(Sanniopress) – La borghesia di Benevento è una sottoborghesia. Non è un’eccezione. E’ la regola. Ovunque è così. Anche a Sondrio e a Catanzaro. Ma c’è un ma. A Benevento la sottoborghesia crede di essere la borghesia. Prima usciamo da questo equivoco e meglio è per tutti. La differenza tra la borghesia e la sottoborghesia è chiara: la borghesia è una classe dirigente che governa, crea e amministra lo Stato, la sottoborghesia è il prodotto della spesa pubblica di uno Stato abnorme che è stato munto come una mucca. Volgarmente si dice così: stare nel ventre della vacca. La sottoborghesia ha vissuto proprio lì. Ora, però, c’è un problema: non c’è più la vacca. Per cavarcela avremmo bisogno di una borghesia ma abbiamo la sottoborghesia. Questo è esattamente il nostro problema.
La sottoborghesia nasce dall’incontro tra borghesi che si proletarizzano e proletariato che si imborghesisce. Ne viene fuori un ceto medio economico e sociale così grande da non essere più medio ma maxi. I suoi valori – come giustamente dice da tempo Giuseppe De Rita nei suoi studi su declino e fine della borghesia italiana – sono benessere e sicurezza e respinge come la peste sacrifici e rischio. Tutta la società e l’economia di Benevento crescono nel secondo dopoguerra all’ombra dello Stato. Pensa a tutto mamma Dc che controlla alla grande prima l’agricoltura (e gli altri settori secondari) e poi la sanità (e gli altri settori secondari). Con la fine del partito di Vetrone, Costanzo, De Mita, Mastella non finisce il sistema statalista che ha messo al mondo la sottoborghesia e diffuso come mai era accaduto prima benessere, sicurezza, ascesa sociale. Non è finito venti anni fa. E’ finito oggi. Il dramma sta per iniziare. E consiste in questo: è impossibile fare oggi ciò che ieri si faceva con la spesa pubblica. Dovremmo farlo, ma è impossibile. Non lo sappiamo fare. Non abbiamo mai pensato di poterlo fare. Tutto ciò che si deve fare deve farlo lo Stato. E’ esattamente questo che è finito. Il dramma è duplice perché riguarda tanto le aziende quanto la politica. Senza spesa e finanziamenti gli imprenditori non sanno fare impresa e senza spesa e soldi i politici non sanno fare politica. Ma dal dramma usciremo solo se faremo impresa e politica proprio così: senza soldi.
Le cose che dico sono facilmente riscontrabili. Andrà bene leggere De Rita. Ma su Benevento potete consultare anche l’analisi economica dell’Istituto Tagliacarne. Adesso non mi interessa stare qui a riportare dati, cifre, tabelle. Se volete potete rintracciare lo studio che è facile da reperire in Rete. Ciò che invece è utile sottolineare è che dalla ricerca dell’Istituto Tagliacarne emerge con chiarezza il profilo della sottoborghesia economica che senza il carburante dei finanziamenti, contributi, fondi, commesse – insomma, la vacca – non sa alla lettera che pesci prendere. Non è un caso che il prodotto interno lordo della nostra provincia sia composto quasi per la metà da trasferimenti statali e non è ancora un caso che la nostra vita economica e sociale non cresca neanche quando l’economia nazionale ricomincia a tirare. Cambiare questo stato di cose non è per nulla semplice perché la sottoborghesia è allo stesso tempo sistema economico e abito morale. La sottoborghesia è ovunque non solo nell’economia: nell’università, nelle professioni, nella burocrazia, nella politica naturalmente e perfino nella chiesa.
Come finirà? Finirà che ci sarà una ripresa consistente dell’emigrazione che oggi non si chiama più emigrazione ma sempre emigrazione è. Perché pensare di campare solo con la scuola, il tribunale, l’ospedale, il comune, gli uffici non è possibile: non bastano per tutti. Finirà che accadrà qualcosa fuori Benevento – l’emigrazione è extraterritoriale per definizione – che potrà modificare qualcosa anche dentro Benevento. Certamente, scordatevi che politica, politici e partiti politici possano fare qualcosa. L’unica cosa seria che possono fare è non aggravare la situazione. I tempi sono cambiati. Per tutti. C’è bisogno di serietà, autorevolezza, competenze, di uomini che sappiano cosa fare e come farlo. Via i cialtroni e già è un passo avanti. Insomma, un embrione di borghesia in un mondo sottoborghese. Un miracolo tra troppi miracolati.
COMMENTO RICEVUTO DA NICOLA DE LUCA: “Condivido l’editoriale di Giancristiano,consiglio inoltre la lettura dell’opuscolo di De Rita,L’eclisse della borghesia,e mi auguro che si comprenda che la tutela sconsiderata di troppi privilegi ha finito per inficiare come sempre gli anelli piu’ deboli della societa,speriamo infine che Monti abbia la forza questa volta di poter toccare tutti”