siamo o il bene realizzato si tutela e rilancia o si rischia in poco tempo di trovarsi di fronte non ad una conquista ma ad un fallimento storico clamoroso che sarà molto simile ad un peccato mortale.
E’ la conclusione del dibattito “Territorio Università e Sviluppo”, organizzato dal Forum di Territorio è Libertà, alla Libreria Mondadori Edicolè, a cui hanno partecipato Mario Pedicini, Antonio Pietrantonio, Pietro Perlingieri, Pasquale Viespoli e il sottoscritto (o soprascritto). In particolare, i due ex sindaci e il primo rettore e fondatore dell’ateneo sannita hanno sottolineato l’importanza della nascita dell’università come progetto qualificante per la città e lo stretto rapporto – mi vien quasi da dire di “amorosi sensi”, ma lasciamo perdere – che c’è stato tra università e le altre istituzioni cittadine che, purtroppo, si è perduto strada facendo. E’ proprio questo il presupposto o la condizione da cui non è dato prescindere se si vuole tutelare un patrimonio accademico che deve meglio definire una sua specificità di studi e supportarla con adeguati servizi di laboratorio per la ricerca e di insediamenti abitativi per gli alloggi studenteschi. Questa progettualità che non riguarda – è evidente – solo l’università ma chiama in causa le altre istituzioni della città – Comune e Provincia e anche la Regione, ma già in seconda battuta – è stata smarrita perché l’amministrazione Pepe ha modificato quello che un tempo si chiamava piano regolatore ossia lo sviluppo urbanistico di Benevento. Un cambio che, al di là della perdita o, meglio, del rifiuto da parte dell’università dei 65 milioni dell’Inail per la realizzazione di residenze universitarie per 250 posti letto nell’area di Santa Clementina e un complesso edilizio per la facoltà di scienze alla Rotonda omonima, determina – come ha sottolineato con precisione Perlingieri – un aggravamento del diritto allo studio a Benevento che “oggi è di fatto negato”.
L’intervento di Pietro Perlingieri è stato severo ma rigoroso e ha considerato un aspetto di fondo per intendere la natura dell’università sannita: “E’ una piccola università ma è proprio questo il suo punto di forza o, meglio, deve essere questo il suo punto di forza puntando sulla buona coppia del sapere umanistico e del sapere scientifico: il primo deve essere presente nel centro storico e il secondo in strutture limitrofe. Ma tutto questo non può essere fatto se il piano regolatore cittadino fa scelte diverse e opposte. Se si continua così tutto si sfarina, l’università, con le sue scelte scriteriate e senza strategia nell’affermazione degli studi e nella loro tutela, diventa un ateneo di serie C. Siamo di fronte a un vero peccato sociale davanti al quale io chiedo le dimissioni”.
Le dimissioni di chi? Evidentemente, del rettore Bencardino il quale, pur recente dibattito tra sordi sui fondi Inail, ha rivendicato la scelta del cambio di programma per non vincolare l’università a un contratto di locazione degli alloggi che, una volta realizzati, sarebbero stati di proprietà Inail. Purtroppo, il rettore non era presente al dibattito, anche se invitato. Fosse stato presente avrebbe potuto argomentare e spiegare, approfondendole, le sue motivazioni. Proprio questo è il punto più importante: la discussione critica sulla città non può avvenire senza un confronto tra le istituzioni e chi pro tempore le incarna. Sanniopress da tempo insiste sulla necessità di alimentare o – diciamo meglio e più sinceramente – di creare un dibattito pubblico, tanto politico quanto istituzionale, su Benevento e dintorni perché la discussione alla luce del sole fatta su problemi, strategie, risorse e risultati è la condizione imprescindibile per irrobustire la vita democratica e civile, nonché ingentilire gli animi e unire le amicizie. Senza questo confronto su idee, interessi e valori tra parti politiche e istituzioni Benevento è destinata a lottare non per la promozione ma sempre per non retrocedere.
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