(Sanniopress) – Ha destato molto interesse l’articolo pubblicato ieri dal Corriere della Sera e ripreso da Sanniopress a proposito della Sies, società di cui è socio di maggioranza il giurista sannita Pietro Perlingieri, che ha fatto domanda di installazione di un impianto fotovoltaico da 1 megawatt in provincia di Benevento.
L’autore dell’articolo ha, infatti, scritto: “Di sicuro non è una partecipazione strategica. Perché una società in provincia di Benevento che si candida a produrre energia dal sole non può essere nel raggio d’azione di Banca Esperia che è l’esclusiva private bank di Mediobanca e Mediolanum. Eppure da anni risulta esserci quel piccolo 8% della Sies nel portafoglio della banca milanese. Possibile? Il fatto strano è che non è registrato in bilancio ma lo è, invece, nelle banche dati camerali”.
Inoltre, l’articolo ha evidenziato un’altra stranezza: “Quando la Sies fu costituita, tuttavia, non fu Banca Esperia a presentarsi ma la controllata Duemme Fiduciaria. Dunque, inizialmente fu un’operazione per conto terzi. Quel terzo evidentemente si è defilato e ora nei documenti ufficiali compare solo Banca Esperia. In compagnia del giurista famoso e di Ulisse”, il cui procuratore – spiega sempre il Corriere – è l’avvocato sammarinese, Matteo Mularoni.
Avvocato, quest’ultimo, che dovrebbe essere lo stesso (salvo un caso di omonimia) che qualche anno fa è stato coinvolto in un’indagine per riciclaggio. Ecco cosa scriveva il Resto del Carlino il 12 febbraio 2008 :
“Nell’isola del tesoro chiamata Mutandopoli non si farebbero mancare niente. Neanche un consulente legale: «per dire meglio certe bugie», sottolineano fonti giudiziarie. La Procura di Forlì che indaga sull’onda anomala di denaro nero tra la Romagna e San Marino ha ufficialmente dato un nome e un cognome a questo presunto consulente. E’ un avvocato sammarinese, si chiama Matteo Mularoni indagato per favoreggiamento esterno. Da qualche ora i suoi dati anagrafici sono stati aggiunti ai 47 indiziati del presunto scandalo dei fondi neri tra il Titano, Forlì e Rimini. Il canovaccio è quello classico di una ‘money story’ che ha un solo obiettivo: sottrarre soldi al fisco italiano, rifare i connotati alle banconote con una bella passata di coppale a San Marino e poi rispedire i quattrini in Italia”.
Ad incastrare l’avvocato Matteo Mularoni, secondo il Resto del Carlino, “sarebbe un’intercettazione raccolta dagli uomini della Mobile di Forlì, che da mesi indagano sullo scandalo (ora affiancati dalla Guardia di Finanza). Mularoni è al telefono con Barbara Tabarrini, direttore di Asset. Entrambi parlano di un ‘corriere’ fermato dalla polizia con 35mila euro da ‘ripulire’. La Tabarrini tranquillizza Mularoni: “Ha detto che è denaro della moglie…”, “Sì… ehhh… è il minor male… se avesse detto la verità sarebbe un disastro… Però bisogna che facciamo una riunione con questi ragazzi…”.
Mularoni respinse l’accusa (“L’attività da me svolta rientra nelle prerogative professionali di avvocato. Quindi l’accusa di favoreggiamento non è solo infondata nel merito ma incompatibile con lo svolgimento di un mandato difensivo” – fonte: SM TV ) e su Internet, al momento, non sono presenti altre notizie che illustrino gli sviluppi dell’indagine.