(Sanniopress) – Luca Colasanto è un ottimo imprenditore di stampo italiano. In Italia, ed in particolare al sud, il capitalismo assume vesti in tutto peculiari, essendo profondamente allergico alla concorrenza, alle regole ed al rischio. Un capitalismo furbastro di provincia. In questo particolare contesto è indubbio che Colasanto abbia saputo giocare al meglio le sue abilità, imprenditoriali e personali, riuscendo a ricavarsi un ruolo di rilievo nazionale. Non dimentichiamo, infatti, che Colasanto siede e sedeva in importanti consigli di amministrazione.
Nella discussione sul “Colasannio Quotidiano” (felice nomignolo coniato da Billy Nuzzolillo) a mio avviso, non bisogna quindi discutere dell’ottimo Colasanto, ma del contesto normativo che egli abilmente sfrutta, per alimentare finanziariamente il SUO quotidiano, e mi permetto di dire SUO perché egli stesso parla e si comporta da proprietario de “Il Sannio”.
Come per l’invalidità civile così per i contributi all’editoria la polemica spesso punta alla pancia dei cittadini, giustamente indignati dalle spese improduttive di uno Stato in cui i servizi languono ed il carico fiscale per i cittadini e gli imprenditori onesti è insostenibile. Si dice per l’editoria così come per l’invalidità che lo Stato spende e sperpera soldi, favorendo arricchimenti illeciti e si dimentica che poi nella lotta senza quartiere agli abusi finiscono gli invalidi veri e l’indipendenza dell’informazione.
Il finanziamento alle cooperative giornalistiche è disposto dalla legge per assicurare un’informazione indipendente nella misura in cui gruppi di giornalisti, consociatisi in cooperativa, organizzano l’edizione di fogli di informazione locale. Il finanziamento pubblico, svincolando la cooperativa giornalistica dal giogo dell’editore finanziatore, dovrebbe assicurare l’alterità di queste testate dal potere economico e politico. Insomma, lo Stato paga per l’indipendenza finanziaria di giornali auto organizzati dai giornalisti per riceverne in cambio la realizzazione di un interesse pubblico preminente, quello dell’indipendenza dell’informazione. Lo schema è semplice e condivisibile, tanto più in un contesto quale quello italiano in cui quotidianamente sperimentiamo il condizionamento dei poteri forti su tutti quotidiani nazionali e sulle edizioni locali ed il condizionamento politico che le maggioranze al governo esercitano sui mezzi di informazione locale.
Non è discutibile che esistono distorsioni nella concreta applicazione della legge sul finanziamento alle cooperative giornalistiche, ma questo non vuol dire che sia necessario abrogare una misura che ha anche indiscutibili pregi e che realizza un altissimo rapporto tra spesa pubblica ed incremento occupazionale.
La cooperativa è una particolare forma societaria in cui è (o dovrebbe essere) irrilevante il peso economico e finanziario dei soci, avendo ciascuno di essi un potere di voto non proporzionato al capitale investito. Che uno solo di essi, nella fattispecie Colasanto, possa definire “proprio” il giornale edito da una cooperativa (quale appunto è il Sannio) induce a pensare, subito, che nella gestione degli assetti proprietari di quella cooperativa ci possa essere qualcosa che contrasta con lo spirito delle leggi dello Stato. La legge finanzia le cooperative proprio perché le cooperative non dovrebbero avere un dominus. Pagine Sannite (questa è la denominazione della cooperativa editrice de il Sannio), per ammissione dello stesso Colasanto, un dominus ce l’ha e dunque sol per questo non dovrebbe rientrare tra le imprese che possono accedere ai finanziamenti pubblici, tradendo l’obiettivo della legge.
Colasanto, poi, è un dominus che ha scelto di “scendere” nel campo della politica, rivestendo cariche nel suo partito ed esercitando il suo legittimo diritto di elettorato passivo. Egli, dunque, è dominus di una cooperativa giornalistica, amministratore della stessa e direttore del giornale edito da quella cooperativa ed, al contempo, uomo politico. Giustamente, nell’ottica dell’imprenditore di stampo italiano, egli usa il giornale di cui è dominus in aperto spregio degli obiettivi che il legislatore intendeva perseguire con il finanziamento alle cooperativa giornalistiche: l’indipendenza. Le vittime delle amnesie del “Colasannio Quotidiano”, infatti, sono tante. Con il finanziamento ad una testata come il Sannio, dunque, lo Stato finanzia un giornale non indipendente in quanto pesantemente condizionato dalla posizione politica del suo dominus.
Ma potrebbe non finire qui l’anomalia del Colasannio. Potrebbe esserci dei vantaggi ulteriori per il bravo imprenditore Colasanto. Se, per ipotesi, il direttore Colasanto percepisse uno stipendio per la carica di direttore il 60% circa di quello stipendio lo pagherebbe lo Stato (con il contributo all’editoria); se, poi, sempre per ipotesi, una società facente capo a Colasanto stampasse il Sannio, ricavandone un guadagno, il 60% di quel guadagno sarebbe pagato dallo Stato, sempre con il contributo all’editoria. Si tratta di ipotesi che magari il bravo imprenditore Colasanto potrebbe confermarci o smentire.
In ogni caso mi chiedo: per queste possibili ed ipotetiche anomalie vogliamo, dunque, buttare a mare un’intera legge ben fatta e ben scritta e potenzialmente utile al Paese? Non basterebbero alcune semplici regole, da introdurre approvando in Parlamento emendamenti modificativi del testo originario della norma? Mi limito a proporne qualcuno:
1) l’esercizio del diritto di elettorato passivo è incompatibile con la qualità di socio di cooperativa giornalistica finanziata dallo Stato;
2) la direzione di testate giornalistiche edite da cooperative giornalistiche ammesse a contributo pubblico non può in nessun caso essere affidata a chi riveste cariche di partito, cariche elettive o esercita il proprio di diritto di elettorato passivo;
3) il numero dei soci legati da vincoli di parentela o affinità non può superare il 10% del totale dei soci;
4) non sono ammesse a contributo le spese per merci e servizi ceduti alla cooperativa giornalistica da soggetti (persone fisiche e giuridiche) nei quali alcuno dei soci della cooperativa giornalistica ha interessenze.