(Sanniopress) – Questa volta Fausto Pepe si gioca tutto. Non so se ne è consapevole ma se è vero quanto ho letto sulla Gazzetta di Pietronigro – “Dobbiamo valorizzare il riconoscimento Unesco, se non siamo in grado di farlo allora è meglio andare a casa” – mi sembra che abbia chiara la cosa. La partita dell’Unesco, infatti, non è una delle solite in cui si può vincere o si può perdere o portare a casa un sofferto pareggio, no. La partita dell’Unesco deve necessariamente essere vinta o “è meglio andare a casa”. Ma proprio qui è il punto: chi perde va a casa non perché sconfitto ma perché la città deve provare a giocare in un altro modo e a vincere la sua partita. La partita dell’Unesco non è solo della giunta Pepe. E’ la vera partita di Benevento. La più importante.
Al momento, però, in campo c’è Pepe ed è giusto che provi lui a giocare per vincere. Tuttavia, caro sindaco – permettimi il caro anche se non ci conosciamo, ma senz’altro ci riconosciamo – fatti dire in modo del tutto superinteressato – perché Benevento mi è cara – che la partita l’hai impostata male. Hai fatto bene a fare una riunione plenaria e allertare tutti: ognuno deve fare la sua parte, ognuno deve aiutare gli altri, ognuno deve mettere a disposizioni risorse, tempo, soprattutto soldi. Va tutto bene e contemporaneamente va tutto male. Lo sai perché? Perché al punto in cui siamo non si deve giocare a tutto campo ma scegliersi delle priorità. Se giochi a tutto campo disperdi le forze e se disperdi le forze dopo un po’ ti confondi le idee, così subentra lo sconforto e la partita è bella e perduta. Se invece scegli delle priorità hai la possibilità di concentrare le forze su degli obiettivi minimi ma fondamentali e soprattutto circoscritti e una volta raggiunti puoi passare a lavorare ad altri obiettivi e così, magari anche con un po’ di fortuna – e quanto a fortuna ne hai da vendere – , si può vincere la partita.
Mia nonna – ma credo anche tua nonna – mi dice “non datemi consigli, so sbagliare da sola”. Eppure, frugare nelle parole e nelle idee altrui, soprattutto per chi è nella tua situazione, credo sia un’arte da curare. Se vuoi dire che è tutta farina del tuo sacco dillo pure ma prova ad ascoltare ciò che ti dico. Dovresti puntare su tre cose: Santa Sofia, isola pedonale, monumenti. Le prime due vanno affidate agli assessori al “ramo” ai quali va detto chiaro e tondo: “Non voglio storie: portate a casa il risultato o andate voi a casa”. Il risultato su Santa Sofia significa apertura certa e in calendario della chiesa, nonché visite effettuate in tutto il complesso del Chiostro e del Museo. Questo è un punto capitale perché ormai Santa Sofia significa Unesco e (per Benevento) Unesco significa Santa Sofia. L’assessore credo sia Del Vecchio. Dunque, dimentichi il fallimento del presepe più bello del mondo e si butti a capofitto su questo lavoro. Sembra una cosa da nulla e invece c’è molto da fare (roba da non dormire la notte e leggere libri, articoli, biografie).
Il risultato sull’isola pedonale non è una mia invenzione personale ma di Luigi Abbate che in estate disse: “Porteremo l’isola pedonale al di là di Piazza Castello”. Bene, è arrivato il momento di farlo. Tutta l’area che riguarda Santa Sofia, la prefettura, il retro della prefettura, via Umberto I, l’inizio di via Annunziata, la Provincia va liberata, ripulita, curata. Non si può fare altrimenti. E’ nelle cose stesse perché lì si entra e contemporaneamente si esce dalla Benevento più importante e nota. E’ un capitolo fondamentale che riguarda tanto l’Unesco quanto la movida. Se non si riesce a curare civilmente quell’area non c’è alcuna possibilità di investire su Santa Sofia e controllare la movida nell’interesse della movida e dei beneventani.
Il terzo obiettivo riguarda quell’aspetto monumentale di Benevento che possiamo definire con un termine rubato all’informatica: resettare i monumenti. E’ una cosa che ti è ben nota sia perché ci sono ritornato sopra più volte, sia perché l’idea originaria di spostare la marmorea eternità del Bue Api fu proprio di Raffaele Del Vecchio. Qui, però, non si tratta di spostare tanto per spostare bensì per avere un’idea monumentale di Benevento che sia più vivibile e bella per tutti: per i beneventani e per chi visita la città. Alle corte: la statua di Traiano in Piazza Roma rivolta verso l’Arco, il pontefice Orsini al centro di quello che ora è un parcheggio e dovrebbe essere una grande e godibile Piazza Duomo, il Bue Api davanti l’ingresso del Museo del Sannio o davanti Arcos tra prefettura e via Umberto I. Come? Mi stai dicendo chi è l’assessore giusto per fare queste tre mosse sulla scacchiera dell’urbanistica e della storia di Benevento? Semplice: non c’è. E non c’è perché questo lavoro ti spetta di diritto e di dovere. Lo devi fare in prima persona parlando con la città, con le istituzioni, con le associazioni. E’ allo stesso tempo un’operazione simbolica e pratica perché in certe occasioni nulla è più importante dei simboli. Ma su questi simboli che si gioca la partita più importante di Benevento. Poi verranno altre cose da fare ma ogni cosa a suo tempo. Provaci o ti pentirai di non averci provato. Sappi che è un’operazione simbolica ma faticosa, nulla ti sarà risparmiato, eppure se l’affronterai con passione e forza interiore, quasi come se fossi il sindaco di Benevento, ne ricaverai soddisfazione e, chissà, forse anche gratitudine. Postuma.
E’ difficilissimo leggere un articolo di Giancristiano Desiderio e dopo averlo fatto….pensare di dargli un consiglio. Tratta gli argomenti in maniera così egregia che…..che cazzo vuoi dire!!!! Puoi solo condividere e complimentarti. Leggendo questo articolo però..un consiglio mi viene di darglielo: Giancristiano ricorda che A lavà a’ cap o ciuccio s’perde o’tiemp l’acqua e o’ sapon e pur a salut.
E’ tutto mol
E’ molto semplice la questione: via politici e politicanti che – francamente – a stento conoscono così come comunemente vengono appellati i monumeti e largo ai giovani. A chi ha studiato lettere, conservazione dei beni culturali, lingue, architettura e quant’altro. Si bandisca un concorso, SERIO E PULITO, e si riqualifichi il centro storico affidando i lavori a chi ha studiato e lasciato da pochi anni le università (non ai tempi di Matusalemme). E, per carità, si eviti che i nomi di tali giovani siano portino cognomi che, francamente, hanno succhiato anche la ‘melma’ ormai a questa città. Si può portare avante questa iniziativa a mezzo stampa e sanniopress mi sembra ottimo. Meno ad esempio altri quotidiani biancoverdi sanniti che si occupano dell’ultima scultura dell’agricoltore rupestre del fortore o dell’ultimo interessante libro di un filosofo da talk show locale dai titoli impressionanti come, ad esempio, ‘Quando Galileo Galilei passò a fare pipì a Benevento’ etc etc. E’ un’idea logica, moderna, seria, e che permetterebbe ai giovani competenti e non figli dei soliti noti di poter lavorare nella e per la propria città