(Sanniopress) – Voi cosa pensate di Telese, Calvi, Montesarchio, San Bartolomeo in Galdo, Cervinara? Voi credete che quello che accade a Telese riguardi solo Telese? Pensate che quanto accade a Calvi sia affare esclusivo di Calvi? Secondo voi i fatti recenti e del passato prossimo di Montesarchio riguardano solo la vecchia Caudium e la sua valle? Immaginate che quel che accade nella “capitale” del Fortore ci sia estraneo? E allora Cervinara? Pensate che Cervinara – Cervinara caput mundi – che a tutti gli effetti geografici, storici, sociali fa parte del territorio sannita, sia affare di Cervinara e chi se ne frega? E cosa pensate delle cose che si fanno ma non si dicono se non in camera caritatis? Cosa pensate del Sannio che non fa notizia? Che non sia affare nostro? Io penso esattamente il contrario: lì c’è qualcosa di autobiografico. Perché il Sannio non è un’idea platonica che vive chissà dove ma una concreta esistenza civile ed economica che si incarna nella quotidianità della vita comunale che faremmo bene a mettere sotto inchiesta (morale e giornalistica). Troppo spesso sono proprio le istituzioni che infangano il volto del Sannio e – per dirla con le parole di Biagio Mataluni, presidente degli Oleifici Mataluni di Montesarchio – “il buon nome del territorio” e troppo spesso accade con la complicità (passiva) dei più.
Le lettere anonime che, secondo la Procura di Benevento, il sindaco di Montesarchio Antonio Izzo avrebbe spedito alle Procure di Benevento e Napoli, oltre che a due ministeri, alla Regione Campania e a una serie di istituti bancari, rappresentano un pessimo malcostume nostrano e, più in generale, italiano. Il vizio di tirare la pietra e nascondere la mano è, purtroppo, italiano. Tuttavia, le lettere anonime sono state sempre spedite ai sindaci contro i sindaci. Certamente saranno state scritte anche dai sindaci, ma non ci sono casi accertati. Solo ipotesi, allusioni, voci. Ora, invece, le ipotesi diventano accusa formulata dalla magistratura e un sindaco è indagato come autore di lettere anonime. Una novità di rilievo che incide nella carne viva del malcostume italiano.
E cosa e chi c’è nel mirino (ecco la seconda decisiva novità)? Una delle aziende sannite più importanti, una delle aziende italiane più importanti, un’azienda europea importante. Insomma, un vanto italiano e sannita. Il gruppo Mataluni, infatti, ha rilevato il famoso marchio dell’olio Dante che era finito, come altri celebri marchi italiani, in mani estere, sia pure europee. Qui, come si può intuire, stando all’ipotesi della Procura, tutto è capovolto: le istituzioni invece di difendere offendono, invece di custodire danneggiano. Non offendono e danneggiano solo un’azienda privata, ma una “regione” come il Sannio.
Quante volte vi siete dovuti sorbire dal presidente di turno, dal sindaco di turno, dall’assessore di turno il polpettone retorico e moralistico sul rispetto dovuto alle istituzioni? Quante volte vi siete dovuti sciroppare, per dirla con Collodi, il politico Tal dei Tali che ha fatto una tirata sul valore del territorio e della comunità? Eppure, come dimostrano i fatti, una sfilza di fatti non piccola che fa emergere un malcostume metodico: è proprio da chi incarna le istituzioni che arrivano i maggiori danni al territorio e alla comunità. C’è una retorica stantia che circonda le nostre istituzioni che dobbiamo dissolvere per recuperare la funzione amministrativa e rappresentativa degli istituti civili e per tutelare il territorio sannita. Pensare che spetti alla Procura cambiare le cose è sbagliato. La Procura si occupa solo – o dovrebbe occuparsi solo – del rispetto della legge. Ma la nostra vita civile non si esaurisce nella legalità. Ci sono molte cose che superano e sopravanzano la legge senza esserne in contrasto. La vita politica, ad esempio, non è solo e soltanto legalità. Ma inutilmente aspetteremmo dai partiti politici un contributo per un’azione di seria critica e di rinfrescamento di uomini e stili. Antonio Izzo, tanto per stare sul caso Montesarchio, sarebbe dovuto essere un candidato al Parlamento per il Pdl. I partiti non sono portatori di cambiamento, né nei volti né nelle abitudini, al massimo il cambiamento lo subiscono, senz’altro lo ostacolano.
Il Sannio va messo sotto inchiesta. Non abbiate paura. Non dobbiamo avere paura di criticare, raccontare, indagare. Non mi riferisco alle indagini della magistratura. Mi riferisco alle critiche politiche, al racconto giornalistico, alle indagini di un senso civico più diffuso, attivo, irriverente. Mi riferisco alla buona abitudine di chiedere i conti ed esigere un senso istituzionale che non sia la ormai indigeribile pappardella sul rispetto servile dovuto alle istituzioni bensì uno stile asciutto ma ironico, rigoroso ma leggero, insomma serio e credibile.
Voi sapete perfettamente quando le parole di un politico – come di chiunque altro parli in pubblico – sono credibili e quando no. Bene, è esattamente questo che serve: credere solo a ciò che è credibile e rifiutare con critica e serietà ciò che mira solo alla complicità e al servilismo. Le lettere anonime di un sindaco sono una pessima autobiografia di un comune che né Montesarchio né alcun altro paese deve accettare passivamente.