(Sanniopress) – Parliamo molto dei soldi della politica ma faremmo meglio a parlare della politica dei soldi. Perché i tre quarti della politica – e della politica locale – gira intorno ai soldi. Tutti vogliono i soldi, tutti cercano i soldi, tutti si danno da fare per fare affari. Con i soldi pubblici. Ecco perché il miglior argomento politico sono i soldi. Le stupidaggini che dicono amministratori e politici quando rilasciano interviste o divulgano veline sono cose gaglioffe. Dicono una cosa e ne pensano un’altra e la cosa che pensano è: i soldi. Le nostre amministrazioni potranno iniziare ad avere una possibilità di miglioramento solo quando la spesa sarà controllata voce per voce, quando i controlli dello Stato saranno ripristinati e quando i risultati saranno commisurati ai soldi spesi. Tutto il resto sono stronzate.
I soldi della politica fanno venire il sangue agli occhi. Sapere che il tesoriere della Margherita ha intascato 13 milioni di euro – ma si ritiene che siano molti di più – e che usava aerei privati, che pagava le vacanze agli amici, che faceva una vita da nababbo con i soldi del finanziamento statale dei partiti fa girare tutto. Il finanziamento pubblico dei partiti, già abolito dal referendum, va abolito una seconda volta (al massimo va lasciata in piedi solo la parte relativa al lavoro amministrativo in Parlamento). L’Italia è l’unico Paese in cui lo Stato dà i soldi ai partiti a fondo perduto: dà i soldi e non controlla i bilanci. Così i soldi spariscono. Il tesoriere Lusi ha detto: “Se parlo salta tutto il centrosinistra”. Silenzio. Nessuno parla più, nessuno lo accusa più.
Tuttavia, se i soldi alla politica o della politica vanno aboliti, drasticamente ridotti e i bilanci portati alla Corte dei Conti, ancora più importante è mettere sotto la lente del controllo dei cittadini e della Corte la politica dei soldi. Vale a dire il mare di soldi che è amministrato negli enti locali. C’è bisogno di una costante “spending review” che detta così in inglese fa figo e colpo ma significa una cosa concreta e seria: “revisione della spesa”. La vita allegra che si conduce negli enti locali è dovuta al fatto che non vi sono più controlli.
Il giornalista Enrico Marro del Corriere della Sera ha intervistato il ministro Pietro Giarda, responsabile dei Rapporti con il Parlamento, e in coda alla conversazione gli ha chiesto: “Non crede che un elemento fondamentale della ‘spending review’ debba essere la trasparenza? Perché non obbligare tutte le amministrazioni pubbliche a pubblicare sui propri siti tutte le spese effettuate, voce per voce, l’elenco di tutte le ditte fornitrici con i relativi contratti, il rapporto dirigenti-dipendenti e ogni altro indicatore utile al cittadino per verificare come vengono spese le risorse pubbliche? C’è qualche provvedimento in arrivo in questo senso?”. Risposta: E’ una buona idea, ci penseremo”. Più che un’idea è una necessità.
Pendete il caso di Benevento. La Corte dei Conti ha appena contestato danni per ben 2 milioni di euro alla prima amministrazione Pepe. Chi paga? La Provincia, a detta del presidente Cimitile, ha speso 6 milioni di euro per la famigerata scuola di magistratura con il piccolo particolare che i soldi se ne sono andati ma la scuola non è venuta. Chi paga?
I bilanci degli enti locali vanno messi on-line e non in modo criptico ma in modo chiaro affinché il controllo possa essere esercitato anche dai cittadini. La politica si fonda sulla gestione della spesa pubblica, allora, se vogliamo riformare la politica in meglio dobbiamo controllare la spesa pubblica e sapere chi spende, quanto si spende, per cosa o per chi si spende. Così in ogni settore: comune, provincia, regione, sanità, uffici, scuola. La politica dei soldi è la base della vita democratica e se non c’è controllo dei soldi e della spesa non c’è bisogno neanche di rappresentanza politica. La rappresentanza politica nasce proprio per esigenze di controllo e l’insofferenza della politica ai controlli è la manifestazione più palese di una democrazia distorta e di una vita statale offesa.
Mi sembra che in ogni campagna elettorale il leit motif molto apprezzato dai partecipanti al comizio o riunione,sia la “trasparenza” degli atti a farsi, in caso di vittoria,dell’uno o l’altro versante.L’oratore di turno fa un punto di forza del comizio, il momento in cui dichiara che i cittadini saranno “informati passo per passo delle iniziative,delle opere nuove e di quanto verrà speso,in modo tale da poter fattivamente intervenire oltre che prendere atto”.Tutto inutile se non c’è la legge specifica che regolamenti tali attività.Rimane,allora solo il controllo da segugio,a posteriori,a giochi conclusi? Non credo sia interdetto perlomeno questo! Che siano solo e sempre i soldi a muovere i nostri “eroi” è veramente tanto triste e avvilente.Sempre più appare necessario puntare su persone che abbiano una condotta personale specchiatissima per rappresentare degnamente i cittadini.Non ha senso scindere vita privata da vita politica:ognuno è quello che è nel suo insieme ed agirà di conseguenza in ogni campo.Sarebbe arrivata l’ora che ad amministrare fossero persone votate alla gestione della Cosa Pubblica perchè preparate a tal fine tecnicamente e moralmente ineccepibili.Adele Cusanelli.