(Sanniopress) – Le donne portano il tacco 12 e la coscia al vento, sono smaltate e cotonate. Le tette in bella esposizione se madre natura permette. Gli uomini sono impomatati, profumati, laccati. Maschi e femmine hanno un accessorio imprescindibile: il cocktailino annacquato. Alcune fermate sono obbligate: Marajà, Glam, Morgana, 31. Solo per i vip, Sayonara a coronare la nottata. “Se non sei al Sayo non sei vip”, mi ha chiaramente spiegato un’amica chiattona, al secolo Mollicona.
Si parla, straparla e le si fa pure la morale, e non a torto, alla movida. Infesta Piazza Piano di Corte e Piazzetta Vari con la pisciata libera ammorbando i residenti. Nel frattempo farcisce per bene le tasche dei locali del Centro, spesso con i soldini di papà. Ma che bestia sia questa movida pure deve essere detto. Me ne arrogo il diritto, giovanotto preteso sociologo poco laccato e tanto zingaresco. E nemmeno piscio, caco e sputo in centro storico.
Wikipedia dice che la movida è la “particolare situazione di animazione, divertimento e vita notturna giovanile all’interno di una città”. E non mi si contesti la fonte, conosco gente che si è laureata con Wikipedia. Chi ne siano gli animatori è altra questione. Ho vissuto a Roma cinque anni e ho visto fighi e strafighe bazzicare per il centro, stangone alla moda frequentare locali e discoteche del centro, uomini marchiati dalla testa ai piedi con il portafogli pieno. A Benevento ho visto pidocchiosi con marchi fasulli saltare in mezzo a baracconi contrabbandati per discoteche, donne stimate alla moda invero apparecchiate per il circo. Non si prenda tutto alla lettera. Disperati sono a Roma e gran signori ci sono nel Sannio. Ma ciò che rileva è il dato tendenziale. E sulla questione poco c’è da discutere.
Giancristiano Desiderio un po’ di tempo fa su queste pagine, riprendendo una categoria pure nota alla sociologia, ha parlato della sedicente borghesia sannita come di una sottoborghesia. Diceva che “la sottoborghesia nasce dall’incontro tra borghesi che si proletarizzano e proletariato che si imborghesisce”. Proseguiva asserendo che” i suoi valori sono benessere e sicurezza”. Io, che dico dei figli della sottoborghesia, e che non ho i titoli e le conoscenze di Desiderio, parlo di piccola borghesia, la vecchia categoria nota anzitutto all’analisi marxista. È il gruppo sociale che per cultura, posizione economica e status sociale non è più proletario ma neppure borghese. Il suo abito morale è l’aspirazione ai consumi degli strati superiori, nulla più. Quieto vivere, punto. In un libricino degli anni Sessanta che ho letto tempo fa si riduceva con tre M: moglie, mestiere, macchina. Benevento è la città della piccola borghesia, lo si vede guardando ad economia e composizione sociale. E la movida è tutta lì a confermarlo. Questa è la storia. E c’è poco da fare.
Un po’ miope come articolo.
Ma chi ti da’ la possibilità di pubblicare simili castronerie?
sei un invidioso! (questo è il commento tipo che riceverà l’autore dell’articolo dal beneventano medio)
Noi di Sanniopress, come hai potuto constatare. E pubblichiamo, nella massima trasparenza, tutti i commenti. Anche quelli dei visitatori che non condividono
nascere a benevento e uscirci la sera è una colpa
Analisi scontata e banale di chi non ha nulla da dire, ma vuole parlare ad ogni costo allo scopo di far risaltare le proprie esperienze di vita e culturali. Esiste la libertà individuale di frequentare luoghi e persone senza essere soggetti a critiche da parte di chi, non avendo nulla di meglio da fare, rimane ad osservare la movida senza esserne nemmeno partecipe. Io, che non condivido tale stile di vita, non partecipo agli eventi mondani della Benevento sottoborghese, e trascorro le mie serate in altri modi: non mi curo di come altre persone possano concepire l’idea di divertimento. Non esprimo pubblicamente un giudizio personale, avendo la pretesa di considerarlo come unica verità. Inoltre voler fare un’analisi sociologica della realtà beneventana valutando esclusivamente le abitudini del sabato sera mi sembra un azzardo.
tranne, ovviamente, gli insulti e le frasi penalmente perseguibili, avendo noi la responsabilità penale di quanto viene pubblicato
come vedi, siamo così “democratici” che abbiamo persino lasciato il link al tuo blog. e, come ti ho scritto nella mail inviata tramite facebook, vorremmo anche pubblicare il tuo intervento in quanto arricchirebbe il dibattito con una visione diversa, quella di chi lavora nella movida. non comprendo, quindi, il tono di sfida (o, almeno, così l’ho inteso…) del tuo commento (b.n.)
Menomale che siete trasparenti avete storpiato i commenti cancellando gran parte delle cose di sicuro non offensive come l’autore dell’articolo,sono certa che questo commento sarà cestinato ma non è un problema esistono altri metodi per poter commentarvi…
eliminare insulti ed offese personali non è “storpiare”. lei è liberissima di utilizzare i metodi che ritiene più idonei e confacenti alle sue personali convinzioni. su questo sito ci siamo dati delle regole e le applichiamo. buona serata
Questa la nostra risposta: http://www.beneventodinotte.it/nightlife/la-nostra-risposta-a-chi-s-parla-di-movida-e-lo-fa-a-vanvera/
Non sono particolarmente esperto della realtà beneventana, ma la Sua analisi mi sembra sicuramente più veritiera. Io definirei il signor Barone come il tipico rappresentante della sottoborghesia (non esclusivamente beneventana, perchè penso che il signor Barone possa essere un sottoborghese in ogni realtà), che, chissà come (forse grazie ai soldi di papà), ha avuto la possibilità di andarsene a vivere per cinque anni a Roma.
Inoltre Egli stesso mi sembra l’esempio lampante del pessimo stato in cui versa il sistema universitario italiano: da un “sociologo” non mi aspetto un’analisi sociale così grossolana e triviale, piena di banalità e luoghi comuni.
Egli si scaglia contro i suoi concittadini definendoli ‘pidocchiosi fasulli’, elevandosi ad un livello di superiorità, che rivela la sua vera anima piccolo-borghese, incapace di ascoltare ogni tendenza popolare. Il classico ‘Intellettualoide Sinistrorso’, responsabile di tanti misfatti italiani.
Mi meraviglia anche come un interessante blog possa aver dato così tanto risalto ad un intervento simile, legittimandolo e difendendolo dalle critiche poste dagli altri utenti; se fossi in Sanniopress, porrei al centro del dibattito eventuali iniziative volte alla valorizzazione e al miglioramento della movida beneventana, in modo tale che essa possa attrarre giovani dal resto della Regione e possa contribuire in maniera significativa all’economia della Città.
“gentile” titolare del locale del centro storico che imperterritamente da ore continui a postare commenti non pubblicabili: risparmiaci la tua spam! il link all’articolo che, a tuo dire, rappresenta la tua risposta l’abbiamo già pubblicato nel precedente commento perchè proposto in termini corretti. ma probabilmente ti è sfuggito….
C’è da dire che trovo infantile anche il tuo commento….
…Un sabato notte dello scorso ottobre, ho accompagnato in un giro tra i locali beneventani il Dottor Carlo Devoti, Milanese DOC, Funzionario del Touring Club Italiano, che si trovava a Benevento per la quarta edizione del Festival del Turismo Scolastico, che la nostra città ha ospitato per il secondo anno consecutivo. Il Dottor Devoti alla fine della nostra nottata conclusasi con una bottiglia in Discoteca insieme ad altri funzionari del touring, mi fa: “sa signor Umberto ho notato che avete un bellissimo centro storico… Tirato su alla grande da tutti questi localini… e poi nn mi aspettavo tanta gente in giro per questi vicoletti… insomma anche voi avete una Movida di tutto rispetto…” Io, che opero nel mondo della notte sannità da circa 20 anni, mi sentii orgoglioso di fare parte di quella movida! Quella movida, che in questo articolo si insulta, e si disprezza! Bhè, ripeto qui come ho fatto sul mio profilo Facebook qualche settimana fa, io mi sforzerei di capire questo fenomeno chiamato “movida” quale indotto muove, quante persone fanno reddito attraverso la “movida”… quindi teniamocela cara questa “movida” tuteliamola, educhiamola, e soprattutto vigiliamola!!! questa è la mia risposta, penso nn debba aggiungere altro. Distinti saluti a tutti; Umberto Finelli Dj.
Ovvietà…
Ci son donne che portano un tacco 12, senza avere adeguati requisiti. Forse per attirare l’attenzione (in negativo). Beh le tette in bella esposizione, perchè no scusate? L’importante è che non si sfoci nella volgarità (come purtroppo accade). Uomini impomatati e vestiti con abiti contraffatti? A Benevento il buon gusto in tema di abbigliamento non esiste (comunque un altro risvoltino al jeans si può dare, non fa male!). Cocktail annacquato, beh qualcosa si dovrà pur bere; quanto alla bassa percentuale alcolica, in effetti è un problema di primaria importanza, da risolvere quanto prima. Se non sei al Sayo non sei un vip? Questo chi lo dice? Ah sì, il pr del Sayonara. Ops i pr, al plurale.
Passando ai soldini di papà, qui divento serio. Mi rivolgo a tutti coloro che (purtroppo) non lavorano: giù le mani dallo stipendio di vostra madre e vostro padre! Non vale la pena indebitarsi per sfoggiare abiti contraffati (comprati a volte in rispettabilissimi negozi del centro) per Piazza Vari e dintorni!!! Riflettete.Tanto (e qui divento un po’ volgare) chi si vuol concedere lo fa a prescindere; o forse in città è sufficiente vestire in un certo modo per avere maggiori chance? Sono davvero così superficiali molte ragazze? A pensarci bene forse sì, avete ragione (fortunatamente non sono tutte così). Logicamente chi alle spalle ha più di 2 stipendi (meglio non sapere da dove arrivino quei soldi) beh allora comprate pure di vestiti, senza problemi. Anche se, vi ricordo, che sempre a Benevento siete…
A parte questa “breve” premessa, nell’articolo c’è troppo qualunquismo, vengono generalezzati troppi aspetti. Non mi piace.
Un passaggio però lo confermo “Disperati sono a Roma e gran signori ci sono nel Sannio”.
Eh già, qui siam tutti Signori, ognuno portatore della sua grande ed inconfutabile verità.
La verità forse è solo una (che tutti in fondo conosciamo): la mentalità collettiva è quella di un paese, camuffato in città. E per questo la situazione finirà per peggiorare sempre più.
Ah quasi dimenticavo buon coktail a tutti ed un saluto alla redazione :)
Articolo stucchevole
Non intendo continuare inutili polemiche,preciso che le offese personali sono da rivedere e che che le regole a quanto pare non sono uguali per tutti.buona giornata
Se vogliamo parlare di sociologia, prenderei come punto di partenza l’indagine sociologica sui giovani e la scuola…e soprattutto il rapporto tra i giovanissimi e i cari genitori…è sempre meno presente il ruolo di genitore e di insegnante…di educatore…questi ragazzini di 12 e 13 anni che gironzolano fino a tarda notte per le strade sannite…senza ideali…li vedo spenti…mi fate ridere quando ve ne venite con un titolo del genere “LA MOVIDA BENEVENTANA CON I SOLDINI DI PAPA'” E MO VID A CHE SUCCER’ aggiungerei!…:) Cerchiamo di far girare l’economia e non dimentichiamoci che questa movida dà da mangiare a parecchi e questi parecchi…gente che si fa “il cuolo” per arrivare a fine mese, o che magari si arricchisce grazie soprattutto alle proprie forze ed idee brillanti, “di certo non possiamo ringraziare il comune o l’assessorato” bonanotte…..bonanotte fiorellino…, non sputate nel piatto in cui mangiano centinaia e centinaia di persone, solo perché forse forse voi mangiate in altri piatti…rispetto verso i popolo della notte…e non poco…RISPETTO!!!
Giovanni Di Dio
grazie. buona giornata anche a te
Mi perdonerete se cedo alla tentazione di commentare anch’io l’articolo, dilungandomi un poco, ma di fronte ad alcune cose qui dibattute davvero non posso farne a meno.
L’articolo, in fin dei conti, è a mio avviso un affresco della vita notturna della nostra città. Parziale e superficiale, senza dubbio, ma tutto sommato anche piacevole da leggere, purché non lo si intenda come una “analisi” della nostra realtà. Ma non mi pare che l’autore l’abbia spacciato per tale.
Ad ogni modo, quando ho letto le parole “sociologo” e “sociologia” non ho potuto fare a meno di pensare a quanto dirò in qualità di sociologo (non “preteso”, semmai ancora in fase di apprendistato). Prima, però, ci terrei a far presente che anch’io vivo la cosiddetta movida beneventana. Oggi, forse, un po’ meno di prima, e di sicuro in alcuni di quei locali ci sono stato e ci vado ancora, sono andato al Sayonara molte volte, anche quando si chiamava Guaranà, Simbè, eccetera, e non mi sono mai sentito “vip”, né credo che ci va lo sia. Potrei anche dire che questa realtà a volte mi disgusta, mi rompe, mi annoia e così via. Per esempio, che scocciatura quegli ingorghi davanti al Marajà, e anche più giù… e poi che cavolo avranno da dirsi questi soggetti? Probabilmente è la stessa cosa che qualcuno potrebbe pensare vedendomi dinanzi al Morgana o al Glam a chiacchierare con i miei amici. Ma siccome è difficile “parlare” in quelle condizioni, capita che l’abitudine di osservarsi a vicenda prevalga sui nostri propositi di conversazione. Il tutto, in ogni caso, fa parte di quella che chiamiamo vita sociale. E l’osservazione reciproca è uno dei presupposti della vita moderna, in cui l’apparenza è una necessaria forma di comunicazione che sopperisce all’impossibilità di conoscersi tutti e di giudicare il prossimo – come inevitabilmente si fa – sulla base di informazioni approfondite sul suo conto.
Il fatto è, come è stato ricordato, che Benevento è piccola. Il concetto è noto alla sociologia, sia chiaro: il numero fa la differenza, le realtà urbane sono tali anche e soprattutto per questioni geometriche e matematiche, ma non c’è nulla di meccanicistico in quanto vado dicendo. E’ solo questione di interazione sociale, che avviene in contesti che per la loro dimensione plasmano la vita quotidiana delle persone. Immaginate la metropolitana: centinaia di sconosciuti schiacciati l’uno contro l’altro. Cosa volete che importi la marca del giubbotto di quel tizio lì di fronte? Ci si può fare caso, certo, ma passa inosservato perché la diversità che c’è nella moltitudine rende poco importanti certi dettagli. Nella nostra città siamo pochi, quindi quei dettagli, più visibili, facilmente riconoscibili, dal Moncler alla nuova Audi, sono messi in risalto. E poi, cosa ancora più importante, ci capita di riconoscere chi se li porta appresso e forse (ma non necessariamente) li ostenta e li usa come status symbol, perché l’abbiamo visto già la sera prima e molto probabilmente lo noteremo anche il prossimo sabato. Anzi, lo conosciamo “di vista” da anni.
Il confronto Roma-Benevento è possibile a patto che si facciano le dovute proporzioni. Il nostro centro storico, oggi, somiglia un po’ a Campo de’ Fiori e dintorni, a Roma. Anche lì la movida si muove per vicoli, locali e localini, ma non solo lì. Le grandi città sono policentriche: a Roma puoi andare anche a San Lorenzo o a Trastevere, o altrove. A Benevento c’è una macroarea di aggregazione principale, diversificata per stili e tendenze. Il centro della vita notturna è lì, tra l’Arco di Traiano e la Rocca dei Rettori. Poi c’è qualche posto decentrato che, per i più, funge da preambolo alla parte più importante della serata e della nottata, che si svolge nella zona anzidetta. Una volta c’era il baretto, altro che movida…
Non credo che Benevento sia necessariamente “la città della piccola borghesia”. Vero è che il piccolo borghese si caratterizza in parte per il fatto di aspirare alle condizioni in cui vivono gli strati sociali superiori e, talvolta, per la tendenza a imitarne gli stili di vita e di “consumo vistoso”, peraltro in modo maldestro e inopportuno. Ma non credo che tutto ciò possa evincersi da un’osservazione superficiale della movida beneventana. Semmai, come l’autore dell’articolo asserisce, bisognerebbe guardare effettivamente alla composizione sociale della popolazione della città, non dare per scontato che sia effettivamente così.
Per una analisi sociologica in merito, comunque, suggerisco il volume di G. Avallone, appunto intitolato “La movida. Il divertimento e la notte nella città di Salerno” (Napoli, Liguori, 2003).
E allora? A parte l’uso di queste categorie, che io contesto in quanto mi sembrano ormai abbastanza svuotate di significato (borghesia, piccola borghesia, proletariato…ma chi CAZZO sono i proletari, adesso, me lo dici?Chi sono i proprietari della sola prole, se dobbiamo andare appresso al dizionario?) non capisco bene cosa tu voglia dire. OK, siamo una città di borghesi mediocri. Come siamo una città di scrittori mediocri, di artisti mediocri, di piloti mediocri, di studiosi mediocri. Non è così? Ovviamente no. Della mediocrità, della media non me ne frega niente. Della piccola borghesia non me ne frega niente.Delle persone, però. mi interessa, e io non vedo una sola persona nella descrizione che tu mi hai fatto. Vedo solo un magma indistinto, una realtà solo scalfita e non penetrata con la punta stondata da quel sano vecchio risentimento che si accompagna, di solito, a chi tira fuori parole come “piccola borghesia” e “proletariato”.
Io sono un frequentatore della movida, sia di quella beneventana che di quella romana, e non credo che ci sia una sostanziale differenza fra loro, a parte ovviamente la scala e la varietà dei frequentatori. Da dove provengano i soldi per la movida, se dalle tasche di papà o dal sudore della fronte, è un altro argomento poco interessante. Spendere i propri soldi anziche’ quelli della mamma rende migliore chi piscia in un vicolo, o lo rende meno “piccolo borghese?” In realtà, questa descrizione che tu hai fatto, amico mio sconosciuto a me, mi sembra frutto del lavoro di un uomo medio. E tu sai cos’è un uomo medio? Per fortuna Paosolini ce lo ricorda. http://www.youtube.com/watch?v=_1-YsnH3KSY
Lo dico con un verso di una canzone …… ma i soldi di papà, li spendo tutti qua a combattere sul fronte ………. sono daccordo sul fatto che Benevento è la città della piccola borghesia, anzi piccolissima!