(Sanniopress) – Adesso piantiamola con i luoghi comuni. Con i titoli di film e fiction. Non è un romanzo criminale, non è la nuova banda della Magliana. In questa buia notte beneventana i titolisti dovranno inventarsi qualcosa di diverso e tutti noi qualcosa di meno rassicurante.
Queste poche righe con cui “attacca” il pezzo non sono mie. Sono di Goffredo Buccini. Le ho prese dal suo articolo di oggi sul Corriere della Sera. Mi sono limitato a fare una “correzione”: ho sostituito “notte romana” con “notte beneventana”. Come vedete, però, tutto fila liscio che è musica. Non c’è nulla di strano. Patrizio Mazza da qualche parte ha commentato così la rapina all’ufficio postale di Bucciano: “Ho perso il pallottoliere”. Anche io. Non so più quante rapine ci sono state nelle ultime settimane a Benevento e in provincia. Il venerdì sera la rapina, il sabato sera c’è la rissa. La domenica sera si è in ansia perché l’indomani è lunedì. Il lunedì mattina tutto riprende come niente fosse.
In genere si dice di non procurare allarme. Infatti, non vogliamo allarmare nessuno. Sappiamo che Benevento è una città di provincia – un grande paese più che una città – e ha anche la sua relativa tranquillità. A Roma ci sono morti ammazzati, trentasei nell’ultimo anno. Roma – e lo so per esperienza e non per sociologia spicciola – era tranquilla. Non lo è più. Il suo sindaco in campagna elettorale ha giocato la carta della paura. Ora ha paura. Dunque, l’unica cosa che non dobbiamo fare è cadere nella trappola della paura. Io non ho paura. Ma ho un bambino e voglio una città in cui il venerdì sera non sia dedicata con cadenza aritmetica alla rapina. Perché la paura la controllo, ma gli scemi no. Se la paura è una trappola, la rassicurazione facile lo è altrettanto. Sono due trappole da evitare.
Non sono uno di quelli che pensa che la sicurezza sia un buon tema per fare propaganda e campagna elettorale. Non lavoro né nella propaganda né nelle campagne elettorali. La sicurezza è un problema serio. La tranquillità di Benevento non cresce sugli alberi. E allora prima la città si riappropria di queste due cose – problema e serietà – e meglio è per tutti. La tranquillità di Benevento va garantita con lo studio e il programma amministrativo del lavoro istituzionale. C’è uno stile di governo da recuperare e un’improvvisazione da lasciare alle ortiche. Le istituzioni devono governare e devono sapere che saranno rispettate in quanto governanti, ma se si voltano dall’altra parte non saranno rispettate. Ed è nostro dovere criticarle e denudarle. C’è una difficoltà di mezzi e strumenti, ne siamo consapevoli. Ci sono meno soldi per tutti. Tuttavia, c’è anche una trasandatezza generale e particolare nell’amministrazione ordinaria e straordinaria che non aiuta. Troppa retorica, troppa fuffa, troppa boria. Chi governa deve dare il buon esempio e parlare con i risultati alla mano nel settore fondamentale delle piccole cose cittadine che sono l’ossatura della vita civile. Lasciamoci alle spalle il tempo dei lustrini e degli annunci e riprendiamoci il senso delle cose.
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