(Sanniopress) – “Mò vida chell che cumbinamm stasera”. Forse nasce da una espressione di questo genere, sicuramente proferita dalla voce di un giovane pieno di propositi battaglieri per le notti del fine settimana, quella parola fuori dal vocabolario italiano movida che tanto sta animando le discussioni giornaliere di alcuni beneventani.
E’ grosso modo questo il sunto di una dialogo captato in un bar tra due simpatici vecchietti che discutevano dell’ennesimo articolo di giornale in cui si parlava della movida beneventana. Allora mi sono chiesto anche io: ma cosa sarà mai questa movida? Vivo da sempre a Benevento ma non mi sono mai accorto che esiste una Movida a Benevento? Eppure qualcosa inerente una Movida la conosco. Mi capitò ad esempio di trovarmi a Madrid nei giorni in cui morì Antonio Vega, scrittore, poeta ma soprattutto cantore della Movida madrilena. Ebbi modo di apprendere la sua morte spulciando il quotidiano El Pais, ma soprattutto le numerose visite presso la sua camera ardente e le attenzioni che ricevette post mortem mi confermarono cosa volesse dire e cosa significasse la Movida per Madrid ed in generale per la Spagna. Non per nulla in terra iberica Movida si scrive con la maiuscola, mentre noi italiani correttamente dovremmo scriverla con la minuscola.
Non ho la pretesa di spiegare nel dettaglio cosa fu la Movida madrilena, ai più curiosi basterà ricercare su Wikipedia l’intera locuzione per averne una sintesi didascalica ma tutto sommato sufficiente. Sinteticamente sottolineo che la Movida fu un movimento sociale e culturale, non certamente un assembramento di discoteche o bar. Movimento anche perché movida letteralmente significa muovere e dopo tanto immobilismo e oscurantismo franchista, dapprima a Madrid e poi in quasi tutta la Spagna, i giovani si spostarono verso la modernità, aprendosi al nuovo ed al cambiamento. Da quell’esperienza è venuta fuori la Spagna come la si conosce oggi, allegra ed un pò godereccia, moderna ed aperta ad ogni contaminazione di idee e culture ma soprattutto catalizzatore del turismo mondiale.
Ma allora la Movida è una cosa seria. Per questo, a volte, mi appare leggermente improprio accostare quel termine a serate passate tra cocktail e discoteche. Detto ciò, però, teniamoci la movida in salsa beneventana anche se non è un vero e proprio movimento sociale e culturale, però teniamocela stretta, preserviamola, custodiamola e difendiamola. Perché non ci saranno filosofi a guidarla ma ad occhio e croce e senza alcun dato alla mano a me sembra una delle prima “aziende” cittadine per valori economici, risorse umane impiegate, indotto e capacità attrattive turistiche.
Ecco già immagino le facce incredule degli scettici rispetto a quest’ultima affermazione. Sempre senza essere suffragato da alcun dato certo mi chiedo e giro agli scettici l’interrogativo quale museo, rassegna culturale, evento riesca a portare in centro città il numero di persone che la movida beneventana concentra soltanto nelle tre serate di ogni fine settimana (venerdì, sabato e domenica) moltiplicato per 52 settimane. Negli anni sono stati sperperati fior di quattrini per sedicenti politiche culturali senza nemmeno lontanamente sfiorare i numeri della movida. Di politiche giovanili nemmeno a parlarne. Le politiche giovanili per il tempo libero in questa città sono ed esclusivo carico dei gestori dei locali del centro storico, forse di qualche altro operatore ma sicuramente non degli enti cittadini. Sono i gestori di attività commerciali, forse solo alcuni, sicuramente non tutti, solo i più avveduti, intelligenti e lungimiranti, che studiano e pongono in essere politiche giovanili per il tempo libero in questa città.
Nel mondo ma anche in Italia non si contano le città che hanno costruito la propria fama e le proprie capacità turistiche sulle “risorse del divertissement”, riuscendo a conciliare le giuste esigenze della cittadinanza con le richieste del mercato. Il problema, dunque, non è reprimere con minacce più o meno velate o con concessioni che sanno di ricatto, o addirittura chiudere le attività commerciali. Il nocciolo del problema e la sua risoluzione sta nel saper governare i processi. Il nostro sindaco, invece di protrarsi ormai unicamente alla ricerca del consenso perbenista e cerchiobottista, dovrebbe schierarsi al fianco degli operatori commerciali del centro storico, dovrebbe difenderli, ponendo in essere due-tre rimedi necessari e sufficienti affinché la vita notturna di Benevento torni ad essere tollerabile anche per il cittadino non fruitore della movida. I residenti collerosi dovrebbero ricordare le condizioni generali in cui versava, sin quasi alla metà anni 90’, non un secolo fa, la stessa zona che oggi è oggetto della disputa. Una area abbandonata a se stessa, con edifici fatiscenti e preda di ogni sorta di frequentatore, con scarsissima illuminazione pubblica. Allora si che poteva esser pericoloso percorrere quelle strade. Per comprendere quale sia stato l’impulso dato dalla movida beneventana allo sviluppo di quell’area della città basterà fare una passeggiata nelle ore serali in altri vicoli e stradine del centro storico.
In ultimo aggiungo e chiudo che spesso, forse troppo, si sente parlare di Benevento città turistica. In realtà quando a Benevento intravediamo un turista intento a leggere una guida o una striminzito gruppetto di persone che abbia vagamente gli atteggiamenti tipici dei turisti li osserviamo come se fossero animali esotici in uno zoo a cielo aperto, oppure marziani venuti dalle galassie. Stupore e meraviglia ci assalgono e ci diciamo: “Allora è vero! Ci sono i turisti a Benevento!”. A volte ne è stata data notizia anche su alcuni organi di informazione: “Avvistata una comitiva di turisti in città”. Ma diciamolo francamente l’unico motore del turismo cittadino, almeno fino ad oggi, è la movida beneventana, quella che catapulta in città un numero imprecisato ma strabordante di ragazzi e non solo provenienti da paesi, città, province e regioni limitrofe. La movida negli anni è stato il vero e unico grimaldello attraverso il quale siamo riusciti a far conoscere Benevento ad intere generazioni di turisti del divertimento.
E per favore non venitemi a parlare dell’Unesco, di Santa Sofia e del patrimonio dell’umanità, altrimenti sarei costretto ad elencare dove si trovano i quartieri della movida a Madrid, Barcellona, Parigi, Londra, Dublino, Amsterdam, Berlino, Edimburgo e chi più ne ha più ne metta. Ed allora non sarà Madrid e non ci saranno filosofi ma una risposta me la sono data la movida a Benevento esiste e chissà che non riesca a raggiungere l’obiettivo che in molti hanno fallito: cambiare in meglio questa città. E’ proprio vero la Movida è una cosa seria.
Mi compiaccio e mi complimento con Gianrocco Rossetti, ha colto in pieno l’essenza del fenomeno!! Ora cari politici, caro Prefetto, cri presidenti dei comitati del cittadino, diamo una mano a questa città, nn siate catastrofisti… prendete per mano questa “movida” e fatela crescere con il territorio!!!
“Il nostro sindaco, invece di protrarsi ormai unicamente alla ricerca del consenso perbenista e cerchiobottista, dovrebbe schierarsi al fianco degli operatori commerciali del centro storico, dovrebbe difenderli, ponendo in essere due-tre rimedi necessari e sufficienti affinché la vita notturna di Benevento torni ad essere tollerabile anche per il cittadino non fruitore della movida….” ricordiamo con rammarico il mitico quattro notti e più…di luna piena…senza riferimenti politici ma puramente artistici…ma soprattutto cerchiamo di “anche minimizzando i costi” tirare in ballo i tanti artisti sanniti e gli addetti ai lavori i “movidaioli” altro che Beneveto città spettacolo…se poi non diamo spazio ai giovani o menogiovani…:) nostrani! Intervengo io che nel 2008 sono stato il fotografo ufficiale del quattro notti e spero di riuscire dopo circa 4 anni a riproporre la mia arte con tutti i suoi miglioramenti! A presto!!! Giovanni Di Dio FashionPh
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