(Sanniopress) – Il servizio sanitario del Sannio non è dei migliori e, rispetto alla Campania e al commissariamento di spesa e gestione, paga un prezzo troppo alto in termini di assunzioni, risorse e servizio. Gli ospedali del Sannio dovrebbero essere cinque: il Rummo e il Fatebenefratelli a Benevento, il Maria delle Grazie a Cerreto Sannita, l’Alfonso dei Liguori a Sant’Agata dei Goti e il misterioso ospedaliero di San Bartolomeo in Galdo. Questo in teoria o, ancor meglio, nel mondo dei sogni. Nel mondo reale gli unici due ospedali sono quelli del capoluogo. Gli altri tre non ci sono. Tuttavia, tra i tre fantasmi, quello che sta messo meglio è il nuovo ospedale di Sant’Agata dei Goti la cui struttura sorge nella frazione di San Pietro e per la sua centralità dovrebbe essere in grado di garantire un servizio primario e di base ai molti comuni della valle caudina e della valle telesina che vi gravitano intorno. Come già ho avuto modo di dire in un precedente articolo, il presidio ospedaliero di Sant’Agata dei Goti è sottoutilizzato e nei fatti è un bene di lusso sprecato. Fino a quando lo si potrà tenere aperto visto che garantisce pochi servizi in regime di diseconomia? Se si vuole salvare ancora una volta questa presenza ospedaliera di base bisogna prima di tutto evitare di nascondere la testa sotto la sabbia.
Per provare a dare un senso al presidio ospedaliero santagatese c’è una strada da seguire: quella che porta al Rummo. Il direttore generale dell’azienda ospedaliera beneventana, Nicola Boccalone, guarda al presidio ospedaliero di Sant’Agata come ad una possibile “seconda sede” del Rummo o una sua “sede distaccata”. Facciamo un esempio: “Oggi il servizio di radiologia a Sant’Agata dei Goti – spiega Boccalone – è possibile tenerlo aperto grazie alle convenzioni con il Rummo che, però, hanno un costo di 60 euro all’ora più l’aggravio delle tasse. Invece, se il presidio ospedaliero venisse unito all’azienda ospedaliera Rummo si avrebbe una migliore programmazione e un miglioramento al contempo sia dell’offerta sia della spesa. Il servizio di radiologia verrebbe a costare non più 60 euro all’ora ma 10 euro all’ora. Ma – e ci tengo a precisarlo e ribadirlo – non è solo una questione di riduzione e controllo virtuoso della spesa ma anche un miglioramento qualitativo del servizio sanitario. Dunque, perché non intraprendere questa strada?”. Già, perché?
I problemi della sanità sannita si ripercuotono sugli ospedali beneventani e in particolare sul Rummo. C’è bisogno di una riorganizzazione della sanità su base territoriale mettendo insieme i servizi primari della medicina – medici di famiglia, presidio ospedaliero, Asl – e i servizi ospedalieri. La proposta di Nicola Boccalone, dunque, non va vista solo come il tentativo di salvare il salvabile del presidio ospedaliero di Sant’Agata ma anche come una possibilità concreta di aiutare lo stesso lavoro ospedaliero del Rummo a migliorare la propria offerta. “Se mettiamo insieme le risorse che abbiamo sul nostro territorio – continua Boccalone – abbiamo la possibilità di ottimizzare costi e spesa e di avere più servizi diffusi. Le due cose – minori costi e migliori servizi – vanno di pari passo e creano un sistema virtuoso che la stessa Regione deve considerare con attenzione”.
E infatti l’idea di accorpare più servizi sanitari sotto un’unica amministrazione – un po’ come accade con le scuole – passa per una modifica del piano regionale del 2010. L’occasione buona è quella della discussione del piano di rientro. Ma a chi spetta avanzare un progetto sanitario di questo tipo? Intanto, il direttore generale Boccalone, dopo averla formulata qui, la sosterrà con l’Asl e in Regione. Ma anche il Comune di Sant’Agata dei Goti potrebbe mostrarsi interessato al progetto. Il sindaco, Carmine Valentino, che ricopre anche l’incarico di assessore provinciale, dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di fare del presidio ospedaliero Alfonso Maria de Liguori una “seconda sede” del Rummo, soprattutto se questa prospettiva si rivelerà in concreto un modo per sviluppare il presidio ospedaliero ed evitarne la chiusura.