(Sanniopress) – La Provincia è così importante ma così importante che non si sa che cosa farle fare. Nella sua prima versione il decreto detto salva – Italia liquidava la Provincia in toto. Poi, come spesso accade in Italia, ciò che si è cacciato dalla porta è stato fatto rientrare dalla finestra. Così il decreto salva – Italia ha salvato le Province ma non quelle piccole, vale a dire quelle al di sotto dei 300 mila abitanti. Questa cosa non l’abbiamo già sentita? Certo, lo scorso anno a Ferragosto. Come nel gioco dell’oca, siamo ritornati proprio al punto di partenza. Dunque, la Rocca dei Rettori è fuori. Ma mai dire mai o, come diceva il Trap dei tempi migliori, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. In fondo, basta ancora un altro giro di giostra, basta allargare ancora un po’ la finestra e, oplà, ecco che anche le Province più piccole portano a casa la pellaccia.
Mi direte: “Tu ce l’hai proprio con la Provincia”. Vi dirò: “La Provincia vi serve a qualcosa? No e allora via, a ramengo, che qui non ci sono soldi”. Ho letto un’intervista che Roberto Costanzo ha rilasciato proprio sul tema metafisico della Provincia alla rivista on-line Bene Comune. L’ex deputato democristiano confessa che “una Provincia che fa tutto, e non sempre bene, non ha più ragion d’essere”. Ma allora che cosa può fare, la Provincia? Niente, non ci sono funzioni provinciali specifiche perché anche quelle storiche – scuole e strade – saranno assorbite da Comuni e Regione. La Provincia non ha proprio “ragion d’essere”, come dice Costanzo. Ma allora perché fino ad oggi sono esistite? Per un motivo elementare: per spendere soldi. La Provincia in sé – quelle che scompariranno o saranno fortemente ridimensionate e quelle che sopravvivranno – è un centro di spesa. Ma i centri di spesa sono in contrasto e in contraddizione con il bilancio nazionale e locale dell’amministrazione italiana. Non ci possiamo più permettere centri di spesa e vedrete che se le province maggiori sono ancora una volta riuscite a passarla liscia, non è detto che ci riusciranno nel prossimo futuro. In fondo, l’obiezione che fu fatta ad agosto – o tutti o nessuno – è validissima anche oggi.
Con la fine della Provincia di Benevento come ente amministrativo – centro di spesa – non ci sarà la fine della Provincia di Benevento come comunità o insieme di comuni e paesi che sono altra cosa rispetto a Napoli e Caserta. L’identità del Sannio o del Beneventano – sempre che esista qualcosa del genere – non è data di certo dall’esistenza della Provincia. Anzi, è vero il contrario: proprio perché la Provincia è solo un centro di spesa, la sua esistenza è un ostacolo alla cura di un’identità che non è un totem o un mito ma una vita civile e politica operosa e autonoma. Ma queste non son cose che si fanno a tavolino o con una riforma. Son cose che vengono al mondo solo quando se ne avverte l’esigenza. Un po’ come la poesia, per fare un paragone elegante e civile. Chi vivrà vedrà. Quello che ora possiamo dire è che non si avverte la necessità di avere centri di spesa con società, consigli di amministrazione, commissioni a beneficio di un personale partitico e di clienti che devono fare ciò che facciamo tutti noi: trovarsi un lavoro.