(Sanniopress) – Come dice la famosa canzoncina, sarà capitato anche a voi di passare per il Corso Garibaldi nelle prime ore del pomeriggio – di qualunque pomeriggio di qualunque stagione – e sarà capitato anche a voi di sentirvi un po’ straniti, come se foste un po’ soli al mondo o improvvisamente trasportati nella serie televisiva che forse qualcuno di voi un po’ più in là con le primavere ricorderà: I sopravvissuti. Se avete qualche spicciolo in tasca e lo volete spendere, se avete una carta di credito che ogni tanto usate o un bancomat che vi fa comodo tirare fuori avete una sola possibilità: andare al centro commerciale. I negozi di Corso Garibaldi sono tutti chiusi, i commercianti sono altrove e voi lì in quel deserto cittadino non potete far nulla se non contemplare vetrine belle ma inutili perché chiuse. Naturalmente, se chiedete ai commercianti come se la passano vi diranno, a mo’ del signor Ezio e del signor Enzino, che c’è crisi, c’è crisi perché la grande distribuzione – cioè il centro commerciale già citato – taglia loro le gambe. Altrettanto naturalmente, potete far notare loro che il centro commerciale è aperto e loro sono chiusi ma dovete scegliere un orario ben preciso altrimenti rischiate di trovare la saracinesca abbassata.
Voi, gente normale che nonostante la crisi pensate che se c’è l’occasione buona qualcosina la possiate pur spendere, forse ritenete che le cose sono destinate a cambiare con le liberalizzazioni degli orari di apertura e chiusura dei negozi. Naturalmente, sbagliate. La Confesercenti anche qui in pieno deserto cittadino ha già fatto sapere che le liberalizzazioni sono un disastro. E ti pareva: i farmacisti si lamentano perché ritengono che i farmaci siano un fatto di sangue più che di supposte, sciroppi e antibiotici, i tassisti si incazzano perché per loro è tanto bello sapere che ci sono le code di passeggeri che attendono i taxi piuttosto che le code di taxi che attendono i passeggeri, e insomma non c’è un lavoro o una professione che non sia intruppata in qualche ordinamento o corporazione (gli ordini professionali sono ben 28). A chiacchiere tutti vogliono essere liberi, nei fatti tutti vogliono cartelli, ordini, mercati protetti, monopoli.
Il commercio per sua stessa natura dovrebbe essere libero e i commercianti dovrebbero aspirare a intraprendere, a organizzarsi al meglio orari, aperture, chiusure, turni, offerte, promozioni. A chiacchiere, a chiacchiere. Nei fatti desiderano una sola cosa: controllarsi reciprocamente. Tutti chiusi e tutti aperti negli stessi giorni e nelle stesse ore. La libertà di orario e di apertura è temuta perché sfugge al controllo della categoria. Gianluca Alviggi, presidente Confesercenti, ha messo le mani avanti e ha richiesto il solito “tavolo” con Comune e Camera di Commercio per porre rimedio al disastro delle liberalizzazioni. Detto in altre parole, fatta la legge trovato l’inganno: se tutti siamo d’accordo possiamo tranquillamente gestire gli orari di apertura e chiusura come se nulla fosse accaduto. Insomma, un bel cartello dei commercianti, sottoscritto anche dall’amministrazione comunale e dalla Camera di Commercio, magari anche dalle associazioni di consumatori, per neutralizzare la libertà di aprire e chiudere i negozi.
Se c’è libertà di orario e apertura i commercianti possono anche decidere di avere orari comuni e identici per inceppare concorrenze e competizione, ma è bene che l’amministrazione comunale e anche la Camera di commercio stiano fuori da questa gestione monopolistica del commercio. Soprattutto, i commercianti possono scegliere di far prevalere la logica del cartello sulla libertà di commercio ma poi non si lamentino quando famiglie, clienti e consumatori in genere andranno a spendere dove sono sicuri di trovare almeno i negozi aperti: al centro commerciale.
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Io ho scritto come la penso: http://bit.ly/wHDIyf