(Sanniopress) – Se volete potete passare da casa mia e leggere i miei diari. Anche io redigo dei diari ma non sono pagine scritte per – come scrisse un grand’uomo – “invigilare me stesso”, piuttosto sono delle cronachette (parola rubata a Sciascia) della mia vita privata: amori, dolori, speranze, illusioni, delusioni, polemiche con me stesso e con gli altri. Robetta tutta umana, troppo umana per dirla con quel tedesco che odiava i tedeschi. Roba mia, insomma, non vostra o che potrebbe essere vostra solo domani, quando non ci sarò più e mi sarò preso il gusto di parlare anche da morto. Ma poi, a voi, che ve ne fotte delle cose che scrivo in privato? Sono cose che non hanno alcun rilievo pubblico e la vita vista dal buco della serratura è sempre una fregatura. Per chi sta da questa parte del buco, non dall’altra, intendo. Ciò che conta per davvero è l’opera. Ecco, è questo che conta, l’opera.
Scrivo questo diario in pubblico perché aprendo la mia pagina di Facebook ho letto un articolo che mi era stato postato, come si usa dire con parola orrenda al cui confronto le parolacce che ogni tanto dico sono fiorellini di campo. Cosa ho letto? Che Fausto Pepe – sempre lui, sembra quasi che si sia ossessionati dal sindaco – ha dei diari segreti e che dovrebbe avere il coraggio di leggerli in pubblico. Devo farvi una confessione: non avevo capito bene la notizia. Non capivo se era una cosa vera o una cosa falsa. Un fatto o uno scherzo. La notizia indicava la fonte – la Gazzetta di Pietronigro – ma pur andando sulla Gazzetta non sono riuscito a rintracciarla per verificarla. Colpa mia, naturalmente. Se fossi stato più pronto e sveglio avrei visto subito che la notizia era in alto a sinistra. Un po’ nascosta, in verità, rispetto alle precedenti, quasi come se fosse stata un po’ ridimensionata, ad ogni modo era lì a confermarmi la cosa: l’esistenza di un discorso intorno a dei diari segreti del sindaco. A questo punto mi son chiesto: scusa, ma mica sono fatti tuoi?
A dare la notizia dei diari segreti di Pepe è stato Giuseppe De Lorenzo. Ora, io non conosco il dottor De Lorenzo, anche se conosco la sua professionalità e gli sono anche grato perché, bontà sua, qualche volta o, non esageriamo, una volta mi ha anche citato qua e là in qualche suo comunicato. Però, vorrei dirgli: gentile dottor De Lorenzo, se ha effettivamente qualcosa di importante da dire alla città sul sindaco e sull’amministrazione lo dica con chiarezza e con certezza, ma se, come sembra di capire, non ci sono cose rilevanti ai fini della vita politica e più ampiamente pubblica, allora, è meglio cambiare gioco.
Ieri, a seguito della diffusione della notizia, data quasi come uno scoop, dell’incontro in un bar di Benevento tra il sindaco Pepe e il segretario comunale Orlacchio abbiamo pubblicato una nota in cui abbiamo detto che non ci sembra proprio il caso di pubblicare cose che con la vita sociale o semplicemente la vita ordinaria e straordinaria di Benevento non hanno nulla a che fare. Naturalmente, tutti sono liberi di pubblicare ciò che vogliono o ritengono giusto sottoporre ai loro lettori. Però, una considerazione piccola piccola me la volete far fare? Se il sindaco Pepe e il segretario Orlacchio si volevano incontrare in gran segreto avrebbero potuto farlo tranquillamente altrove. Se si sono incontrati al bar è perché, evidentemente, è capitato proprio questo, ossia che si sono incontrati al bar e quindi uno dei due avrà detto all’altro: “Ciao, come stai, prendi un caffè?”. Tutto qua. Signori, tutto qua. E non lo dico perché lo so. Non lo dico perché ho letto, perché mi sono informato o perché qualcuno mi ha detto questo e questo e questo. Lo dico perché da quando esistono i bar se incontri un amico al bar, o ancor di più un avversario, gli offri un caffè. Ma a Benevento se il sindaco incontra al bar il suo segretario comunale, che peraltro conosce da molto tempo, per ragioni professionali prim’ancora che amministrative, si pensa che sia una prova che provi chissà che. In realtà, prova una sola cosa: il niente.
Il giornalismo deve saper prendersi le sue responsabilità, che non sono solo quelle dell’informazione e della critica ma anche quelle della scelta delle notizie e del senso delle critiche. Non sarò certo io a difendere il sindaco o a prendere le parti del partito dal potere inutile, il Pd. Tutt’altro: in campagna elettorale il sindaco ha potuto contare su uomini e cose che oggi lo criticano per partito preso proprio come ieri lo sostenevano per prendersi il partito o ciò che il partito, come il convento, passava. Ma ciò che non rientra nelle nostre scelte è la criticata immotivata che è cosa ben diversa perfino dalla critica faziosa e militante che, tutto sommato, svolge pur sempre una funzione illustrando un punto di vista. Se l’opposizione a Pepe è questa, allora, bisognerà riconoscergli dei meriti, a Pepe, se è a Palazzo Mosti. Pepe va battuto sul piano pubblico, non privato. Sul piano politico, non per inimicizia personale. Non è un caso che per rintracciare un abbozzo di opposizione politica e amministrativa bisogna ancora una volta rivolgersi a un politico integrale, a Pasquale Viespoli, che è voce che chiama in un deserto. L’opposizione, e così il giornalismo, si fa sulla base dei fatti e delle idee, non certo con i caffè e i diari segreti che servono solo a non far capire niente prima di tutto a voi, lettori, che avete l’interesse e l’aspettativa a leggere qualcosa di almeno veritiero sulla vita della vostra città.