(Sanniopress) – Lo so, ci ha rotto i coyotes, ma che ci volete fare? Voi forse non ve lo ricordate – voi più giovani, intendo – ma quando ero ragazzo c’era il colonnello Bernacca che con la sua natura simpatia e i suoi modi eleganti annunciava agli italiani “che tempo fa”. A quel tempo le “previsioni del tempo” erano più discrete e addirittura, grazie allo stile del colonnello, più ironiche e forse proprio per questo più serie. Oggi che non c’è più da un pezzo Bernacca, c’è il meteo che vuole essere scientifico, preciso, puntuale fino al minuto secondo e al millimetro. Se piove vogliamo sapere dove come quando e magari anche perché. Se nevica vogliamo sapere dove come quando e quanto. I millimetri, i centimetri, i metri. Siamo stati accontentati. Neve non solo in alta quota ma anche a bassa quota, sui monti ma anche sui mari, nel Fortore e in Irpinia – che chissà perché è sempre alta, Alta Irpinia – e in città. Solo che una cosa è la neve del meteo e altra cosa è la neve là fuori. Le previsioni meteo ci danno l’illusione di essere i padroni del tempo, la neve là fuori, con il vento il freddo e il ghiaccio, ci riporta sulla terra e ci ricorda che non siamo i padroni neanche dei capelli che dovremmo avere in testa. Figurarsi del tempo, qualunque cosa sia.
La neve è una cosa seria. Nessuno può dire che è colpa del sindaco o del presidente o del prefetto. La neve è seria e vuole giudizi seri. O non si va da nessuna parte. La neve, soprattutto quando è abbondante, crea disagi. La neve è la prima causa dei disagi. Lo dico perché in questo inverno che si è ripreso sul campo il diritto ad essere riconosciuto come un autentico generale – ecco perché mettono i colonnelli a fare le previsioni del tempo – più volte abbiamo sentito dire, e la scena di è ripetuta anche ieri, che è colpa loro, è colpa dei ritardi, è colpa dell’amministrazione e ancora così. Diciamocelo con franchezza: la giunta Pepe non è fatta di draghi e di geni e di superuomini ma si è comportata bene. La prima volta si è fatta prendere di sorpresa. Se fosse accaduto la seconda volta nel giro di una settimana sarebbe stato grave e imperdonabile. Invece, si sono organizzati, hanno creato un minimo di metodo e di continuità e alla fine qualcosa di buono è venuto fuori. I disagi c’erano, ci sono, ci saranno. Ma ce ne sarebbero potuti essere molti di più. Siamo senz’altro lontani dalla conquista di una normalità anche in stato di neve permanente ma va riconosciuto che la Grande Nevicata di questi giorni non ha precedenti nella nostra generazione. Il ministro degli Interni ieri diceva che sono cose che si verificano ogni trent’anni. Ma se perdiamo la memoria delle cose che accadono dopo cinque anni, figurarsi che cosa ricordiamo con buon senso delle cose di trent’anni addietro.
Se proprio ve la volete prendere con qualcuno perché non resistete alla voglia matta di crocifiggere qualcuno, allora, fate come Giobbe e inveite direttamente contro di Lui. Il tempo non è nella nostra disponibilità. Non rientra nella nostra volontà. O almeno non totalmente. Siamo così abituati a pensare che tutto dipenda dalla nostra volontà e dalle tecniche di cui disponiamo per cavarcela che quando il caso e la necessità si riprendono ciò che è loro da sempre abbiamo un disperato bisogno di prendercela con qualcuno per salvaguardare le nostre abitudini. La serietà della neve ci obbliga a fare i conti con noi stessi. Perfino in termini economici: quanto abbiamo speso fin qua per riscaldarci e quanto spenderemo con tasse e contributi extra.
Ma riusciremo a ricavare una minima lezioncina dalla serietà della neve o tutto scomparirà appena la neve sarà sciolta? Qual è la lezione? L’unica possibile: la prevenzione. E deve avvenire qui, non lì. Qui sul posto, non in Regione o a Roma. Non che la Regione e il governo non debbano fare la loro parte, ma che questo avvenga almeno con il decisivo concorso degli enti locali che dovrebbero conoscere meglio il territorio, le sue risorse e i suoi inganni. I Comuni, a cominciare dal capoluogo, dovrebbero avere l’accortezza di unirsi e consorziarsi per dotarsi di servizi comuni. L’auto-governo, ecco da dove ripartire. E’ la questione di sempre. Ritorna in genere ogni trent’anni. Come la neve. Solo che non è una cosa seria.