(Sanniopress) – Dalle nostre parti si dice così: Giorgio se ne vuole andare e il vescovo lo vuole cacciare. In questo caso Giorgio è Antonio Orlacchio e il vescovo è Fausto Pepe. Solo che Giorgio è tornato perché è stato cacciato male e dopo aver onorato per anni il municipio di Benevento vuole andar via con tutti gli onori. E’ un suo diritto non solo legale ma anche morale. Il vescovo, preso dalla fretta di liberarsi di Giorgio, non si era reso conto di averlo appena riconfermato. Tutto il busillis della questione della girandola di segretari comunali a Palazzo Mosti dipende da qui. Ma come andrà a finire?
Finirà che Orlacchio, che vuole andare in pensione, andrà in pensione. Voi al suo posto che cosa fareste? Credo proprio che fareste la stessa cosa perché se oggi sapete di prendere la pensione non è detto che la possiate prendere anche domani. Da parte sua il sindaco – e veniamo al punto – ha tutto il diritto di scegliersi il segretario comunale che più lo rassicura. Anzi, è bene che il sindaco non solo eserciti un suo diritto ma anche un suo dovere: si metta in condizioni di lavorare al meglio. In questo caso la scelta del segretario non solo è legittima ma anche necessaria. Non si tratta di fare una scelta scontata ma oculata. Insomma, Pepe si assuma la responsabilità che gli conferisce la carica e si doti di un segretario che gli dia nuovamente la fiducia che cerca per amministrare Palazzo Mosti. Ogni altra soluzione sarebbe un pasticcio. Una coabitazione forzata non fa bene a nessuno. Qui il calcolo da fare non è quello del risparmio, bensì del funzionamento della macchina amministrativa. La giunta Pepe ha bisogno come il pane di rimettersi a camminare. Finora ha camminato sì, ma all’indietro.
Altra cosa è sapere o capire perché Pepe non abbia più un buon rapporto fiduciario con il segretario Orlacchio. Di mezzo c’è un’altra amministrazione, quella del primo mandato, e c’è anche il convitato di pietra della magistratura. Insomma, di acqua sotto i ponti ne è passata molta e il rapporto tra Pepe e Orlacchio è stato messo a dura prova. Alla fine la prova ha avuto la meglio. Sbaglierò, ma gran parte dello stato confusionale in cui è caduta la seconda giunta Pepe credo dipenda da questa fiducia che non c’è più. La fiducia è un po’ come la fede: quando la perdi difficilmente la riconquisti. Per Pepe governare – parola un po’ grossa, ma va bene così – con Orlacchio è ormai non più possibile. Non è detto però che sia vero il contrario: ossia che sia possibile governare senza Orlacchio. In fondo, c’è già una prova: i pochi mesi con la segretaria Grasso non sono stati certamente esaltanti. Dunque, l’uscita di scena di Orlacchio, in un modo o nell’altro, è per Pepe un rischio. Calcolato – si spera – ma pur sempre un rischio. Sembra che per Pepe possa valere nei confronti di Orlacchio ciò che Catullo diceva di Lesbia: odi et amo. Naturalmente, come l’amore contrastato era un problema per Catullo e non per Lesbia, così il non riuscire più a trovare un punto di riferimento in amministrazione è un problema per Pepe e non per Orlacchio. Non so se il sindaco ne è consapevole, ma in queste settimane e con questa scelta, ormai inevitabile, si sta giocando il futuro del suo secondo mandato più di quanto non accada con le scelte sbagliate di qualche suo assessore e la posizione scomoda di qualche consigliere.