(Sanniopress) – Un libro sulla storia di Sant’Agata dei Goti nell’ultima fase del Risorgimento e il periodo dello Stato liberale: perché? La risposta non è difficile: è nell’età della “nuova Italia” che nasce la “nuova Sant’Agata” e attraverso opere e contrasti viene al mondo la Sant’Agata dei Goti che effettivamente conosciamo fin dalla nostra infanzia. È in questo periodo che Sant’Agata dei Goti cambia materialmente e moralmente, nell’economia e nelle istituzioni e diventa la cittadina che giunge “fino ai nostri giorni” come la nostra città. È questa la storia di Sant’Agata dei Goti che più ci riguarda perché ci tocca direttamente nelle storie di uomini, istituzioni, famiglie, imprese, vite e morti. È la storia santagatese che più ci interessa: non perché sia un buon settore di ricerca da documentare ma perché l’interesse tocca la nostra stessa vita morale. La storia di Sant’Agata dei Goti nell’età liberale, dunque, è – alla lettera – interessante giacché inter-esse significa che è nel nostro essere. E questo, a dispetto di quanto si possa credere, è la condizione migliore perché ci sia storiografia ossia non solo le res gestae ma anche l’historia rerum gestarum: il racconto delle cose accadute.
Alla base della ricostruzione storica c’è un bisogno pratico: l’azione o la necessità di vivere. Perché quella cosa strana che è la natura umana è fatta o sembra fatta in modo tale che l’interpretazione dell’esistenza è il suo modo di essere al mondo. Non è vero, come ancora una volta si tende a credere, che siamo spinti alla conoscenza storica dalla ricerca dell’identità e dalla conservazione delle radici. Semmai, questi sono “effetti collaterali” della storia ma non ne determinano l’esigenza che appartiene alla vita umana, la quale per continuare ad essere degna di sé cerca di sapere allo stesso modo di chi, chiuso in una caverna, cerca la luce del giorno. La conoscenza storica non è fuori ma dentro la vita e questa sua condizione determina il valore della storiografia che è a sua volta un prodotto storico. L’umanità è in sé storia e uscire dalla storia significa né più né meno che uscire dal senso dell’umano. Pensare la storia come un atto di neutralità della conoscenza significa non pensare affatto perché lo scopo dello storico non è l’impossibile ricostruzione di come andarono le cose bensì la comprensione del significato del fatto che, svelato, accresce il senso che noi abbiamo della nostra umanità e ci consegna più coscienti all’azione quotidiana. L’obiettivo della storia neutrale o oggettiva trascolora nell’irrazionalismo e nella decadenza, là dove la conoscenza storica radicata nei bisogni della vita pratica si presenta come ragionevole e rinvigorisce la vita morale come vita libera. È con questo spirito che ho lavorato alla Storia di Sant’Agata dei Goti nell’età liberale. Le mie intenzioni sono premiate dal risultato? La risposta al signor lettore e al signor tempo.
La storia di Sant’Agata dei Goti dal 1860 al 1920 ci appartiene – mi appartiene – più di ogni altra. È in questo sessantennio che la comunità santagatese si forma per come noi oggi la conosciamo e la sentiamo. È in questo tempo che Sant’Agata dei Goti diventa Comune e si lega, con i sacrifici e i miglioramenti della vita quotidiana e con le morti della vita in guerra, alla storia nazionale. Le idee, le passioni, gli interessi, le intenzioni, le verità e gli errori che si agitano in questa storia si agitano ancora nel nostro petto e si lasciano intendere – o ci illudono di questa intesa, il che è lo stesso – meglio di quanto non accada per la storia dei secoli precedenti, bui o chiari che siano. Gli uomini e le opere – Picone, il Risorgimento e il ponte, Cieri e il seminario, Tidei e l’acqua, la luce, le scuole, la banca, la buona amministrazione – ci parlano direttamente perché s’intrecciano tuttora con la vita ordinaria di Sant’Agata dei Goti.
Il senso della libertà conquistata e la possibilità di pensare e agire alla luce del sole è il senso della nostra vita politica e morale. Perciò questa storia ci fa battere più forte il cuore e sembra che il suo e il nostro cuore si corrispondano.
La storia che ho scritto non è una storia completa (ma i due concetti – storia e completezza – fanno a pugni). Può essere e deve essere integrata. Sul piano biografico, documentale, sociale la storia che ho cercato di raccontare va accresciuta. Ma ciò che non muta e si può ritenere acquisito è l’individuazione di questa epoca della storia di Sant’Agata dei Goti come il periodo di maggior cambiamento e crescita civile della cittadina e della stessa diocesi. Il senso del Comune, della nazione, dei diritti e dei doveri civili, anche degli scontri e della lotta politica, insomma, con una sola parola, la libertà, nasce e si forma in questi sessant’anni che coincidono con il sessantennio dello Stato liberale e che restano, dopo la fine di quell’età e del Regno d’Italia, il mezzo e il fine della vita civile e dell’interpretazione del passato come del futuro. Perciò spero che questa interpretazione possa essere ben accolta e arricchita, anche discussa e messa alla prova attraverso l’accesso agli archivi del Comune e della Curia. Purtroppo, sia pure per ragioni diverse, gli studi storici su Sant’Agata e il miglioramento della sua coscienza civile non sono favorite dalla consultazione e dalla ricerca negli archivi del municipio e della diocesi.
Mi auguro che il mio lavoro induca l’Amministrazione comunale a ordinare il ricco archivio che versa in condizioni non degne della nostra storia e del grado di civiltà della cittadina: gli atti del consiglio e della giunta a partire dal 1860 vanno conservati, custoditi e resi accessibili alla consultazione di studiosi e appassionati di storia patria. Allo stesso modo mi auguro che l’Archivio diocesano – da ragazzino contribuii ad ordinare la biblioteca che porta il nome di Sisto V – sia più aperto agli studi, da qualunque parte essi vengano, perché nei documenti della Chiesa e dei suoi vescovi, come dimostra proprio il mio modesto lavoro, passa una parte cospicua del passato e dell’interpretazione storiografica che ne possiamo dare. Fondando nel 2005 la Biblioteca Melenzio ho inteso non solo rendere omaggio alla memoria e all’opera di uno studioso, ma anche rimarcare la necessità di pensare e realizzare istituzioni dedicate ai civilissimi studi storici.
La qualità civile della nostra vita quotidiana è legata oggi più di ieri all’immagine che con letture, studi, ricerche costruiamo della storia di Sant’Agata dei Goti. La vita civile è anche il frutto degli studi storici e più questi sono sentiti e rigorosi più quella è fresca e progredente. Vita civile e storia o, che è il medesimo, vita e studi si annodano e avvincono come il pensiero si avvince all’azione e in essa circola – che è poi il senso più intimo del mio contributo alla storia del mio paese.
(tratto dal libro Storia di Sant’Agata dei Goti nell’età liberale – edizioni Il Chiostro, marzo 2012)
COL TEMPO ..E CON LA LETTURA LA SUA FATICA SARA’ DI SICURO “PREMIATA”(NON SPETTA A ME DIRLO…MA GLIELO AUGURO DI VERO CUORE)!