(Sanniopress) – Caro Giancristiano, in “Politica e cultura” Norberto Bobbio ci insegna che “il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dubbi, non già di raccoglier certezze”. E questo è sempre stato lo spirito che ha guidato, nel mio piccolo, le mie scelte artistiche – da musicista prima, da progettista e direttore artistico di rassegne poi e da imprenditore che si occupa di elaborazione di contenuti e progetti culturali oggi – ovvero tentare di andare oltre “l’acquisito”, aprirsi al confronto ed alla contaminazione e, perchè no, magari riuscire a divertirsi facendolo.
D’altro lato ho sempre pensato che la cultura e l’arte sono i soli motori dell’avanzamento sociale e civile e da qui la convinzione che finchè la Cultura non tornerà ad essere protagonista a Benevento questa Città resterà ripiegata su se stessa. In altre parole per me la Cultura È Politica condividendo così appieno la visione di Prezzolini per cui “la politica, quando non vi aliti dentro lo spirito della nazione ricco di tutte quelle orientazioni ideali che si chiamano cultura, diventa una mediocre faccenda composta di piccole cose quotidiane – più vicina assai alla pratica minuta degli affari di un mercante che non alla complessità vasta e concitata della storia.”
Naturalmente ciò non vuol dire che l’uomo di cultura ed il politico debbano coincidere ma che semplicemente il primo, che per sua natura ha sensibilità e strumenti per poter anticipare i tempi e gli orientamenti, deve aiutare il secondo ad “arricchire la propria coscienza” e a riempire di contenuti morali e ragioni ideali le proprie azioni.
Questo è il motivo per cui apprezzo il tuo andare fuori passo andando al passo (e la tua ironia) e dall’altro lato mi dispero quando vedo la totale inedia di tante ottime menti di intellettuali ed artisti beneventani che rifuggono da qualsiasi forma di impegno civile (che dovrebbe essere proprio ed intrinseco all’uomo di cultura), discussione e confronto reputando che il loro compito possa esaurirsi nello sviluppo (talvolta anche eccelso) della propria arte e competenza.
Ed è questo anche il motivo per cui non sono d’accordo con il nostro comune amico Nicola Sguera quando individua nell’ uscita della politica dalla gestione delle attività culturali l’unica alternativa. Non è un’alternativa ma una scorciatoia in cui chiedendo alla politica, cui bisogna dare pari dignità che alla cultura, di uscire di scena si ripristina lo stesso scenario di prima ma a parti invertite. L’altra strada è, invece e a mio avviso, di riuscire a mantenere la politica e la cultura svincolate tra loro ma entrambi abbastanza forti da poter ognuna espletare il proprio compito “interagente”.
Questo però presuppone una classe intellettuale forte, autonoma e, soprattutto, responsabile civilmente, che non abbia timori reverenziali nei confronti del potere costituito e capace di confrontarsi, discutere, elaborare percorsi ed indicare prospettive avendo, d’altro lato, l’autorevolezza per farlo. Un’utopia per Benevento?
Probabile. E tra la certezza che lo sia ed il dubbio seguo ancora una volta Norberto sulla strada del secondo dandoci così una speranza.