(Sanniopress) – Che cosa ci salverà: la crescita o la decrescita? Lo sbarco a Napoli del teorico della “decrescita felice”, Serge Latouche, mi ha fatto ricordare quanto diceva Leo Longanesi – “ci salveranno le vecchie zie” – e quanto mi diceva proprio una mia vecchia zia detta zia Tattà. Non aveva figli ma tanti nipoti e ogni volta che ci vedeva ci diceva: “Crisci sano figlio mio, crisci sano”. Difficilmente zia Tattà avrebbe potuto dire: “Decresci sano figlio mio, decresci sano”. La decrescita sarà anche felice, come dice Latouche, ma è contraria alla nostra natura e alla nostra cultura.
La parola stessa “decrescita” è “innaturale”. Infatti, “natura”, sia nel senso latino sia nel senso greco, significa “ciò che cresce spontaneamente”. Se noi non crescessimo spontaneamente non saremmo sani. Fonte di felicità, almeno nella nostra fanciullezza, è per noi la buona crescita. Possiamo anche essere squattrinati ma se veniamo su bene, cresciamo, ci possiamo già ritenere fortunati. Il nutrimento è fonte di salute, la denutrizione è fonte di malattia. “Basta che ci sta la salute” dice il detto comune.
La decrescita è contraria anche alla nostra cultura cioè al modo di intendere la vita. Il Vangelo, che ha formato la nostra anima in due millenni di storia, dice “amatevi e moltiplicatevi”. Una volta che ci siamo moltiplicati abbiamo bisogno di sfamarci e moltiplicare anche i pani e i pesci e siccome non possiamo ricorrere sempre ai miracoli di Nostro Signore ci siamo dovuti affidare anche a quella che i Greci chiamavano techné ossia una buona tecnica per produrre e a cavallo tra Settecento e Ottocento abbiamo imparato a produrre in proprio energia. E’ vero: non sempre la ragione e la tecnica lavorano per il progresso e l’equazione ottocentesca Ragione uguale Bene non è più vera ma della ragione con la minuscola abbiamo bisogno anche se è o proprio perché è, come diceva Bobbio, un lumicino tra le tenebre. Certo, si potrebbe decidere di amarsi e moltiplicarsi di meno – il problematico controllo delle nascite – ma anche se gli italiani fanno meno figli degli altri europei, già sappiamo che nel giro di mezzo secolo in Italia gli stranieri saranno 15 milioni. Crescono e non decrescono, crescono e non vogliono decrescere. Se decresciamo noi, come faremo a soddisfare i bisogni di tutti?
La crescita oltremisura, però, è un problema. Un corpo che cresce troppo fa fatica a muoversi. Saper crescere con misura è il segreto della buona crescita: va recuperata la virtù platonica della misura. Ma la misura giusta non è standard, muta e il problema consiste proprio nel saper prendere le misure di volta in volta. Esercizio necessario ma faticoso perché non si fa una volta per sempre ma sempre per una volta. E, in fondo, la teoria della decrescita non vuole sbarazzarsi tanto della crescita quanto delle fatiche inevitabili che vi sono connesse ricorrendo al mito della felicità sociale. Ma è una scorciatoia che come tutte le scorciatoie novecentesche porta, quando va bene, fuoristrada.
(tratto dall’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno)
io sono in attesa dell’editoriale sui filmini a luci rosse girati a Benevento…. Orgasmo Sannita e Desiderio Sannita. Aspetto con ansia le sue illustri considerazioni. Il suo “sgradevole” e affezionato lettore.. Fabrizio
Mi spiace, ma quest’editoriale sa molto di “chiacchiere da salotto”, intriso di considerazioni superficiali su un tema complesso che richiederebbe invece maggiore attenzione. Apprezzo quasi sempre i suoi ragionamenti, ma a volte non bastano le citazioni colte per costruire un ragionamento convincente. Saluti!
Caro 113, per gli orfani del marxismo basta anche zia Tattà, mi creda. (g.d.)
Mi spiace nuovamente, ma la sua battuta (spero lo sia…) conferma la mia opinione. Ma è bello così. Saluti.