(Sanniopress) – “Boccalone dica alla città cosa è successo e prenda provvedimenti nei confronti del primario dell’ospedale Rummo. Aspetto fino alle 12 di venerdì prossimo, altrimenti convocherò un’altra conferenza stampa e parlerò di un altro episodio sgradevole accaduto nello stesso ospedale”.
L’ultimatum, riportato dai maggiori organi di informazione sanniti, è stato lanciato ieri dall’ex assessore comunale, Giuseppe De Lorenzo, nel corso di una conferenza stampa.
Quello che, però, le cronache non dicono è che le parole utilizzate dall’attuale responsabile del Servizio Psichiatrico dell’Asl di Benevento sono più simili al linguaggio utilizzato in taluni ambienti che non a quello che dovrebbe contraddistinguere la normale dialettica cittadina. Per come vengono riportate dal Vaglio.it (da cui è tratto il virgolettato iniziale), si potrebbe addirittura pensare ad una sorta di ricatto.
Conoscendo De Lorenzo, escludiamo che sia questo l’intento perseguito ma, nello stesso tempo, non possiamo esimerci dal censurare il linguaggio utilizzato.
La vicenda da cui prende il via la querelle è grave: il caso di tubercolosi registratosi nelle scorse settimane a Benevento. E’ giusto che la magistratura faccia piena luce e individui eventuali responsabilità penali, laddove dovessero emergere. In ballo c’è la salute pubblica, un diritto primario sancito anche dalla carta costituzionale ma che viene spesso sacrificato sull’altare degli interessi politici che governano la sanità pubblica italiana.
E’ altrettanto giusto invocare che si faccia piena luce sull’atteggiamento assunto da qualche primario dell’ospedale “Rummo” (e vengano eventualmente presi i necessari provvedimenti disciplinari).
Quello che, invece, non è assolutamente tollerabile è che queste cose vengano chieste con le modalità utilizzate ieri da De Lorenzo (“altrimenti parlerò di un altro episodio sgradevole accaduto nello stesso ospedale”).
Se sa qualcosa, si rechi in Procura e presenti una denuncia alla magistratura. Altrimenti taccia e, soprattutto, eviti di utilizzare un simile linguaggio.