(Sanniopress) – Ricordate, a trent’anni dalla scomparsa, le figure di Raffaele Delcogliano e di Aldo Iermano. L’occasione è data da “LA STORIA E LA MEMORIA” tenutasi stamattina nell’Aula Magna del Liceo Classico P.Giannone di Benevento.
Organizzata dalla dirigente scolastica Maria Felica Crisci, la giornata aveva lo scopo di commemorare le figure di Raffaele Delcogliano e del suo collaboratore ed amico Aldo Iermano, uccisi dai terroristi il 27 aprile 1982.
Varie le testimonianze di quanti li hanno conosciuti di persona a partire da Roberto Costanzo che ha parlato ovviamente del Delcogliano politico, ma anche del “suo” Raffaele visto il forte legame che c’era tra di loro e del quale ha sottolineato le straordinarie qualità umane.
Tra gli intervenuti Antonio Barbieri vice Presidente della provincia di Benevento, Francesco Barbagallo Università Federico II di Napoli, Gino Grimaldi dell’Arena di Verona, Giovanni Bachelet, parlamentare.
Impressionante la testimonianza di Barbagallo che ha esposto una lunghissima serie di omicidi e atti di grave violenza del “terrorismo”, raccontandone motivazioni, intrecci, accordi oscuri con servizi dello stato deviati, accordi più o meno chiari con la malavita organizzata.
Un quadro impietoso su un periodo in cui lo stato sembrava incapace di difendersi e vedeva morire i suoi figli migliori tra magistrati, prefetti, politici, illustri esponenti della vita sociale e civile.
Niente poteva arginare il dilagare di tanta violenza e tutto sembrava confluire in un unico centro di potere che muoveva le fila dei protagonisti di pagine così buie della nostra storia recente.
Un’analisi, quella condotta da Barbagallo, che è diventata una vera e propria rivendicazione, quella di non dimenticare e di dare alle nuove generazioni una traccia evidente di quante sofferenze siano state tollerate da tanti innocenti, colpevoli di ostacolare gli oscuri disegni delle forse eversive.
Ben nutrita la rappresentanza degli studenti del Liceo (oggi era festa a scuola) presenti sia in sala, sia come servizio di “assistenza” ai numerosi intervenuti.
E proprio gli studenti hanno recitato passi di lettere di Delcogliano, anche quelle che parlavano delle gravi “anomalie” che Raffaele andava scoprendo come assessore alla Formazione Professionale.
I momenti più toccanti sono stati quelli in cui si è parlato di Raffaele e di Aldo, i due amici che si erano conosciuti giocando a pallone e che la vita aveva unito fino all’estremo sacrificio. Aldo, raccontavano, si era fatto autorizzare a portare la pistola e sperava così di poter proteggere il suo fraterno amico… non immaginava, poveretto, che contro di loro sarebbero scese in campo armi da guerra, capaci di perforare senza problemi le blindature della macchina che guidava.
E Raffaele, nella testimonianza della sorella maggiore Erminia, che chiedeva inutilmente aiuto ai massimi magistrati dell’epoca per smascherare fasulli centri di formazione professionale. Non aveva ottenuto l’aiuto sperato, purtroppo, ma non si era rassegnato e da solo, col suo amico Aldo, andava centro per centro a vedere cosa facevano, a controllare come spendevano i consistenti contributi che ricevevano dalla regione.
Ne chiuse 350, nel breve periodo del suo assessorato, scoperchiando l’incredibile voragine della formazione professionale dell’epoca. Ma non basta !
Raffaele era una persona semplice, buona, capace, uno di noi, uno che portava nel suo lavoro tutta la sua umanità, quella che gli permetteva di attraversare un corteo di disocuppati inferociti e di portarseli appresso con sé nei suoi uffici alle Regione, come se fossero stati vecchi amici.
E, diceva Erminia, forse era stato proprio questo a decretare la sua fine, perchè uno dei terroristi pentiti aveva poi ammesso che la morte di Raffaele aveva la sua più importante motivazione nella sua capacità di accogliere e trattare il disagio sociale, quello in cui il terrorismo sperava di fare proseliti.
Insomma uno che non stava bene a nessuno di quelli che detenevano ogni forma di potere, ma assolutamente dalla parte della povera gente, della gente onesta, della gente comune.
Era uno di noi!
Uno di noi sprofondato nel buco nero dell’intreccio di interessi che legavano la politica, i terroristi, i servizi deviati, la malavita.
Ma non se n’era lasciato intimorire ed è andato incontro al suo destino, da eroe, insieme al suo amico Aldo ed alla sua patetica pistola, insieme ai loro splendidi sentimenti.
E questo si spera possa essere il messaggio di oggi.
Mai dimenticare !
Mai dimenticare che l’umore di pochi ha potuto decretare la morte di personaggi chiave nella vita dello stato, ma anche di tanti umili servitori tra poliziotti, carabinieri, sindacalisti, giornalisti… chiunque insomma potesse ostacolare il loro disegno di potere assoluto.
Perchè non si ripeta mai più.
Ed un grazie particolare alla Dirigente del Liceo, Maria Felica Crisci che ha saputo trasformare una difficile e buia pagina della nostra storia recente in una bella lezione di vita per i suoi giovani allievi.