(Sanniopress) – Roberto Capezzone fa volare gli stracci. Vanno a finire in faccia a chi? A Nunzia De Girolamo. Un giorno si amarono, oggi si odiano. Quando sabato verrà a Benevento Francesco Nitto Palma, l’ex ministro di Grazia e giustizia oggi commissario del Pdl in Campania, troverà un partito in cui sono più numerosi quelli che sono andati via che quelli che sono rimasti. Il Capezzone furioso è tra quelli che sono rimasti e che hanno contribuito a fare andare via gli altri ma al punto in cui si trova della sua storia personale e politica anche lui è in quella strana situazione in cui Giorgio se ne vuole andare e il vescovo lo vuole cacciare. Sembra un problema di poco conto che si potrebbe essere tentati dal concludere dicendo che chi è causa del suo male pianga se stesso. Ma le cose non stanno così perché il Pdl è quel partito che sta a destra ma determina la sconfitta dei moderati e la vittoria del partito che sta a sinistra, il Pd. Questa è la questione politica del Sannio che è particolarmente visibile sia alla Provincia, dove il vicepresidente è un ex deputato di Forza Italia che ha persino contribuito alla nascita del Pdl, sia al Comune dove governa Fausto Pepe del Pd grazie ai favori del Pdl. Questo magnifico risultato in cui il voto dell’elettorato moderato è utilizzato per eleggere rappresentanze e governi locali dei democratici è stato raggiunto anche con l’occhiuta solerzia di quelli che un tempo furono i coordinatori nazionali del partito berlusconiano.
Francesco Nitto Palma è persona seria e di giudizio ma la sua serietà e la sua preparazione non saranno sufficienti a risolvere la questione politica del Sannio. La sua visita a Benevento è giustificata dal giro della Campania che sta facendo per preparare la stagione dei congressi. Il suo mandato mira a stabilizzare il Pdl, non certo a cambiarlo. A meno che qualcuno piuttosto che stare al gioco e rappresentargli un bel quadretto idilliaco e bucolico non si prenda il serio incarico di dirgli le cose come stanno mostrandogli il vero volto di un partito in crisi che serve esclusivamente a garantire carrierismi personali ed a rafforzare la “gioiosa macchinetta da guerra” del Pd locale. L’ira di Capezzone è il frutto della sua caduta in disgrazia. Troppo poco per rappresentare una seria messa in discussione della questione del Pdl e della sua politica consociativa. Se Capezzone vuole essere identificato con una posizione politica solida deve abbandonare le cause personali e parlare in modo serio di politica e amministrazione, di candidature e risultati elettorali. O percorre questa strada o la sua arrabbiatura non è degna di essere presa in considerazione.
Il commissario del Pdl quando arriverà a Benevento sarà reduce dal giro a Salerno e a Napoli. Nel capoluogo del Cilento ha già affrontato il caso dei minori e dei morti con la tessera del Pdl. A Benevento gli sarà raccontata la storia di un tesseramento incredibile, mentre nessuno gli porrà la domanda: “Perché se ci sono migliaia di tessere non ci sono anche risultati politici?”. Ma la domanda Nitto Palma già se l’è posta, solo che la risposta non la può dire come forse vorrebbe perché è una risposta più romana che beneventana. Anche in questo caso, però, o la questione è affrontata seriamente o il Pdl sarà destinato ad essere il partito consociativo che determina la vittoria del Pd. Amedeo Ceniccola, ad esempio, ha avanzato una proposta seria: ossia che l’elenco dei tesserati sia pubblicato prima e durante il congresso per garantire tutti con la trasparenza. E’ una scelta che il commissario Nitto Palma può far sua. Almeno darebbe al Pdl una chance in più e i suoi coordinatori avrebbero una legittimazione un po’ più decente.
Roberto Capezzone è solo l’ultimo di una serie di politici che ha rotto con la coordinatrice provinciale o che, come accade ultimamente, la evita. La lista è davvero lunga. Ma ciò che qui interessa non è l’elenco ma la capacità politica del Pdl. L’esclusione o la marginalizzazione degli avversari interni – ossia l’opposizione interna come deve essere in un partito mediamente decente – potrebbe essere anche giustificata o necessaria se ci fossero risultati nel segno della crescita della vita civile e istituzionale. Ma così non è: l’esclusione o la marginalizzazione sono l’insofferenza per il dissenso interno in un partito in cui avere un’idea diversa o contraria a chi comanda è considerato quasi un delitto, senz’altro lesa maestà. L’idea diversa non si tollera né si critica, si caccia. Così chi non vuole essere cacciato, tace, attende, resiste, si defila. Un partito in attesa e senza politica. Non è un mistero per nessuno che l’unico ad avere un rapporto pressoché di ferro con Nunzia De Girolamo sia Luca Colasanto che dirige il suo ColaSannio e garantisce la diffusione del pensierino unico. Mentre Cosimo Izzo ed Erminia Mazzoni sono in una sorta di limbo del Pdl. Addirittura la Mazzoni non fa parte alla Provincia del gruppo del partito che l’ha eletta al parlamento europeo. C’è poi il caso significativo di Raffaele Tibaldi che è stato il candidato sindaco del Pdl e ora è il coordinatore dei socialisti e fa causa a sé. Insomma, il Pdl è un partito senza politica. Almeno se lo guardiamo dal punto di vista del Sannio. Ma altro punto di vista degno di essere preso in considerazione non c’è.