(Sanniopress) – Caro Giancristiano, più che Cecco in questa circostanza hai tentato di emulare Indro (ed io ti auguro che sia così per il futuro)! Dico ciò perchè seguo sempre con grande interesse i tuoi interventi ma questo, consentimelo, appare forzosamente al di sopra delle parti e faziosamente velato da sindrome di “superiorità”. Credo, infatti, di aver colto più di una volta nel tuo disquisire passato una velata critica all’opposizione ed in particolare alla mia persona fondata su una non troppo evidente voglia di rivendicare ciò che si era fatto e detto nel periodo in cui si era stati chiamati a governare la città. Hai sempre sollecitato il risveglio, insomma, di un orgoglio sopito ed ecco che… in questa occasione in cui tale rivendicazione concretamente si è materializzata…. arriva il tuo dissenso condito di contrarietà e di banalizzazioni. Chiarisco, in tal senso, di non aver affatto voluto cedere al giochino “l’ho fatto io, sono il più bravo!!! Aver risposto alla missiva di Rito Martignetti, per me, è stata l’occasione per tentare di riaprire un dibattito che in questa città purtroppo volutamente langue.
Nella mia articolata risposta, infatti, non vi era solo la questione Unesco bensì la disamina attenta di una serie di proposte e di attività di sicuro interesse. Non ho mai rivendicato l’inserimento di S.Sofia nel patrimonio dell’umanità… Ho solo cercato di far comprendere che l’iniziativa era stata concepita molti anni prima. Per l’esattezza era partita col governo Viespoli e con una serie di contatti tra cui, mi piace ricordare, quello con Martinazzoli all’epoca sindaco di Brescia. Poi l’iter era proseguito negli anni con uno studio affidato ad una equipe di validi professionisti e docenti della città e con una corposa attività di interscambio con città come Cividale e Spoleto (dove, tra l’altro, mi sono recato in qualità di assessore alla Cultura dell’epoca). Del Vecchio ha, dunque, volutamente frainteso in quanto nessuno ha voluto togliere a questa amministrazione ed a lui il merito di aver chiuso la pratica con l’inserimento di S. Sofia attraverso l’adesione ad una proposta seriale di più siti distribuiti su tutto il territorio nazionale (come dimostrato dal sito Italia Longobardorum ).
Come spesso accade, insomma, quando c’è un cambio di amministrazione non sempre chi progetta inaugura l’opera! L’aver, dunque, rivendicato un’attività non mi sembra affatto nè scandaloso nè lesivo di alcuna verità ma semplicemente l’effetto di un amore profondo per la propria città e, soprattutto, del rispetto per un lavoro concretamente fatto che è giusto sia rivendicato da chi ci ha creduto profondamente dimostrandolo anche col voto espresso (all’unanimità) nella prima consiliatura Pepe.
Circa il “marketing territoriale”, inoltre, debbo dire che non è affatto frutto del linguaggio tecnicistico di qualche mio amico ma trattasi di scienza molto delicata, complessa ed in continua evoluzione che ho avuto modo di approfondire negli anni e di veder pubblicizzata in pompa magna al Compa di Bologna (Salone della comunicazione della pubblica amministrazione).
Chiudo con una citazione (se Cecco/Indro me la lascia passare). Quando accadono fatti come questi non posso fare a meno di ricordare il titolo del più famoso dei libri di Chatwin che negli anni si è trasformato in uno slogan che oggi voglio far mio: “Che ci faccio qui?” Ecco, mi chiedo che ci facciamo noi tutti che abbiamo nelle vene il sangue ribollente di chi sempre è alla ricerca e non vuol fermarsi mai? Ti saluto e, permettimi, vai anche tu…….
Vabbé, lasciamo stare.