(Sanniopress) – Clemente Mastella e Antonio Clemente non hanno niente in comune, eccezion fatta per la “clemenza”. I due Clemente erano fino a ieri, come direbbe don Lisander, “l’un contro l’altro armati”. Fino a ieri. Poi qualcosa o qualcuno è intervenuto e il pubblico ministero ha fatto o ha dovuto fare un passo indietro. Anzi, due passi indietro: non è più lui l’accusa né nel processo della Luna né nel processo dei Sanniti. In questi due procedimenti, le cui prossime udienze sono previste per il 18 aprile, vi sono nomi noti e importanti: Sandra Lonardo Mastella, Clemente Mastella, e il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini. Chi non vi sarà più è Antonio Clemente. Perché?
Paul Newman ne Il verdetto dice alla sua maniera e con il suo sguardo: “Nella vita, per lo più, siamo un po’ perplessi”. Ecco, proprio questo è oggi il nostro stato: “Siamo un po’ perplessi”. E la perplessità è dovuta alla poca chiarezza che non ci fa capire. La sostituzione di un pubblico ministero da parte del procuratore capo non è un fatto eccezionale. Viviamo tempi in cui lo scontro tra magistratura e politica è duro e non sempre la magistratura ha ragioni da vendere. Tutt’altro. Tuttavia, “siamo un po’ perplessi”. In un solo giorno il sostituto Clemente è sostituito due volte e perde la titolarità di due processi. Ma non si capisce bene da chi e perché sia stato sostituito. Almeno non si capisce bene se si considera quanto ha detto lo stesso pubblico ministero ai giornalisti – “Chiedete al procuratore Maddalena” – e contemporaneamente quanto dice l’avvocato dell’ex ministro della Giustizia che, invece, ritiene che Clemente – il pm – abbia lasciato la titolarità dei procedimenti di sua volontà. E’ evidente che le due dichiarazioni o posizioni non possono stare tutt’e due in piedi. Una delle due deve cadere.
I motivi della nostra perplessità dipendono anche da altro. In questa vicenda, che va chiarita, un ruolo centrale lo ha indubbiamente il procuratore Giuseppe Maddalena. Sia che il pubblico ministero sia stato sostituito sia che abbia chiesto di essere sostituito, il capo della Procura di Benevento ha svolto un ruolo decisivo. Per il lavoro che svolge ogni giorno, con buoni risultati, nutriamo rispetto e stima per il procuratore Maddalena e dunque dobbiamo ritenere che abbia avuto rigorosi motivi che lo hanno indotto, in un modo o nell’altro, a non confermare la titolarità dei procedimenti al pubblico ministero che fino ad ora vi aveva lavorato. Però, se il procuratore Maddalena spendesse due parole per spiegare, forse, la sua decisione apparirebbe più chiara e noi saremmo magari un po’ meno perplessi.
C’è poi un altro aspetto, ed è quello decisivo. E’ inutile girarci intorno: se la sostituzione di Clemente in ben due processi desta perplessità e scalpore – vedrete che farà scalpore – è perché è presente l’altro Clemente. Il punto è questo, non altro. Piaccia o no, Clemente Mastella non è un politico qualunque. Alla sua politica possono essere ricondotti le sorti di almeno due governi: il governo D’Alema e l’ultimo governo Prodi. Prima di diventare indagato e poi imputato, è stato ministro di Grazia e Giustizia. Lui stesso ha dichiarato di aver inoltrato al Csm un esposto nei confronti del pubblico ministero che ora è stato rimosso dal suo incarico. Il Csm non si è ancora pronunciato (almeno non è noto un suo giudizio o provvedimento) ma il sostituto procuratore non è più al suo posto. Non è un mistero che il Clemente magistrato fosse sgradito al Clemente politico. Se fino ad oggi il Clemente magistrato aveva segnato dei punti a suo favore, ora è il Clemente politico a segnare un punto per sé.
Non sono un giustizialista e non ho la mistica per l’infallibilità dei giudici. Tutt’altro. Però, la storia dei due Clemente va chiarita perché al momento sembra che il Clemente politico sia riuscito a liberarsi del Clemente magistrato che non gli piaceva. E per questo siamo un po’ perplessi.
Non sono perplesso, sono avvilito. Queste notizie, al di là della fondatezza o meno dell’una o dell’altra ipotesi, aumentano il distacco tra Paese legale e Paese reale. I personaggi coinvolti nelle due inchieste sono troppo importanti per non permettere qualche seria riflessione e tutto l’alone di mistero intorno alla decisione presa ingenerano nell’opinione pubblica quantomeno il sospetto che quando ci sono in mezzo persone “intoccabili” può accadere di tutto. Fateci capire…
Chi tocca i fili muore….
Soprattutto sé il filo toccato è quello sinistro..
A buon intenditor poche parole..
Te saludi.