(Sanniopress) – Scusate, ma vi pare che con l’ipotesi di reato di voto di scambio su cui sta indagando il pubblico ministero Antonio Clemente, l’amministrazione comunale si possa e si debba impegnare con i gestori dei locali della movida in una sorta di scambio di questo tipo: gli esercenti ci mettono la vigilanza e l’amministrazione sponsorizza o organizza – dipende dai casi – quattro manifestazioni per garantire interesse e afflusso alla movida? Qui c’è un equivoco di fondo che è meglio dissipare nell’interesse di tutti: Comune, abitanti, movida.
Il Comune non è un impresario teatrale. Mi rendo conto che negli ultimi anni è stata fatta passare questa idea, tanto che l’assessorato ai Lavori pubblici che storicamente era quello attraverso cui passavano più spesa e più appetiti è stato quasi scalzato dalla sua posizione a vantaggio di quella cosa non meglio definita che riguarda l’assessorato alla Cultura, al turismo, allo spettacolo, tutte attività che hanno gestito soldi con la stessa oculatezza con cui Pinocchio sotterrò i suoi soldini per far nascere l’albero carico di monete d’oro su suggerimento del Gatto e della Volpe. Mi rendo conto che sulla cultura e sul turismo ognuno dice la sua tanto nessuno verifica nulla. Mi rendo conto di tutto. Ma conviene mettere un punto fermo pure alle fesserie. Il fine del Comune è garantire buona amministrazione e servizi ai cittadini. Il fine del Comune non è diventare socio in affari dei gestori dei locali notturni. Se vogliono dotarsi di un servizio privato di vigilanza lo facciano, ma sicuramente non possono pensare su questa base di fare uno scambio con l’amministrazione: noi ci mettiamo la vigilanza, voi la luna, il cantante, la birra.
Però, la cosa va meglio illustrata. Si è generata una falsa idea. Questa: la movida rappresenta il futuro turistico e culturale di Benevento. Allora, cerchiamo di capirci un poco. Se non ho capito male, proprio l’amministrazione comunale – la stessa amministrazione guidata da Fausto Pepe e con Raffaele Del Vecchio a cantare e suonare l’inno internazionale dell’Unesco – punta sul marchio Unesco per dire a se stessa, ai beneventani e al mondo intero: Benevento è e vuole essere sempre di più una città d’arte e di cultura, per questo segue la strada della qualità e dell’accoglienza. Se questa è la strategia che l’amministrazione intende attuare, allora, la movida cafona cozza inevitabilmente con l’idea di Benevento città d’arte e cultura. Guardate che non si tratta di un discorso astratto e snob. Tutt’altro, è una cosa molto, molto concreta che riguarda la scelta dei turisti. Ossia, Benevento dovrebbe essere in grado di scegliere i suoi turisti. E’ una cosa che avviene in ogni parte del mondo in base a ricerche di mercato, offerte e capacità di far incontrare domanda e offerta. Per dirla con un banale esempio: Benevento non ha bisogno di giovinastri che bevono, sporcano e vanno via ma di turisti che soggiornano, spendono, vivono e ritornano. Il turismo di Benevento è culturale e farlo implica scelte consapevoli. Qual è il ruolo della movida in questa strategia? Ne può avere senz’altro uno ma non è quello di trasformare il centro storico di Benevento in un circo o in un paesone dell’hinterland napoletano. Benevento non è Afragola.
C’è poi un’altra piccola questioncella da chiarire. La cultura crea soldi se è inserita in un sistema economico ma di per sé non crea un sistema economico. La cultura non è l’albero di Pinocchio e tantomeno lo potrà diventare la movida perché l’albero delle monete d’oro è come la gallina dalle uova d’oro: non esiste. Finiamola con l’idea che si debba fare chissà che e organizzare grandi eventi per attrarre chissà quali grandi folle e chissà quale interesse mediatico perché tutte queste cose finiscono solo con lo spendere soldi pubblici che non ci sono più e con il parlarsi addosso. Signori, la festa è finita. E’ tempo che ognuno ritorni a fare il suo mestiere. Il Comune faccia semplicemente il Comune, a partire dalla garanzia dell’ordine pubblico con – finalmente – il turno di vigilanza notturna. Non è il caso che faccia il capocomico. Abbiamo già dato.