di Antonio Tretola
(Sanniopress) – Un ‘oscura associazione ha proposto di eliminare o emendare la ‘Divina Commedia’ dai programmi di studio: conterrebbe riferimenti antisemiti, islamofobi ed omofobi. Povero Dante, sperduto nella ‘selva oscura’ del ‘politically correct’, impallinato nel ‘breve pertugio’ del multiculturalismo, deriso dal relativismo di coloro che vissero (e vivono) ‘senza infamia e senza lodo’ ed infine dileggiato dai nuovi Cerbero del pensiero, che ‘caninamente latrano’.
L”altezza d’ingegno’, come il Poeta definiva il valore intellettuale, deve abbassarsi, indebolirsi, poetare sì ma solo a certe condizioni: il ‘folle volo’ dell’arte, deve inchinarsi alle regole di una civiltà in cui il confine tra giudizio ed offesa, sta diventando così labile che prima di scrivere o dire qualunque cosa, è opportuno tenere in tasca il numero di un buon penalista. Per non finire nel cerchio infernale del ‘può dar luogo a devianti e pericolose interpretazioni’.
Su ogni canto sarà apposto un bollino, verde o giallo o rosso, come quello dei programmi Tv. Dante è in pericolo, il comune di Pisa, a causa della famosa invettiva (la città della Torre definita vituperio de le genti/ del bel paese là dove ‘l si suona/ poi che a te punir i tuoi vicini son lenti/ muovasi la Capraia e la Gorgona) ha già pensato di rimpinguare le casse chiamandolo in giudizio (pagherebbero le case editrici).
L’associazione contro il cannibalismo ha già manifestato e proposto la messa all’indice del testo: il verso la ‘bocca sollevò dal fiero pasto’, potrebbe stimolare gesti sconsiderati. Ed ancora protestano le associazioni animaliste: la lupa non ha natura ‘malvagia e ria’, come scritto nella Commedia, ma chiedono che il verso sia cambiato in ‘animale grazioso e benigno’.
La Commedia è tutta da riscrivere, una commissione apposita sarebbe già stata allertata: molte cose vanno corrette. Tra i versi al vaglio della nuova ‘Inquisizione’ anche naturalmente il 128 del III Canto, quello in cui è citata la città di Benevento come luogo della morte di Manfredi. Già Dante si era premunito, prevedendo una decisa svolta napolicentrista, esattamente nello stesso canto aveva citato anche Napoli: parlando del corpo di Virgilio, morto a Brindisi, afferma: ‘Napoli l’ha/ e da Brandizio è tolto’. Insomma una digressione sul suo Maestro, buttata lì proprio per prevenire future, possibili proteste partenopee.
Ma il verso sulla città sannita ha comunque mandato su tutte le furie le altre province campane: se fosse capitato, quel che si era prospettato in estate, il verso sarebbe diventato: ‘in co’ del ponte /della provincia irpina/ di tutte la più bellina’. Tramontata quest’ipotesi, un decreto regionale farà emendare la terzina, per coinvolgere nel celebre verso anche le altre province in nome dell’omogeneità territoriale, il ponte diventerebbe quello ‘ubicato presso una provincia interna, dalla quale sono facilmente raggiungibili in autostrada (in nota, nelle glosse della critica, verrà specificato, non in treno) le aree costiere della Regione”.
(tratto dal settimanale Messaggio d’Oggi)