(Sanniopress) – L’articolo sullo stato della sanità in provincia di Benevento ha generato molti commenti su facebook. Rosanna Fappiano, ad esempio, ha scritto: “Sento molta rabbia al riguardo. Caro Billy, tu chiudi questo articolo con una domanda. Io l’avrei chiuso con una parolaccia! Non accetto questa condizione di impotenza, questo alzare le spalle come a dire così è, cosi deve andare, ormai è fatta“. Cinzia Conte, invece, mi invita a scrivere i nomi dei responsabili della chiusura dell’ospedale di Cerreto, aggiungendo: “Svergognali!”
Il problema, cara Cinzia, non è circoscrivibile alla questione dei nomi. Purtroppo, le responsabilità sono tante, anche se in larga parte riconducibili (ahimè) alla classe politica che ha governato Cerreto e al sistema di potere mastelliano che ha gestito per circa un quarto di secolo la sanità sannita.
Ricordo, ad esempio, che all’epoca dell’inaugurazione dell’ospedale (mi pare nel 1984) le scelte in materia di sanità erano una prerogativa assoluta della sinistra di base, la corrente della Democrazia Cristiana guidata dall’allora emergente Clemente Mastella. La Usl 7 era retta dall’attuale e immarcescibile sindaco di Guardia, Floriano Panza. E, guarda caso, un consistente numero di operatori ospedalieri proveniva proprio da Guardia…
Né va dimenticata la partecipazione societaria della famiglia Barbieri nella gestione della clinica Salus di Telese (attuale Gepos) che fece inevitabilmente sorgere dei dubbi (e sottolineo dubbi) sulla reale volontà di difendere l’ospedale da parte dell’allora sindaco di Cerreto.
Né va, infine, dimenticata la tardiva presa di coscienza da parte dei cittadini di Cerreto, e più in generale della valle Telesina, circa la necessità di difendere il proprio ospedale. Sono, infatti, convinto che se si fosse dato vita qualche anno prima (magari quando fu varato il piano ospedaliero regionale) alle coraggiose e clamorose proteste messe in piedi alla vigilia della chiusura forse sarebbe stata impedita la realizzazione di un simile “delitto”.
Comunque tutto ciò riguarda il passato. Oggi, invece, c’è ancora la possibilità di riconvertire l’ex presidio ospedaliero in una struttura polifunzionale della salute in cui magari allocare anche i servizi dell’Asl attualmente ospitati in costosi immobili presi in fitto nella vicina Telese. Una struttura, insomma, a servizio dell’intera valle Telesina e in grado di produrre un sostanzioso risparmio per le derelitte casse dell’Asl sannita. Anche il clima del Paese è fortunatamente cambiato e si punta sempre più al rigore finanziario.
Speriamo solo che politici e cittadini stavolta non si sveglino tardi, magari dopo che la struttura sarà diventata fatiscente ed inutilizzabile. Altrimenti, cara Rosanna, aggiungeremmo rabbia a rabbia e non servirebbero neanche più le parolacce per alleviare il nostro senso di impotenza e frustrazione.
Bravo,Billy,come sempre!!