(Sanniopress) – Negli anni Ottanta in località Parata, al confine tra i comuni di Morcone e Cerreto Sannita, furono trivellati alcuni pozzi. Come ricorda Pierluigi Patierno (alias Pierluigi Vergineo) nel romanzo “La Malasorte, Storie dal carcere”, edito da L’Altra Voce e pubblicato per la prima volta nel febbraio 2011, “il paese fu colto da improvviso entusiasmo in quanto, si diceva, che era stato trovato il petrolio come in Basilicata”.
Gli abitanti dei due centri sanniti pensarono di essere di fronte ad una svolta epocale: nulla più sarebbe stato come prima. Un po’ come era capitato, appunto, in Basilicata. L’aspettativa era, insomma, la stessa che lo scrittore lucano Gaetano Cappelli mirabilmente descrisse in un articolo apparso qualche anno fa sul Corriere della Sera: “Grosse grasse somme di danaro, sotto forma di royalties, ci avrebbero reso, noi basilischi, i più poveri tra i poveri terroni, ricchi come arabi e non più bisognosi di sovvenzioni ma al contrario pronti a dispensarne; né più saremmo emigrati ma casomai avremmo ora aperto noi le porte della Lucania Saudita ai bisognosi”.
Le tre perforazioni esplorative effettuate dall’Agip, rispettivamente nel 1988 (fino ad una profondità di 1.482 metri, come risulta dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico), nel 1989 (fino ad una profondità di 2.996 metri) e nel 1990 (fino ad una profondità di 4.198 metri) non determinarono, come si sperava, l’auspicata scoperta di giacimenti petroliferi ma fu rinvenuto, pare, solo un lago sotterraneo (l’area è, del resto, ricca di sorgenti d’acqua, alcune delle quali alimentano alcuni centri della zona). Le trivellazioni furono poi solertemente coperte da una piattaforma di cemento armato.
Insomma, i contadini della zona, che già si immaginavano nei panni del personaggio J.R. della serie televisiva “Dallas” (erano i primi anni della tv commerciale), delusi, continuarono ad utilizzare i pascoli della zona per allevare bovini di razza marchigiana riponendo definitivamente nel cassetto i loro sogni di gloria.
A qualcuno di loro, però, non era sfuggita un’anomalia: i tanti camion che “stranamente” percorrevano la strada che da Morcone conduce alla località Parata nelle ore notturne. Ci furono persino segnalazioni ai Carabinieri. Ecco cosa scrive in proposito Pierluigi Patierno (alias Pierluigi Vergineo): “Numerosi camion pieni di bidoni scorrevano lungo le vie provinciali. Io stesso, che svolgevo in quel periodo la guardia medica notturna a Morcone ho visto diversi carichi che rallentavano il traffico con il loro lento procedere. Ciò che in realtà non quadrava è che questi trasporti avvenivano, per evitare gli sguardi indiscreti dei Carabinieri di Cerreto, quasi sempre di notte. Inoltre, i camion arrivavano da Napoli carichi e scendevano vuoti”.
All’epoca – lo si è scoperto nel corso di successive indagini – il fenomeno dello smaltimento illegale di rifiuti tossici riguardava soprattutto la Campania (in particolare il Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano e la Terra dei fuochi). Tir carichi di rifiuti finivano il loro tragitto presso discariche non autorizzate a riceverli e, soprattutto, cave abusive, terreni scavati per l’occasione (riempiti di immondizia e poi ricoperti) ed aree dell’entroterra disabitate.
Le modalità tipiche dello scarico, come ha scritto qualche anno fa Alessandro Iacuelli sul sito Peacelink , erano le seguenti: “i camion carichi di rifiuti giungono, nelle ore notturne, in corrispondenza di buche, spesso ex cave; le buche vengono riempite di rifiuti e poi vengono immediatamente coperte”. Senza dimenticare, infine, che la Procura di Matera ha in passato indagato sullo smaltimento illegale di rifiuti tossici e nocivi nei pozzi petroliferi in disuso.
A questo punto è lecito chiedersi: cosa trasportavano i camion che si dirigevano nelle ore notturne verso i pozzi?