(Sanniopress) – Mario Monti l’aveva promesso e l’ha fatto: i redditi dei ministri sono tutti on line, pubblici. Bene. Ora, ascoltate, non vi sembra che la stessa cosa si potrebbe fare con gli enti locali. Siccome qui il riferimento è Benevento, allora, non vi pare che al Comune la giunta Pepe e alla Provincia la giunta Cimitile potrebbero mettere in linea sui siti delle rispettive amministrazioni i redditi di sindaco e presidente, vicesindaco e vicepresidente e di tutti gli assessori? Francamente, mi sembra una cosa doverosa. La politica del buon esempio è quella più efficace. E’ vero che sul sito della Provincia sono state pubblicate le dichiarazioni dei redditi della giunta, ma è anche vero che si tratta di dichiarazioni che risalgono al 2008 e l’elenco è anche incompleto. Dunque, chi comincia?
Un amministratore, in fondo, cosa fa? Amministra soldi pubblici. Decide quanto spendere e come spendere. Conoscere i costi della spesa e i suoi mezzi e fini è il miglior modo per capire se la pubblica amministrazione è fatta bene o è fatta in modo mirato o, peggio, a capocchia. Ma in attesa di una puntuale analisi su costi e benefici della spesa, si possono conoscere da subito i redditi degli assessori. Non per curiosità o per ficcare il naso nei loro affari ma solo perché hanno scelto di essere uomini pubblici e, dunque, è bene che rendano trasparente i loro redditi. Se lo hanno fatto a Palazzo Chigi, senz’altro lo potranno fare con precisione anche alla Rocca dei Rettori e a Palazzo Mosti. Se non altro, sarebbe un modo per far capire ai beneventani che anche da queste parti gli amministratori hanno capito che la musica è cambiata.
A volte la politica diventa solo una carriera come un’altra. A volte? A volte si punta sulla politica perché nella vita non si è combinato poi un granché. A volte? A volte la politica diventa quasi una sorta di ammortizzatore sociale, un’entrata senz’altro utile per impinguare i conti familiari. A volte? Molte volte. Non me ne meraviglio e non ne meno neanche scandalo. Però, però, il vero politico – e ancor di più l’amministratore – non è quello che vive di politica bensì quello che vive per la politica. Il fine della politica è la buona amministrazione, non certo lo stipendio o l’incremento del giro degli affari privati. Non dico che accettando un incarico pubblico occorra rimetterci, ma che non ci sia una guadagno a fini personali è il minimo.
Si aggiunga che a volte – sempre a volte – oltre ai compensi dovuti ci sono le consulenze o i consigli di amministrazione delle aziende pubbliche o gli incarichi a compagni di partito o il bando di concorso vinto da qualche familiare. Anche in questo caso non mi meraviglio e non meno scandalo. Le tentazioni sono molte e le pressioni lo sono anche di più e non sempre si riesce a resistere a tutto e a dire no a tutti. Allora, una bella e seria operazione trasparenza, ripetuta annualmente con la pubblicazione dei redditi, può aiutare un po’ tutti, anche gli stessi amministratori a resistere con mezzi legali e istituzionali alle pressioni indebite ed a meglio persuadere gli interessati su cosa si può fare e cosa no, cosa è giusto e cosa no.