(Sanniopress) – Caro Billy, ho letto qualche giorno fa un pezzo sull’imminente passaggio del Giro d’Italia a San Giorgio del Sannio. La filippica del mio compaesano mi ha colpito molto, soprattutto nell’enfasi che ha messo nello smontare lo slogan del Giro d’Italia “Fight for Pink”, confondendolo con un’iniziativa del Comune.
Essendo un componente (a titolo gratuito) del Comitato Tappa del Giro a San Giorgio, mi sento in dovere non tanto di replicare alle affermazioni del mio concittadino, ma soprattutto di far capire il valore di questo evento.
Prima alcune precisazioni. Il concorso “Vetrine in Rosa”, come l’evento “Bici a Scuola” ed altri, sono iniziative stimolate dall’organizzazione della Gazzetta dello Sport in tutte le città di tappa. Le azioni di supporto serviranno a portare il massimo vantaggio agli operatori locali, soprattutto a chi potrà rimpinguare le casse del proprio bar, pub o ristorante con la mole di visitatori che arriverà in due giornate: il 13 con il passaggio e il 14 con il villaggio tappa. Il Giro, con tutto il rispetto, non è paragonabile con nessuna iniziativa nata dalla buona volontà di enti o associazioni locali. E ne abbiamo viste davvero di cosette ridicole.
San Giorgio ha avuto l’onore di ospitare la corsa rosa già nel 1987 e quell’edizione ancora oggi si rammenta con nostalgia, tanto da essere divenuta un nostro tratto identitario. In altre realtà farebbero carte false per avere una volta questo onore. Non capirlo serve solo a crogiolarsi nel piacere autodistruttivo di parlar male comunque e ovunque del proprio paese.
Il Giro non risolve la crisi economica di San Giorgio? E grazie al ciufolo! Ma neanche dell’Italia. Eventi così grandi però offrono uno spunto straordinario per stringersi intorno ad un obiettivo e magari cominciare un percorso di ricostruzione, partendo dalla grande visibilità che questa occasione può dare. Cosa che a San Giorgio non ha raggiunto le dimensioni che mi aspettavo. Pochi imprenditori hanno avuto l’intelligenza di approfittarne per proprio vantaggio.
Ed ecco che come al solito la risposta ai problemi di una comunità diventa responsabilità di pochi. Al buon amico e compaesano dico che i guai di San Giorgio non sono a compartimenti stagni e che San Giorgio non è la Repubblicaautonoma di San Marino. Ogni tanto vale la pena alzare lo sguardo e capire che le scelte “strutturali” si fanno su altri tavoli. Alla politica locale si può e si deve chiedere la migliore gestione possibile, ma pensare che l’Ente locale abbia il compito di rilanciare l’economia è follia pura. È proprio qui la causa profonda dei mali di questa benedetta terra: l’idea che principio e fine del bene comune siano gli enti locali. Un film già visto, che sfugge anche ai cinefili più incalliti evidentemente. Quante agenzie pubbliche abbiamo visto fallire? Quante aree PIP abbiamo visto costruire e andare in malora? E’ un modello di politica economica che è duro da sradicare dalla mentalità dei meridionali, che finiscono per andare sempre o a protestare o a piangere dagli amministratori locali. Ad esempio, oggi a San Giorgio piangono i titolari di bar, che implorano la politica di scongiurare il rischio chiusura, causato dall’infondata convinzione che basta aprire un locale per campare tranquilli.
Questi pianti greci finiscono di fatto per enfatizzare e gonfiare il potere stesso. E quindi paradossalmente, con i piagnistei si finisce per costruire piedistalli sempre più alti a coloro che si vorrebbe criticare. Ma a me non tocca la difesa dell’amministrazione comunale di San Giorgio: primo, perché alle ultime elezioni mi sono candidato contro; secondo, perché il Giro d’Italia arriva a San Giorgio per merito di un uomo che ha dedicato al ciclismo tutta la vita: Paolo Serino, ben noto e rispettato da tutti. Il sindaco ha avuto la lungimiranza di offrire subito a Paolo una sponda quando l’occasione si è presentata, e gliene va dato atto. E c’è modo e modo di criticare il proprio paese, soprattutto quando altri compaesani stanno lavorando (gratis!) per offrire alla propria comunità una straordinaria occasione. Quanto vale questa occasione? Vale certo di più del non far nulla o del fare poco e male. E chi vuole dare un contributo, anche a proprio vantaggio, non deve fare altro che rimboccarsi le maniche. La sede del comitato tappa è aperta a tutti, ma non ho visto la fila finora.
Il Giro offre una straordinaria opportunità di confronto con un’organizzazione complessa, da cui imparare e prendere spunto. Un evento di portata mondiale serve anche ad aprire la mente, a guardare oltre il piccolo mondo e le piccole miserie quotidiane del paesello. Questo è il Giro.
Capisco che ormai l’indignazione è un surrogato dialettico di gran moda, ma c’è un limite a tutto. Non si può argomentare con tanta debolezza mischiando capre e cavoli. Quanto alla politica, bisogna chiederle di fare bene, mettendola in difficoltà innanzitutto con la capacità di costruire. E quando, nonostante le proposte, dalla politica non arrivano risposte, allora sarà giusto protestare e criticare. La verità è che su come risolvere i problemi “strutturali” ci sono poche e confuse idee, da una parte perché la politica ha le unghie spuntate e dall’altra – ahinoi – perché c’è una scarsa cultura d’impresa.
Sarà pure ridicolo chi “Fight for Pink”, ma mi sembra molto più ridicolo chi “Fight for nothing”.