(Sanniopress) – “Non riesco a credere che vogliono zittirmi. Io continuo a fare il mio lavoro di autore e giornalista. Sono sicuro che gli investigatori sapranno capire se c’è una correlazione tra gli episodi che ho denunciato e la mia attività giornalistica”. Si sforza di apparire sereno Duccio Giordano, che intervisto per l’osservatorio Ossigeno, che gli manifesta solidarietà per quelle che sembrano proprio intimidazioni legate alla sua attività professionale.
A Duccio sono arrivate moltissime attestazioni di solidarietà. Fra i primi gli ha telefonato il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, che a nome di tutti i giornalisti campani ha manifestato solidarietà e vicinanza. Lucarelli ha rilanciato l’appello alle forze dell’ordine affinchè assicurino “una maggiore protezione per i giornalisti impeganti in Campania sui versanti della cronaca nera e giudiziaria”. Appello che il presidente dell’Ordine dei giornalisti aveva già fatto, nei giorni scorsi, durante un’audizione al Comitato per l’ordine e la sicurezza, convocato dopo le scritte minacciose e la stella a cinque punte disegnata sui muri dell’edificio che ospita la redazione del quotidiano “Roma”.
Due episodi. Duccio ha 36 anni ma è già un giornalista affermato. E’ autore e conduttore della trasmissione televisiva “Panni Sporchi”, in onda il martedì sera sull’emitente privata campana “Canale 8”. Nella notte tra sabato e domenica ignoti hanno dato fuoco alla sua auto e hanno messo a soqquadro il suo appartamento. Perché ce l’hanno con lui? Forse perché è l’ideatore di questo format che già l’anno scorso, quando è andata in onda la prima serie, ha avuto successo e si è segnalato come programma innovativo. “Io faccio giornalismo d’inchiesta. Racconto i fatti con un linguaggio televisivo veloce e moderno. Racconto – spiega Duccio – la realtà di una Campania teatro di storie dure, estreme, di povertà, ignoranza, attività criminali, ma anche scenario di storie di speranza, dignità e riscatto”.
Magistrati in studio. Gli investigatori sembrano convinti che l’incendio dell’auto e l’intrusione in casa siano da collegare proprio all’attività giornalistica di Giordano, alla prima puntata della nuova serie del suo programma. Con il titolo “Vita sotto scorta”, Duccio ha ospitato alcuni magistrati di punta della Procura partenopea, Federico Cafiero de Raho, Catello Maresca, e della Cassazione, Raffaele Cantone, e la giornalista Rosaria Capacchione. Tutte persone impegnate in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Vedi il VIDEO
“Non so proprio se sia così. Mi rendo conto di non vivere a Zurigo. Napoli è una città particolare dove accadono cose particolari. Perciò voglio aspettare con serenità che gli investigatori mi dicano cosa significa ciò che mi è accadutoIo, per quanto mi rioguarda, continuo a lavorare come prima. Sto preparando la seconda puntata, in tutta serenità. Naturalmente – dice Duccio – ho presentato una circostanziata denuncia. Ma non spetta a me tirare conclusioni. Bisogna capire bene cosa è accaduto”.
Gli investigatori però parlano già di fatti dolosi compiuti per intimidirti…
“Io questo non lo so e non posso dirlo. Aspettiamo che si concludano le indagini. Certo, se sarà confermata l’ipotesi degli inquirenti vuol dire che siamo di fornte a un fatto gravissimo ed inquietante. Spero davvero che invece si tratta solo di una sfortunata coincidenza. Se non fosse così, sarei molto preoccupato. Significherebbe che in Campania, a Napoli la libertà di stampa è a rischio. Che un giornalista non è libero di fare il proprio mestiere in serenità e in sicurezza. Non voglio neppure pensarci. Sarebbe gravissimo e spero che non sia così. Ma, ripeto, meglio attendere. Non lo dico per esorcizzare la paura o perché cerco di non pensarci. Tutt’altro. So solo che “Panni Sporchi” è un programma che vuole raccontare le realtà di Napoli e della Campania per quel che è. Vuole soltanto narrare storie che accadono, vuole informare i telespettatori in un modo diverso, senza farsi trascinare dal clamore della cronaca più recente”.
Raccontare quelle vite sotto scorta di magistrati e giornalisti, apparsi come vittime, può avere infastidito qualcuno. Non credi?
“Non lo so proprio. Sinceramente spero di no. Noi non abbiamo fatto altro che mostrare con discrezione e senza retorica, con interviste e filmati, l’impegno di uomini e donne che quotidianamente lottano contro la camorra. Non abbiamo fatto alcuno scoop. Abbiamo semplicemente raccontato come si svolge la giornata di magistrati e cronisti che ogni giorno devono fare i conti non solo con i problemi propri del loro lavoro. Abbiamo mostrato la dimensione umana di alcune persone che rischiano la vita mentre lavorano per conto dello Stato e nell’interesse dei cittadini, tra mille difficoltà e sacrifici, per difendere e la legalità e la giustizia”.
Proprio il fatto che un giornalista metta l’accento su questo aspetto può aver allarmato qualcuno. Non pensi?
“Voglio pensare che non sia così. Voglio credere che si può ancora fare giornalismo liberamente, senza rischiare e senza essere oggetto di ritorsioni. Voglio pensarlo, anche se, lo so, tantissimi cronisti sono già stati minacciati per aver semplicemente pubblicato una notizia vera. Per quanto mi riguarda, fino a prova contraria, voglio pensare che si sia trattato di semplici coincidenze”.
Qualche tempo fa sei hai subito un furto. Adesso anche quell’episodio può sembrare un po’ strano.
“A pensarci bene, è vero. Non poco tempo fa mi hanno rubato un gommone ormeggiato a Borgo Marinari. Non avevo dato molta importanza alla cosa. Comunque ho riferito alle forze dell’ordine anche questo episodio”.Cosa ti proponi con la tua trasmissione? Due anni fa, quando ho progettato “Panni Sporchi”, volevo narrare delle storie da punto di vista diverso. Ci ho provato e sembra che ci siamo riusciti. La prima puntata si è occupata di camorra, ma mia trasmissione non si occupa solo di camorra. Quando siamo stati andati a Scampìa non abbiamo fatto vedere solo i drogati e gli spacciatori, ma anche e soprattutto le associazioni di volontariato, i sacerdoti impegnati in prima linea, l’impegno di tantissimi persone perbene che abitano a Scampia ed ogni mattina vanno a lavorare e poi s’impegnano per migliorare la vivibilità del loro quartiere. Abbiamo documentato la vita dei rom, le loro tradizioni, la loro umanità, la loro cultura, il degrado in cui vivono. Abbiamo registrato l’impatto della crisi economica che produce nuovi poveri. Ci siamo addentrati nel mondo della destra partenopea e di Casapound. Insomma “Panni Sporchi” tratta tanti argomenti. La sua particolarità consiste nell’offrire un punta di vista diverso. Noi ci sforziamo di fare un giornalismo più riflessivo e approfondito e quindi più interessante”.
(tratto da Ossigeno per l’informazione)