(Sanniopress) – Caro Giancristiano, ti apprezzo più in prosa che in poesia e questo sia per la forma che per il contenuto. Tu hai un physique du role e, credimi, il mieloso del volemose bene proprio non ti si addice.
Tu sei quello che fustiga la mediocrità di Pepe quanto le cazzate di Viespoli o il burocratese di el kozeh (che così si scrive).
VederTi quindi vagheggiare di tre amici al bar a bere alla faccia del buon Pepe proprio non me lo aspettavo anche se ora mi immagino che mi dirai che era per animare il dibattito. E allora animiamolo (…o almeno proviamoci)!
È una città ben strana (e triste) quella in cui per riuscire a ragionare di qualcosa bisogna perdere la memoria o accontentarsi del tirare a campare.
D’altro canto dici pure che abbiamo la memoria corta e ci parli di Zazo e mi fai felice.
Però lo sai anche tu che Zazo non esiste senza il Meomartini e che il museo del Sannio al chiostro di Santa Sofia del primo non ci sarebbe senza l’istituzione del museo del Sannio fatta dal secondo o dal Talleyrand se preferisci.
Per dirla in altre parole la cultura è continuità, evoluzione, percorso che spesso è anche dialettico ma che, la Storia ci insegna, non può prescindere dal prima.
Tu mo’ mi dirai che questa è una cosa abbastanza banale: allora spiegalo pure a Raffaele quando ve ne andate in giro presi da incantamento. E spiegagli che i percorsi sono importanti quanto l’arrivo perchè noi siamo non solo quello che facciamo ma anche, e soprattutto, come lo facciamo. Ed il metodo di Raffaele è stato sempre anti storico, o, se preferisci, anti evolutivo (che è il peccato mortale per chi si occupa di cultura) fin dai primi giorni del primo dei suoi due mandati.
Sempre basato sul negazionismo ha azzerato tutto ciò che ha trovato non so se per ansia di prestazione nei confronti del precedente barbuto assessore, delirio di onnipotenza o semplicemente perchè la politica peggiore fa così.
Una cosa è però certa: ha segnato una discontinuità con il passato. Ha quindi fatto carta straccia del metodo Orlando che riusciva a mettere insieme le proposte dei Ciervo con quelle di el Kozeh, i progetti di Miele con quelle di Fetto o Intorcia e che, riuscendo a fare sintesi di tutte queste anime (che erano anime della Cittá), costruiva una proposta complessiva di qualità (si chiamava Benevento Cittá Spettacolo Tutto l’anno) spendendo un decimo di quanto ogni anno spende il giovane assessore da sette anni a questa parte sempre però giustificandosi che non sono soldi che ci mette il Comune ma la Regione come se poi non siano soldi pubblici e lui non sia tenuto per questo ad amministrarli con oculatezza e prestando attenzione alla qualità e alla congruità della proposta.
Si è invece riempito la bocca di “strategia” sperando nell’ignavia dei beneventani e di coloro che, pronti ad inorridirsi se il sottoscritto usa brutte parole tipo “marketing territoriale”, d’altro lato si dimenticano di ricordargli che ha distrutto Cittá Spettacolo, perso Techné, ridotto la Fondazione Cittá Spettacolo a una depandance dell’ Assessorato, non riesce a far funzionare nemmeno uno dei Teatri della Cittá e che tre quarti delle attività del suo governo l’anno prossimo si dissolverà nel nulla alla faccia della grande visione e della potente strategia.
Ora un ciclo è finito, i soldi da mamma Regione non ci sono più e il bel Raffaele inizia a nascondersi dietro il dito dell’impossibilita “di fare incoming” da parte del Comune o del “turismo di prossimità” senza che alcuno si incazzi visto che fino ad ora ci ha invece raccontato (e con questo argomento giustificato i sette e passa milioni di euro spesi) che il nostro posto era nel gota del turismo mondiale di qualità.
Io lo so che Raffaele Ti sta simpatico (lo hai pure scritto un po’ di mesi fa) e secondo me sta simpatico pure a Viespoli (è l’unica spiegazione plausibile al fatto che uno come lui si sia tenuto in silenzio l’accusa di aver generato una classe dirigente di cui ci si dovrebbe vergognare) però ci deve essere il momento in cui, al di là della simpatia e dell’incantamento, si inizia a ragionare seriamente parlando di percorso, responsabilità (o meglio di incapacità) e decidendo di cosa ne vogliamo fare di questa Cittá.
Ed il momento è questo caro Giancristiano! Perchè le unghie sul vetro di Raffaele a proposito del turismo di prossimità o la reazione isterica e spropositata avuta quando è stata messa in dubbio la sua paternità del riconoscimento Unesco dimostrano che un ciclo si sta esaurendo, che è finito il periodo delle vacche grasse e che il re stratega è nudo.
Ma il momento è questo anche perchè siamo arrivati quasi ad un punto di non ritorno, dove la nostra comunità cittadina ha quasi perso il senso dell’identità, la delinquenza diffusa ed organizzata inizia ad alzare il tiro, i nostri adolescenti non hanno riferimenti ed educazione nè storica nè civile ed il senso estetico e del decoro si è abbassato ad un livello preoccupante.
Questo è quindi il momento delle idee, del confronto (anche serrato se necessario) utile ed indispensabile per disegnare un progetto di Cittá costruito intorno alla Cultura. È il momento in cui gli intellettuali, gli operatori culturali, gli educatori, i giornalisti dovrebbero confrontarsi e lavorare ad una prospettiva condivisa e condivisibile per una Cittá che oggi sembra avere più passato che futuro.
È il momento quindi che gli Sguera, i Martignetti, i Ferrante, i Ciervo, i Desiderio, i Panella, i Miele, i Fetto, le Del Prete, i Fonzo, gli Intorcia, i Galasso, gli el Kozeh, i Pietronigro, i Masone, i Nuzzolillo, i De Vincentiis, i Del Piano, le Bartolino, i Pontillo, i Razzano, gli Aquino, le Rossi, le De Lucia e le altre cento o mille persone che non ho potuto citare e che hanno passione, competenza e qualcosa da dire di utile per restituire a Benevento un sogno, un progetto ed il posto che merita in Italia e nel mondo si mettano al lavoro.
Finchè questo non accadrà Tu continuerai a redigere belli articoli o a comporre pessime rime, io a usare turpiloquio tecnico, Raffaele a farsi strategicamente i fatti suoi e magari riuscire a diventare sindaco o deputato e la Città ad andare in malora.
A questo punto che scegli: (la) testa o (la) croce?