di Billy Nuzzolillo
(Sanniopress) – “Nonostante la mia non proprio episodica collaborazione, a titolo gratuito, nella pagina culturale e, in particolare, nell’inserto “Le vie della Musica”, in occasione di un recente convegno sulla rievocazione della Battaglia di Benevento, organizzato da Isidea e Forum permanente contro la Turbogas, ho subito una vergognosa censura totale. Che mi aspettavo e che avevo cercato di prevenire, parlando con amici giornalisti della testata, quasi intimoriti dall’ascolto delle mie parole! Comunque, del “vizietto” della censura già sapevo: in un mio articolo di qualche anno fa avevo subito la cancellazione di un’intera frase in cui compariva il nome di Erminia Mazzoni… Dal 1° gennaio scorso non compro più il Sannio Quotidiano”.
L’autore di questo commento postato sulla mia bacheca facebook è Rito Martignetti, che ringrazio per la testimonianza così come ringrazio il collega che in una mail mi ha scritto: “Ho avuto la ventura in gioventù di lavorare per qualche mese al Sannio Quotidiano e ricordo benissimo le liste nere aggiornate da Colasanto in persona ogni giorno”. Due testimonianze, insomma, che mi offrono la possibilità di tornare sulla cosiddetta “sindrome dell’amnesia” che caratterizza il ColaSannio Quotidiano.
Parto dalle considerazioni espresse da Rito Martignetti. Anch’io in questi anni ho sporadicamente collaborato (a titolo gratuito) con l’house organ dello stampatore di Baselice. Possibilità che mi veniva offerta a secondo degli umori (estremamente variabili) del lider maximo o di qualche suo pretoriano (avvezzo al ruolo si servitore sin dagli esordi giornalistici…). Anche a me è capitato di dover constatare l’imbarazzo di qualche collega, costretto suo malgrado ad “oscurare” qualche iniziativa dell’associazione Sanniopress Onlus solo perché l’autore del libro o qualche partecipante era inviso a Colasanto. Poca cosa, in verità, rispetto ad un collega che è stato addirittura cancellato dalle graduatorie scolastiche pubblicate dal ColaSannio Quotidiano perché persona non gradita all’editore-direttore-imprenditore-consigliere-presidente… Come dimenticare, poi, il ritocco fotografico effettuate per un determinato periodo di tempo sulle magliette del Benevento Calcio per oscurare lo sponsor “eolico” inviso al lider maximo.
Per evitare imbarazzo ai colleghi, vittime (più che protagonisti) dei nefasti effetti della cosiddetta “sindrome dell’amnesia”, e per sfruttare (perché non confessarlo?) i sia pur altalenanti spazi di visibilità concessi dal ColaSannio Quotidiano alle iniziative dell’associazione Sanniopress, ho preferito evitare di polemizzare.
Poi, però, è accaduto un episodio sconcertante che mi ha indotto a rompere definitivamente gli indugi e a denunciare questo stato di cose, pienamente cosciente (e lo dico con orgoglio) di finire definitivamente nella black list dello stampatore di Baselice e scomparire per sempre dal suo house organ.
L’11 novembre 2010 scrissi su Sanniopress: “Ad una settimana di distanza dalla pubblicazione sul settimanale “Messaggio d’Oggi” della coraggiosa denuncia di Danila De Lucia, anche “Il Sannio Quotidiano” (che in questo caso sarebbe il caso di definire “Il Sannio Settimanale”…) finalmente informa i suoi lettori del drammatico caso di stalking a cui la giornalista sannita è sottoposta da oltre un anno.
Qualcuno potrebbe obiettare: “Meglio tardi che mai”. In realtà, la scelta non è dettata da un tardivo ravvedimento da parte di chi decide la linea editoriale del giornale bensì da logiche riconducibili alla linea “politica” del quotidiano, il cui direttore ed editore, è bene ricordarlo, da alcuni anni è anche consigliere regionale del Pdl.
Ed, infatti, l’articolo pubblicato a pagina 12 e sobriamente titolato “Solidarietà a De Lucia” contiene (guarda un po’…) la dichiarazione rilasciata ieri sera dal coordinatore provinciale del Pdl, Nunzia De Girolamo e dalla responsabile provinciale del settore Pari Opportunità dello stesso partito, Giovanna Razzano.
L’aspetto più grottesco dell’intera vicenda è, comunque, rappresentato dagli ultimi tre righi dell’articolo, in cui si legge: “Sulla stessa lunghezza d’onda anche la segreteria provinciale dell’Idv”. Insomma, la classica foglia di fico per coprire ipocritamente le proprie nudità”.
Nei giorni precedenti, infatti, era stata persino oscurata una dichiarazione di solidarietà diramata dal presidente della Provincia, Aniello Cimitile, attraverso il suo ufficio stampa, e cioè una nota istituzionale e non la dichiarazione di un Pinco Pallino in cerca di visibilità sui giornali. In pratica, se non ci fosse stata la nota della De Girolamo, i lettori del ColaSannio Quotidiano avrebbero ignorato la vicenda delle minacce a Danila De Lucia, che è bene ricordarlo è una collega di Colasanto e dei suoi pretoriani. Nessuna traccia, insomma, della parola solidarietà. Quella stessa solidarietà che in tanti (compreso il sottoscritto) pure avevano manifestato qualche tempo prima a Colasanto e al suo house organ in seguito alle minacce rivolte loro attraverso Luigi Barone…
Un’ultima considerazione meritano, infine, i giornalisti del ColaSannio Quotidiano, che in realtà sono le prime vittime del sistema poc’anzi descritto (ad eccezione, ovviamente, di quelli che Indro Montanelli fotografò con la frase: “La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi”). La loro unica colpa è quella di amare la professione giornalistica e di non avere alternative occupazionali all’infuori dell’emigrazione. Conseguentemente, devono continuamente a ingoiare rospi ed accettare le condizioni (anche economiche) loro imposte dal giornale. O persino essere utilizzati come “scudi umani” nelle pubblicità. Come, insomma, non esprimergli solidarietà?
Ci sono centomila modi diversi di informarsi alternativi e liberi al “Il Sannio Quotidiano” che, personalmente, ritengo una testata inutile oltre che parziale. Personalmente non ci vedo il problema, non lo compro e non mi crea disagi eccetto il fatto che (ingiustamente) lo sovvenziono indirettamente con le mie tasse. Mi spiace per i giornalisti che devono ingoiare rospi, credo sarebbe meglio che non lo facessero perchè per me è doveroso ricercarsi una condizione esistenziale dignitosa. Detto ciò, denunciamo pure una cosa che sanno praticamente tutti, ovvero che il giornale ha una “linea editoriale” particolarmente marcata, ma ritengo un inutile sbaglio dedicargli tutto questo spazio.
L’unico problema e’ rappresentato dal fatto che lo paghiamo tutti pur non acquistandolo…