(Sanniopress) – Questo intervento si propone di contribuire in modo più concreto al dibattito, spesso solo teorico, quando non immaginifico, sul turismo a Benevento e nella sua provincia. Secondo la definizione dell’Istat, il turista è chi si reca in un luogo diverso da quelli solitamente frequentati (ambiente abituale) e trascorre almeno una notte nel luogo visitato.
Uno degli obiettivi che tutti si pongono, dunque, è quello di destagionalizzare quanto più è possibile gli arrivi e, di conseguenza, le presenze. Ciò, in primo luogo, per rendere continuo il movimento turistico e quindi le ricadute economiche, ma anche per una gestione più efficiente delle strutture pubbliche e private. Le strade normalmente seguite sono tre:
1.Il mix di turismi: cercando di richiamare turismi che hanno diversa stagionalità;
2.L’offerta di attrazioni alternative: cercando di creare una stagione “spalla” o di allungare i tempi dell’alta stagione;
3.Le politiche di differenziazione dei prezzi: differenziando i prezzi in base al tipo di clientela e/o in base alla stagione.
I vantaggi della riduzione della stagionalità sono molteplici:
1. Turisti più soddisfatti (no congestione);
2. Utilizzazione ottima del capitale (gli impianti lavorano per maggiore tempo secondo la loro utilizzazione ottimale);
3. Riduzione dei prezzi medi (si riducono i costi);
4. Occupazione non stagionale (del capitale, delle infrastrutture e del lavoro);
5. Aumento del tasso di profitto.
Conviene analizzare, pertanto, se, e in che misura, esiste una stagionalità turistica in Benevento. Alla base dei calcoli sono stati posti i dati mensili Istat delle presenze relative agli italiani, agli stranieri e al totale generale per ciascun comparto ricettivo (esercizi alberghieri e complementari). Il periodo indagato invece copre l’arco temporale 1997-2010, in quanto è solo dal 1997 che si comincia a delineare il settore extralberghiero. Poi, al fine di determinare i coefficienti mensili di stagionalità (quanto più grande di uno, maggiore è la stagionalità), si è utilizzato il metodo della media mobile centrata a 12 termini.
I risultati dei laboriosi calcoli sul totale delle presenze mostrano, innanzitutto, range invero differenziati tra le diverse serie analizzate e segnatamente per gli stranieri. Tra i valori di minimo e di massimo, infatti, si registrano differenze superiori all’unità. I soggiorni degli stranieri negli esercizi alberghieri vanno da un minimo di 0,521 a gennaio al massimo di 1,865 ad agosto; negli esercizi complementari, poi, il divario è ancora maggiore perché dallo 0,305 di gennaio si giunge al 2,125 di agosto. Per gli italiani, invece, i differenziali sono più contenuti: negli alberghi si passa dallo 0,660 di febbraio all’1,418 di settembre; mentre, nei complementari, dallo 0,767 di febbraio si perviene all’1,776 di agosto.
Dalla media generale delle nove serie, è possibile osservare che vi è stagionalità nel semestre maggio-ottobre. Tuttavia, è accentuata nel trimestre luglio-settembre; discreta ad ottobre e leggerissima a maggio e giugno. Negli altri sei mesi, per quanto ovvio, non vi è affatto stagionalità e i mesi più negativi sono rappresentati dal trimestre dicembre-febbraio, seguiti, nell’ordine, da marzo, novembre e aprile.
L’analisi per singolo comparto ricettivo evidenzia sempre il medesimo semestre di stagionalità, ma con un mese di differenza per i complementari. Il semestre di questi ultimi, infatti, inizia ad aprile e termina a settembre. Tale anticipo, rispetto alla media generale, è dovuto al maggior numero di presenze degli italiani poiché la loro stagionalità inizia, appunto, ad aprile.
I dati appena visti si riferiscono alla media generale di tutti gli anni considerati. Ma la stagionalità varia di anno in anno, per cui è stata calcolata la deviazione standard delle presenze mensili di ciascun anno per valutarne l’andamento. Ebbene, la conclusione che si può trarre è che a valori più elevati di presenze corrispondono valori maggiori della stagionalità e viceversa.
In conclusione, questi dati ci indicano che la strada da seguire è quella di organizzare ex novo o spostare manifestazioni già esistenti nel trimestre dicembre-febbraio. Naturalmente, tale spostamento o nuova collocazione deve tener conto del target di turisti che può muoversi in tale periodo.