(Sanniopress) – La cricca della parrocchia si è spaccata. I falchi non la vogliono la concubina, e veramente non dicono concubina visto che il vocabolario è un poco più poverello. Quattro colombe ci stanno ragionando su e per loro, forse, li può leggere, la domenica, i passi dei vangeli. In fondo è brava donna. La frattura comunque sta impegnando oltremodo la congrega. Roba seria, discutono, sono pure arrivati alle mani. Un vecchio ha detto che comanda lui e per risposta una signorina, la conventicole è piena di zitellone, l’ha preso per il bavero.
La crepa non è nuova. Ce ne sono state tante, quasi non si contano. Un clivage serio, una linea di frattura che si è rimarginata a fatica, si è mossa lungo la direttrice del coro. Ospita quindici persone per venti fedeli, cioè tutti i fedeli cantano e suonano a parte cinque vecchiette un po’ rintronate. Nel coro stornellano e strimpellano con strumenti, organo, chitarra, bonghi. Si sono scannati per le rispettive posizioni nel coro. Una zitella voleva stare più avanti, un’altra a lato, il bacucco era contro i tamburelli. La diatriba si è estesa persino alle prove infrasettimanali. Ormai stava diventando incontrollata. Una delle storiche collaboratrici del prete ha accusato le più giovani di disertarle, pretendendo però posizioni di spicco. Dal canto loro, non se la sono tenuta e glien’hanno dette quattro, anzitutto che se ne fottono del potere e cha c’hanno da fare: “Noi un uomo lo teniamo, mica come te”. Solo l’intervento del leader carismatico, il parroco, ha rimesso a posto le cose.
Sotto la cenere le tensioni non si erano spente. Stava arrivando la festa del paese, l’apogeo insomma. E non mancavano le questioni irrisolte. Il rosario, solo per dirne una. Pure qua, il conflitto inter-generazionale dominava la scena. Il punto era chi doveva guidare la banda. Le vecchie spingevano per la novantenne con decenni di militanza alle spalle. Le neofite, chiaramente superbe, avevano avanzato la loro candidatura alternativa. Erano deboli, però, e per di più non c’avevano manco voglia di sfacchinarsi con quel cazzo di rosario mezzo pomeriggio. Le giovani non potevano non perdere. La battaglia era perduta.
Un amico, mente sveglia, mi ha spiegato che le parrocchie di provincia sono campo d’ azione di guerre tra poveri. Non c’hanno niente e allora il tozzo di pane acquista valore spropositato, quindi si scannano per prenderselo. E veramente i parrocchiani, così chiosa, non c’hanno niente: “Tutti gli spazi per “fighi” sono selettivi, quindi gli sventurati restano a piedi. La parrocchia, invece, imbuca tutti, ma proprio tutti. Certo, non è posto alla moda, ma i trombati ci vogliono andare. Là comunque possono avere visibilità, riconoscimento sociale, dove altrove li prendono a pedate nel culo. Metti quattro disgraziati in un posto disgraziato, dagli un tozzo di pane, e vedi che combinano”.
L’amico è uno che ne capisce.
IO FACCIO PARTE DEL CORO.NON MI SENTO SFIGATA,NON VOGLIO METTERMI IN MOSTRA .SONO SOLO CATTOLICA E PRATICANTE ,A DIFFERENZA TUA CHE IN CHIESA NON VIENI MAI…E CHE TI FAI RACCONTARE COSE NON VERE DAGLI ALTRI !!!NOI SIAMO MOLTO UNITE NEL CORO,ANCHE SE DISCUTIAMO FA PARTE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA INTERNA. NON STRIMPELLIAMO E COMUNQUE NON SARAI CERTO TU IL MUSICOLOGO CAPACE DI GIUDICARCI. DI SICURO LA MADONNA è CONTENTA DELLA NOSTRA PRESENZA IN CHIESA.I FIGHI SONO COMUNQUE PEGGIORI DEI FICHI PERCHE’ NON HANNO SACCAROSIO .PROBABILMENTE ROMA TI HA DATO ALLA TESTA….DOVRESTI FARE UN BAGNO DI UMILTA’ E CHIEDERE A QUALCHE TUO CONGIUNTO CHE IL NOSTRO PAESE è POPOLATO DA PERSONE PER BENE CON LA COSCIENZA A POSTO E NON SOLO !! TI INVITO ALLE PROVE DEL CORO…PERCHE ‘ CI MANCA UN CONTRALTO E IL BONGO ,SE VUOI ,LO FACCIAMO SUONARE A TE!!
Perdonami per i tempi della risposta. Solo ora ho letto del tuo commento, da qui il ritardo.
Parli del “racconto” di cui sopra come di una cronaca, anzi pretesa cronaca, di fatti realmente accaduti. Muovendo da siffatto presupposto, derivi tutta una serie di conseguenze, alcune delle quali conseguenziali. Fondamentalmente, e riassumo le tue tesi, almeno quelle logicamente conseguenziali: scrivi cose inesatte; peraltro, non frequentando la “parrocchia”, dimostri di approvvigionarti presso “corvi”.
Allora, come suddetto, gli enunciati sono logicamente coerenti con il presupposto, assunto vero il presupposto stesso. Il punto e’ che la premessa e’ infondata, dunque errate le relative deduzioni. Come rivela la stessa dizione comparsa su Sanniopress, “Il parroco, la concubina e le guerre tra poveri” e’ un “racconto”, cioe’ una storia non vera ma verosimile, non reale ma realistica. Poiche’ ne sono l’autore, ti spiego anche l’intento della breve narrazione: illustrare, attraverso il mezzo del racconto, la realta’ delle parrocchie di provincia e, in conclusione, darne un ‘interpretazione. La quale poggia sulla teoria delle organizzazioni (leggi Downs in proposito) e sulle considerazioni di chi quel mondo vive profondamente e sinceramente, un uomo di parrocchia insomma, “l’amico, mente sveglia”. Puo’ essere fastidiosa, non piacere: ci si arrangi.
Le reazioni al racconto, con tutto il portato di insulti pubblici e calunnie, mi informa della verosimiglianza del medesimo. In cui solo un elemento e’ preso a prestito dalla realta’ ceppalonese, ed e’ lo stesso da cui poi sono stato indotto a scrivere tutta la storia. Quel riferimento occupa solo due righe, proprio le prime due.
E con il pistolotto soprammenzionato ho risposto ai tuoi argomenti, cioe’ a quelli degni di questo nome. Mi permetterai un paio di battute su considerazioni secondarie che riguardano invece la mia persona.Tenendo ben presente che agli argomenti addotti si risponde con argomenti di segno contrario, e non con l’insulto personale, quello che tanto aggrada ai tuoi sodali di parrocchia, ebbene, tenuto presente tutto cio’, ti dico:
1 sono ateo, da un decennio, ecco perche’ non frequento chiese. Ed e’ un merito, non una colpa.
2 Roma non mi “ha dato alla testa”. Rovesciando l’argomento, Ceppaloni “vi ha dato alla testa”. Non a tutti, certo, ma non a pochi.
Ho lasciato perdere e lascio perdere i parrocchiani votati all’insulto. Confermano la vecchia teoria
“Tutti gli spazi per “fighi” sono selettivi, quindi gli sventurati restano a piedi. La parrocchia, invece, imbuca tutti, ma proprio tutti. Certo, non è posto alla moda, ma i trombati ci vogliono andare. Là comunque possono avere visibilità, riconoscimento sociale, dove altrove li prendono a pedate nel culo. Metti quattro disgraziati in un posto disgraziato, dagli un tozzo di pane, e vedi che combinano”.
Sono parrocchiani, non cristiani. E c’e una bella differenza
Ps L’assenza degli accenti, sostituiti da apostrofi, non e’ imputabile ad errori di sintassi ma all’uso di un modello di computer made in Usa. Me ne scuso.
Domenico Barone