(Sanniopress) – Chi di spada ferisce, di spada perisce. Lo sa bene Luca Colasanto, direttore ed editore del Sannio Quotidiano, stampatore, consigliere regionale, presidente della Commissione regionale Ambiente e chi più ne ha più ne metta. Ultimamente, infatti, il buon Colasanto spunta immancabilmente fuori ogniqualvolta che un assessore della Giunta Caldoro approda nelle sperdute lande sannite (anche se, contemporaneamente, propugna assieme alla De Girolamo la nascita della regione Molisannio…), con tanto di foto gigante e dichiarazioni sul suo house organ, che nel frattempo è stato ribattezzato ColaSannio Quotidiano.
Un giornale che, in verità, si è sempre distinto per una caratteristica unica nel panorama editoriale sannita: la sindrome dell’amnesia. Capita spesso, infatti, che dimentichi l’esistenza di qualche personaggio politico sgradito al suo direttore-editore: ne sanno qualcosa i vari Bruno Casamasssa, Ermina Mazzoni e Pasquale Viespoli, giusto per citarne qualcuno. Ma l’amnesia più clamorosa capitò nel lontano 17 novembre 1996, in occasione della prima venuta a Benevento, al teatro San Marco, del leader del maggiore partito italiano, Silvio Berlusconi (il cui discorso è ancora disponibile in formato audio sul sito di Radio Radicale). All’evento il giornale di Colasanto non dedicò neanche un rigo…
La clamorosa “amnesia”, secondo i maligni, più che alla disattenzione dei suoi redattori fu probabilmente dovuta ai pessimi rapporti intrattenuti dal lider maximo con l’allora commissario-coordinatore provinciale di Forza Italia, Fulvio Martusciello, a cui il ColaSannio Quotidiano dedicò addirittura un’intera pagina di necrologio il giorno in cui fu defenestrato dalla guida del partito nel Sannio!
Eppure, l’anno prima Colasanto aveva spuntato la candidatura alla Regione, come ricorda nel suo sito personale: “Tra il 1993 ed il 1994 è uno dei fondatori di Forza Italia a Benevento, dove assume anche l’incarico di presidente provinciale. Dopo una candidatura al Consiglio regionale nel 1995, esce dalla scena politica per impegni professionali”.
Le elezioni (il cui risultato, è inutile dirlo, per Colasanto fu tutt’altro che esaltante…) si svolsero il 23 aprile del 1995, e cioè esattamente una decina di giorni dopo la chiusura de La Voce di Indro Montanelli, il cui ultimo numero fu stampato il 12 aprile del 1995. Una coincidenza temporale che, unita all’incontro con Berlusconi avvenuto ad Arcore alla vigilia delle elezioni (come riportato nei mesi scorsi da La Voce della Campania), alimentò numerosi sospetti: a staccare definitivamente la spina alla nuova creatura editoriale di Montanelli (nata all’indomani della sua “cacciata” da Il Giornale da parte della famiglia Berlusconi) era stato infatti proprio Colasanto, che ne era lo stampatore e vantava un cospicuo credito. A nulla valsero le suppliche di Gianni Locatelli che, carte alla mano, illustrò il piano di salvataggio del giornale: lo stampatore di Baselice fu irremovibile, decretando così la morte del quotidiano tanto inviso a Berlusconi.
Trascorsi pochi mesi e smaltite le delusioni elettorali, Colasanto si ritrovò comunque proiettato in una dimensione nazionale fino ad allora sconosciuta: fu, infatti, tra gli azionisti della società Foglio Edizioni srl, che il 30 gennaio del 1996 portò nelle edicole la nuova testata Il Foglio, diretta e fondata da Giuliano Ferrara. La quota detenuta all’epoca era del 10%. L’azionista di maggioranza era, tra l’altro, Veronica Lario, e cioè la moglie di Silvio Berlusconi. Un’altra cospicua fetta di azioni era detenuta, invece, da Denis Verdini, commercialista e banchiere toscano che, a differenza di Colasanto, aveva saputo sfruttare la candidatura offertagli da Forza Italia ed era stato eletto nel Consiglio regionale della Toscana.
Tra i due nacque un’amicizia che probabilmente ha influenzato positivamente l’ascesa politica dello stampatore di Baselice. Colasanto e Verdini (indagato dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione, riguardo ad alcune irregolarità su appalti a Firenze e a La Maddalena e dalla Procura di Roma in un’inchiesta su un presunto comitato d’affari, la cosiddetta “cricca”, che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita) hanno, tra l’altro, anche in comune la passione per l’editoria.
Verdini è, infatti, socio di maggioranza del Giornale di Toscana finito nel mirino della magistratura fiorentina che indaga “sull’erogazione dei contributi all’editoria – per quanto riguarda Verdini – a partire dal 2005: in totale 10.892.013 euro concessi alla Società Toscana di Edizioni srl, editrice del Giornale della Toscana, allegato regionale de il Giornale. I contributi ottenuti dalla società sono arrivati attraverso la Nuova editoriale scarl, cooperativa presente con il 51%. E il 51% è proprio la quota minima di una coop per ottenere soldi statali. Questa stessa cooperativa, però, secondo la Procura era “fittizia” (Il Fatto Quotidiano del 25 ottobre 2011).
E, a proposito di fondi per l’editoria, come non ricordare che il gruppo parlamentare al Senato di Futuro e Libertà il 23 dicembre 2010 presentò un’interrogazione scritta al presidente del Consiglio dei ministri in cui si chiedeva se la società cooperativa a responsabilità limitata Pagine Sannite, editrice del Sannio Quotidiano, operasse nel pieno rispetto dei requisiti e degli obblighi della legge n. 250 del 1990 che determina l’accesso ai contributi previsti all’editoria, in relazione al rapporto tra i costi e i ricavi e quello tra la tiratura e le vendite per quanto riguarda il contributo pubblico erogato, in relazione ai contratti di lavoro, alle collaborazioni, al rispetto della sicurezza dei luoghi di lavoro e di tutta la normativa inerente per quanto riguarda l’organizzazione e i rapporti di lavoro
“Secondo i dati pubblicati dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri – si leggeva nell’interrogazione -, la suddetta cooperativa ha percepito contributi pubblici pari a 1.726.598,29 euro nel solo 2008, e complessivamente 10.636.224,23 euro negli anni dal 2003 al 2008.
Comunque, tornando al proverbio latino citato in apertura e al problema delle amnesie c’è da dire che oggi è toccato proprio al ColaSannio Quotidiano rimediare ad una presunta amnesia, questa volta subita dall’illustre direttore-editore, poiché nella nota relativa alla conferenza stampa di presentazione del progetto Paritaria si parlava genericamente della partecipazione di una “delegazione dei consiglieri regionali sanniti”.
E così a pagina 6 (vedi foto) dell’edizione odierna del quotidiano, oltre alla citazione del lider maxino in qualità di partecipante alla presentazione, c’è anche la riproduzione dell’invito alla conferenza che riporta invece il nome di Luca Colasanto, come a dire: “Avete visto? Ci sono anch’io…”
A questo punto è lecito porre una domanda al direttore-editore-imprenditore-consigliere-presidente: cosa consiglia di fare alle vittime delle amnesie del suo ColaSannio Quotidiano? Pubblicherà anche i loro inviti?